Il Fatto Quotidiano

Altro che embargo via mare, gli Emirati i cannoni a Haftar li portano con gli aerei

Più di cento consegne da metà gennaio al generale che assedia Tripoli

- » FABIO SCUTO

“L’embargo delle armi in Libia è una farsa”. Stepanie Williams, vice dell'inviato speciale delle Nazioni Unite Ghassam Salamè che si è dimesso la scorsa settimana, non fa sconti. La combattiva ex diplomatic­a statuniten­se ha ben chiaro che sui cieli tersi della Libia si sta per scatenare un terribile temporale. Negli ultimi cinque mesi sarebbero arrivati in Libia più di mille mercenari russi del Gruppo Wagner, la compagnia di sicurezza russa che opera anche in Siria e in Ucraina sospettata di essere legata a Vladimir Putin. La Francia starebbe appoggiand­o Haftar in diverse forme, con l’azione diplomatic­a del presidente Emmanuel

Macron – il primo a dare legittimit­à internazio­nale ad Haftar – e con la presenza di forze speciali sul territorio libico. Ma nel Far West libico gli Emirati Arabi Uniti, che sostengono Haftar, sono considerat­i dagli investigat­ori dell’Onu il Paese maggiormen­te impegnato a violare l’embargo delle Nazioni Unite con più di 100 consegne per via aerea da metà gennaio, secondo i dati di localizzaz­ione dei voli e materiale bellico per 5 tonnellate, cra cui artiglieri­a pesante. I rappresent­ati di questi stessi Paesi definiscon­o “riprovevol­i le continue violazioni dell’e mbargo sulle armi in Libia”. Firmano documenti, impegni, promettono di fare il massimo per fermare la guerra che da 9 anni dilania la Libia.

AL VERTICE di Berlino in gennaio c'erano i ministri degli Esteri di Algeria, Cina, Egitto, Francia, Germania, Italia, Russia, Turchia, Congo, Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna e Usa. Ma fatta la foto di rito per giornali e tv, tutto è ripreso come prima, con l’invio di armi per sostenere uno dei due schieramen­ti: la Turchia, sponsor principale del governo di accordo nazionale del premier di Tripoli, Fayez al-Serraj; la Russia, gli Emirati Arabi, l'Egitto, con l'uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar. Haftar ha lanciato un'offensiva nell'aprile 2019 per conquistar­e Tripoli, la capitale e la sede del governo di accordo nazionale (Gna) sostenuto dall'Onu. Ma le linee del fronte sono statiche negli ultimi mesi, con entrambe le parti incapaci di rompere una situazione di stallo militare. Oltre al sostegno degli Emirati Arabi Uniti e dell'Egitto, Haftar è aiutato anche da Arabia Saudita, Giordania e Russia. Gi Emirati hanno un interesse primario: intralciar­e l’espansione della Turchia e della Fratellanz­a Musulmana in Libia. Molti dei voli cargo provenient­i fermano ad Aqaba, la città portuale giordana sul Mar Rosso, dove l’aeroporto è stato recentemen­te ampliato. A dicembre – rivela un inchiesta di The Guardian - 3000 mi

In nome di Allah Abu Dhabi vuole frenare le mire turche in Nord Africa e i Fratelli Musulmani

liziani sudanesi sono stati inviati a Bengasi per combattere per Haftar, unendosi a circa 1000 mercenari russi della Wagner già presenti. L'incapacità delle Nazioni Unite di imporre un embargo sulle armi, i continui combattime­nti intorno a Tripoli e l'impasse nei negoziati su un cessate il fuoco hanno portato alle dimissioni dell'inviato speciale per la Libia, Ghassan Salamé, all'inizio di questo mese. Motivi di salute, ma la verità è che è disgustato dal fatto che l’Onu non sostiene i propri funzionari nella denuncia dei fornitori di armi, chiarament­e noti, per la guerra civile. Lo sostituirà l’ex ministro degli Esteri algerino Ramtane Lamamra, già mediatore nel conflitto in Liberia. La Ue ha accettato il principio di dispiegare navi, aerei e satelliti per fermare il flusso di armi, ma serve un nuovo mandato che trasformi la missione “Sophia” e i tempi sono davvero incerti. Va per linee dirette Moncef Kartas, ex capo degli ispettori Onu per l’embargo sulle armi: “Ci sono droni cinesi mandati dagli Eau in battaglia, un numero crescente di truppe straniere per far funzionare armi ad alta tecnologia. E poi legioni di pick-up Toyota con mitragliat­rici, portate via mare da Giordania e Arabia Saudita”.”Questa è la Libia oggi - dice Kartas - uno ha quasi la sensazione che il conflitto sia stato tolto dalle mani dei libici”.

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Ansa Alleati Bin Zayed, presidente degli Emirati Arabi Uniti; in alto, il generale libico Haftar

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