Bernie, l’ultima carta: la sfida in televisione domenica in Arizona
ILRADICALE Come sempre, da solo contro tutti Finora la campagna del senatore è stata sulle idee, ora può colpire l’ex vicepresidente sugli affari di famiglia
Bernie Sanders si trova nella condizione che gli è più familiare, dopo un’intera carriera politica lontana dal potere. Solo, contro tutti, sostenuto da un movimento non più entusiasta ma soltanto arrabbiato, con una missione impossibile: fermare Joe Biden prima che diventi il candidato del Partito Democratico alla presidenza. Martedì Biden, l’ex vicepresidente di Barack Obama, ha vinto le primarie anche in Stati importanti come il Michigan, dopo il trionfo a sorpresa nel SuperMartedì della settimana scorsa.
BIDEN CONTA 855 delegati in vista della convention democratica di luglio, Sanders 732. Ma Biden può aggiungere a quelli corrispondenti ai suoi voti anche quelli in quota dei candidati che si sono ritirati, dando a lui il loro appoggio (58 di Michael Bloomberg, 26 di Pete Buttigieg, 7 di Amy Klobuchar). E forse anche gli 84 di Elizabeth Warren, candidata “radicale” che ha interrotto la campagna ma non ha dato il suo endorsement a Bernie Sanders come molti si aspettavano: sta calcolando il momento opportuno per schierarsi.
Da politica pragmatica, la senatrice del Massachusetts e professoressa di Harvard, sa che non ha molto senso legarsi a un candidato in crisi come Sanders, mentre Biden ha l’appoggio di tutto il partito e potrebbe offrirle la vicepresidenza, così da tenere certi temi (patrimoniale sui ricchi, lotta alla corruzione, sostegno alla classe media) nel programma della prossima presidenza democratica. Ammesso che Donald Trump perda.
“Noi stiamo vincendo un dibattito generazionale. Oggi dico all’establishment democratico: per vincere in futuro, dovete ottenere il consenso delle persone che rappresentano il futuro nel nostro Paese. E dovete parlare dei temi che li riguardano”. Nella conferenza stampa di ieri, anziché annunciare il ritiro come alcuni si aspettavano, Bernie Sanders ha lanciato la sfida finale a Biden. Ha un’ultima occasione per affondarlo: un dibattito televisivo domenica sera, in Arizona.
FINORA la campagna di Sanders è stata sulle idee, sulle proposte nette di una sanità pubblica e della cancellazione dei debiti di pazienti e studenti, sulla lotta ai miliardari. Ma in questo momento la sfida non è tra le idee, ma tra due uomini che presto potrebbero non poter uscire di casa per il Coronavirus, data l'età: 78 anni Sanders, 77 Biden. Sanders ha trasformato i propri potenziali punti deboli legati all’età in elementi della sua narrazione di inaffondabile eroe della classe media: neppure l’infarto in piena campagna elettorale lo ha fermato. Biden, al contrario, si è dovuto difendere dalle accuse di non essere più lucido. In un dibattito tv a fine settembre, Julian Castro, ex
Segretario al Lavoro di Obama e in quel momento candidato per la nomination democratica, ha insinuato che Biden avesse problemi di demenza senile. Il vecchio Joe, in Senato dal 1972 a rappresentare il paradiso fiscale del Delaware, è sempre stato incline a gaffe e pasticci. Ma nei dibattiti tv riesce di rado a completare una frase senza incespicare, spesso pasticcia con nomi e date, nella conferenza stampa del Super Tuesday ha confuso la moglie e la sorella. Soltanto nei brevi discorsi della vittoria nelle ultime primarie ha ritrovato un po’ di verve.
Sanders non ha alternative e non ha più molto da perdere, domenica colpirà duro. Resta solo da capire se attaccherà Biden anche sulle note vicende del figlio Hunter, pagato 50.000 dollari al mese da un oligarca ucraino che tra 2014 e 2016 voleva avere buoni rapporto con la Casa Bianca e con il delegato di Obama per l’Ucraina, cioè papà Joe. Quando Trump ha abusato dei suoi poteri per chiedere all’Ucraina di indagare sul caso, è finito sotto impeachment.
Dico all’establishment democratico: per vincere in futuro, dovete ottenere il consenso delle persone che rappresentano il futuro nel nostro Paese Dovete parlare dei temi che li riguardano