I dubbi di Bonafede sulle scarcerazioni
Il ministro scettico sulle misure alternative per chi deve scontare meno di 6 mesi
Il
ministro della Giustizia Alfonso Bonafede lo ha garantito: “Lo Stato non indietreggerà di un centimetro di fronte all’il l eg a li t à”. Non si asseconderanno le richieste di indulto o amnistia di quei detenuti che, con la scusa della sospensione dei colloqui per evitare il contagio del virus Covid-19, hanno dato vita a rivolte in 28 carceri. “Atti criminali” da parte di una minoranza, li ha definiti ieri Bonafede in un’informativa a Camera e Senato, che però alla fine hanno coinvolto 6 mila carcerati. Il bilancio conta 13 detenuti deceduti per un mix di psicofarmaci (9 a Modena, 4 a Rieti), 41 agenti feriti e danni agli istituti. Ieri le rivolte erano quasi tutte sedate, anche l’ultima scoppiata a Firenze dopo che nel carcere di Sollicciano si era diffusa la notizia di un allievo agente di polizia penitenziaria positivo al Coronavirus. E si continuano ancora a cercare dieci dei 72 evasi dal carcere di Foggia (non 370 come avevano ricostruito alcuni sindacati). Per evitare il contagio, sono state messe in atto diverse misure: oltre le 83 tensostrutture dedicate al cosiddetto “pre-triage”, come ha spiegato Bonafede, ne sono state richieste altre 14 per Emilia-Romagna, Lazio e Abruzzo. Ci sono poi 100mila mascherine distribuite negli istituti e sono già in corso “tamponi ai detenuti trasferiti a vario titolo”. I sindacati di polizia intanto parlano di 4 detenuti e 7 agenti già risultati positivi al test.
MA NON BASTA a Lega e Forza Italia, che hanno chiesto le dimissioni di Bonafede. Mentre i renziani pretendono la testa del capo del Dap, Francesco Basentini. In via Arenula è stato accolto con particolare disappunto il discorso di Davide Faraone (Italia Viva): “Il capo del Dap vada a casa”, ha affermato. “Non si faccia finta di niente di fronte a 12 morti. Che qualcuno, mi riferisco ai dirigenti di prima fascia, si assuma la responsabilità e si dimetta”, gli ha fatto eco Matteo
Renzi. Il riferimento sembra essere a Basentini. Ex magistrato, con il pm Laura Triassi, era titolare dell’inchiesta della procura di Potenza che ad aprile del 2016 portò alle dimissione di Federica Guidi. Mai indagata, l’ex ministro del governo
Renzi lasciò dopo l’iscrizione del suo ex compagno, che poi fu archiviato (il fascicolo finì a Roma per competenza). Ma della sostituzione di Basentini al ministero per ora non si parla. “Siamo concentrati sulla situazione generale, che è molto delicata – spiegano in via Arenula –. C’è stato un chiaro attacco allo Stato, e non è il momento di fare polemiche”.
Nei prossimi giorni il garante dei diritti dei detenuti, Mauro Palma, formalizzerà alcune proposte al ministero. “Una riguarda i circa 900 detenuti in semi-libertà, che tornano in cella solo per dormire – s pi eg a Palma –. Analizzando caso per caso, potrebbero essere concessi i domiciliari o il braccialetto elettronico”.
IL TRIBUNALE di sorveglianza di Roma ieri ha già disposto una licenza di 15 giorni per i detenuti in semilibertà. “Si potrebbe pensare a misure alternative – continua Palma – anche per i 3800 che devono scontare meno di sei mesi”. Ma dal ministero filtrano dubbi su questa soluzione. Intanto in via Arenula sono arrivate diverse informative con elementi che fanno pensare alla mano di associazioni criminali dietro le proteste in Italia. Di certo nel carcere dell’Ucciardone a Palermo si comunicava con l’esterno: dopo le proteste sono stati trovati dieci cellulari.
Italia Viva vuole le dimissioni del capo del Dap Basentini: era titolare dell’inchiesta che portò alle dimissioni della Guidi, ex ministra del governo Renzi