Il Fatto Quotidiano

“Tampone negato ai pazienti con polmonite”

Claudio Bramini: “Sono quattro commercian­ti, sono stati a contatto con decine di persone”

- » GIAMPIERO CALAPÀ

“Attualment­e

ho quattro pazienti con polmonite interstizi­ale, ma non è possibile sottoporli a tampone”. È spaesato il dottor Claudio Bramini, 40 anni, medico di famiglia a Sagliano Micca per 1.230 persone in Valle Cervo, tra i monti della provincia di Biella. “Ho chiamato anche io stesso i numeri del Servizio di igiene e sanità pubblica (Sisp) del Piemonte, ma non c’è niente da fare”.

Perché non è possibile eseguire i tamponi sui suoi pazienti?

Mi dicono che la polmonite e la febbre a 38 e mezzo o a 39 non basta. Serve la certezza di un contatto con un positivo. Ma come si può avere questa certezza?

Che lavoro fanno e quanti anni hanno questi quattro pazienti?

Fra i 25 e i 40 anni, sono due uomini e due donne. Ecco, fanno i commercian­ti. Hanno dei negozio. Avranno incontrato decine di persone. Come possono sapere se qualcuno di questi era positivo al nuovo coronaviru­s. Impossibil­e.

Lo ha spiegato? Che cosa le è stato risposto?

Che non sussistono le condizioni per eseguire i tamponi su quelle persone. E mi è stato proprio detto di non trattarli come se fossero soggetti positivi al cronavirus.

Lei che ha fatto?

Il contrario, per prudenza. Li ho trattati esattament­e come se fossero positivi. Dicendo loro di restare a casa e non vedere nessuno. Abbiamo comunicazi­oni giornalier­e in cui mi aggiornano sullo stato di salute. Quando li ha visti di persona l’ultima volta?

Una decina di giorni fa, non di più. Ho indossato ovviamente mascherina, guanti e camice monouso. Di loro quattro una sola ha sfebbrato. Gli altri tre a tutt’og g i hanno la temperatur­a alta. Ma una cosa vorrei capire come sia possibile: leggo di tante persone famose, calciatori, politici e vip vari che pure senza sintomi hanno avuto la possibilit­à di essere sottoposti a tampone. Vorrei capirlo, poi magari ogni regione dà disposizio­ni diverse e qui in Piemonte siamo più rigidi, ma è assurdo che non ci possa essere un quadro chiaro su quest’aspetto per noi medici di famiglia. Non cambierebb­e l’atteggiame­nto rispetto ai nostri pazienti, ma ci sarebbe d’aiuto per il controllo dei contatti stretti che sono molto preoccupat­i e non sanno se sia giusto continuare a lavorare oppure no.

Al numero verde rispondono che serve la certezza di contatto con un positivo Ma i vip come fanno?

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Ansa La prova del tampone a una paziente negli Spedali Civili di Brescia
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