Il Fatto Quotidiano

Foggia, ancora 6 latitanti “Sono tra i più pericolosi”

Evaso dal carcere anche Ivan Caldarola su cui indagava la giornalist­a del Tg1 Mazzola, che per questo fu aggredita dalla madre del giovane

- » MARCO FRANCHI

Sono trascorsi cinque giorni dalla rivolta dei detenuti nel carcere di Foggia. Su 72 evasi, 66 sono stati arrestati o in alcuni casi si sono costituiti. Restano a piede libero sei, considerat­i tra i più pericolosi.

Le forze dell’ordine in queste ore stanno setacciand­o anche le regioni limitrofe, dove potrebbero essersi nascosti. Tra i latitanti c’è anche il barese Ivan Caldarola, di 21 anni, ritenuto il rampollo in ascesa del clan Strisciugl­io, noto nel capoluogo pugliese. Indagava su di lui Maria Grazia Mazzola, la giornalist­a del Tg1 aggredita il 9 febbraio di due anni fa da Monica Laera, madre dell’evaso, già condannata in via definitiva per mafia e moglie del boss Lorenzo Caldarola.

LA CRONISTAdi Speciale Tg1 si era interessat­a all’allora diciannove­nne Ivan Caldarola per il processo a suo carico per stupro aggravato avvenuto quando era minorenne ai danni di una bambina di 12 anni. Monica Laera aveva aggredito per strada Maria Grazia Mazzola sferrandol­e un pugno sul volto. Oggi la madre dell’evaso è imputata per i reati di aggression­e fisica con l’aggravante mafiosa, lesioni e minacce di morte. Il 14 maggio ci sarà la sentenza. La difesa ha chiesto il rito abbreviato e il gup del tribunale di Bari, Giovanni Anglana, ha accolto sette richieste di costituzio­ne di parte civile.

Nel frattempo Ivan Caldarola è stato arrestato. Le misure cautelari in carcere sono scattate il 9 novembre dello scorso anno. Le forze dell’ordine lo avevano sorpreso a manometter­e il braccialet­to elettronic­o mentre era ai domiciliar­i per i reati di ricettazio­ne e danneggiam­ento seguito da incendio.

Un anno prima era stato arrestato insieme ad altri sei esponenti con l’accusa di tentata estorsione aggravata, porto e detenzione illegali di armi da fuoco. Ad accendere i riflettori sul caso di Ivan Caldarola è stata proprio Maria Grazia Mazzola: “Avevo capito – dice – che era il rampollo in ascesa di cui nessuno scriveva. Sono stata aggredita perché indagavo su di lui”.

A seguito della sua evasione, Lazzaro Pappagallo, il segretario dell’associazio­ne sindacale dei giornalist­i Stampa Romana, ha informato la Prefettura di Roma e sollecitat­o le forze dell’ordine ad alzare il livello di protezione nei riguardi della collega, che da due anni è nell’elenco dei cronisti minacciati del ministero dell’Interno.

L’attenzione del clan nei suoi confronti è cosa nota: Monica Laera ha intentato più volte denunce per i suoi articoli, tutte archiviate. Inoltre – avverte la giornalist­a del Tg1 – “il giorno della prima udienza, il 16 gennaio, avevo alle spalle degli elementi sospetti che sono stati ripresi e che ho segnalato alle forze dell’ordine”.

UN’ALTRA presunta minaccia le è arrivata dopo la fuga dal carcere di Ivan Caldarola, tramite Facebook: “Mi è stato scritto che la Laera avrebbe fatto bene ad aggredirmi e di farmi gli affari miei. Il commento è stato cancellato, ma ho denunciato tutto alla Polizia postale”.

Mentre in queste ore continua la caccia a Ivan Caldarola e agli altri cinque evasi, Cristoforo Aghilar, Angelo Bonsanto, Matteo Ladogana, Sahmir Memed e Francesco Scirpoli, 107 detenuti nel carcere di Foggia sono stati trasferiti in altri istituti penitenzia­ri. I sindacati stimano danni alla casa circondari­ale per 500 mila euro.

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Ansa Minacciata Maria Grazia Mazzola, inviata del Tg1

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