Dispositivi tecnico-medici: Italia costretta all’autarchia
Assegnati a Invitalia 50 milioni e pieni poteri ad Arcuri per raggiungere l’obiettivo
Si contano pezzo per pezzo, e ogni nuovo arrivo è considerato un dono: ieri sera è atterrato l’aereo dalla Cina con a bordo nove esperti e un grande carico di aiuti inviati dalla Croce rossa cinese a quella italiana. Ci sono ventilatori, materiali respiratori, elettrocardiografi, decine di migliaia di mascherine e altri dispositivi sanitari. Parallela all’emergenza del contagio, infatti, c’è l’emergenza dei dispositivi medici di protezione e dell’attrezzatura per la terapia intensiva, come respiratori e caschi per il trattamento subintensivo.
CON LE GARE Consip, l’ultima conclusasi ieri, si è raccolto quanto si poteva, sia i macchinari già prodotti sia quelli avviati o da avviare alla produzione nei prossimi 45 giorni, nonché mascherine, guanti, camici e monitor scanditi nello stesso lasso di tempo (c’è anche un ordine di mille ventilatori dalla Cina e si punta ad averne 5mila). Così il premier Conte ha affidato al presidente di Invitalia, Domenico Arcuri, la gestione delle forniture dei dispositivi. La seconda fase, infatti, richiederà una diversa pianificazione: c’è bisogno di produrre di più. Per questo Arcuri ha quelli che Conte ha definito “ampi poteri di deroga” e “di creare e impiantare nuovi stabilimenti”.
La traduzione è nella bozza di decreto che prevede che “in relazione alla inadeguata disponibilità nel periodo di emergenza, Invitalia è autorizzata a erogare finanziamenti mediante contributi a fondo perduto e in conto gestione, nonché finanziamenti agevolati, alle imprese produttrici”. Sono previsti, sempre in bozza, 50 milioni per provare a rendere l’Italia autosufficiente, dall’Ue in fase di contagio o da chiunque altro. Si è poi conclusa ieri l’ultima gara Consip (da 258 milioni) per acquistare mascherine (24 milioni di pezzi chirurgici e 10 milioni protettivi), guanti, camici e copricalzari, nonché 67mila tamponi. E nonostante la Protezione civile confermi di star distribuendo 1,5 milioni di mascherine al giorno, da ogni parte d’Italia arrivano notizie di criticità, soprattutto tra il personale ospedaliero, il più esposto e che rischia di essere suo malgrado il primo veicolo di trasmissione. Ieri l’Associazione avvocatura degli infermieri ha scritto una nota in cui si denunciano carenza di protezione e le minacce che il personale starebbe ricevendo per le informazioni passate alla stampa. Sul fronte della terapia intensiva, sono invece arrivati a destinazione i ventilatori distribuiti dalla Protezione civile nei giorni scorsi (di cui 90 in Lombardia e 60 in Emilia Romagna) e stanno per arrivarne altri 116 tra Lombardia, Marche e Veneto (numero previsto dalla scadenza dei tre giorni della gara Consip, su un totale di 3900 circa nel prossimo mese e mezzo). L’allarme, ora, riguarda il personale: servono specialisti e tecnici per i quali associazioni e sindacati chiedono di ricorrere o ai pensionati o agli specializzandi in anestesia e rianimazione del quarto e del quinto anno.
Gli aiuti da Pechino Si può far affidamento solo sulla Cina: arrivati i respiratori e il team di medici