Strega 2020: tutto già visto sotto le stelle del Ninfeo
Niente di nuovo sul fronte Stregato. Il celebre titolo del capolavoro di Erich Maria Remarque sembra prestarsi ottimamente a un’ironica (mica tanto) parafrasi di sintesi della dozzina dello Strega, decisa proprio ieri dal comitato direttivo del premio. Innanzitutto, è confermata la presenza dei gruppi editoriali di peso che – mutuando il gergo politico – “s po s t a n o voti”: Einaudi piazza ben due titoli, La misura del tempodel Gianrico Carofiglio (presentato da Sabino Cassese, giurista luminoso, ma non un addetto ai lavori) e Almarina di Valeria Parrella; mentre l’immancabile Mondadori è presente con Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli. Bissa anche Bompiani, forte della vittoria dell’anno scorso, che è presente con La nuova stagione di Silvia Ballestra e Città Sommersa dell’esordiente Marta Barone. Posto che qui, a tre, si ferma il novero delle scrittrici entrate nella dozzina, si sottolinea l’assenza del gruppo Gems.
VENIAMO ADESSO ai grandi editori indipendenti, quelli che il gruppo lo fanno a sé: La Nave di Teseo cala l’asso (già vincente nel 2006) Sandro Veronesi con Il Colibrì; la imita Feltrinelli, assente da molti anni dal palco dello Strega, che torna alla ribalta giocandosi il jolly, Ragazzo italiano di Gian Arturo Ferrari, uno che su quel palco ci ha bazzicato per anni in altre vesti (sarebbe stato impensabile non passasse, suvvia!), aggiungendovi anche Breve storia del mio si
lenzio di Giuseppe Lupo uscito per Marsilio (sempre un po’ del gruppo F.).
Tolte queste otto caselle, ne restano quattro per la categoria autori outsider, quelli che gridano “ci siamo anche noi”, dato che si parla solo di Carofiglio, Veronesi, Ferrari e Parrella. Caselle partizionate salomonicamente tra editori romani: Fandango Libri con Febbre di Jonathan Bazzi e Minimum Fax con Vita morte e miracoli di Bonfiglio Liborio di Remo Rapino. Ed editori milanesi: Sem passa con L’apprendista di Gian Mario Villata e NN Editore con Giovanissimi di Alessio Forgione.
Merita una piccola parentesi il fatto che nella più parte dei dodici si tratta di storie che indagano un passato che ripiomba – con un escamotageo l’altro più o meno riuscito – nelle vite dei protagonisti: solo qualche esempio, il ritorno di un’ex fidanzata nel giallo di Carofiglio, l’addio della campagna verso la città in Ballestra e nel racconto della propria infanzia di Ferrari, la scoperta di una vicenda giudiziaria segreta di un padre nel romanzo di Barone; e sono invece poche le trame che si intessono attorno a un ordito più inconsueto (plauso dunque a Mencarelli, che racconta l’internamento psichiatrico di un ventenne, a Valeria Parrella, che ci porta dentro un carcere femminile, e a Jonathan Bazzi, autore di una mise en abyme sulla sieropositività).
Da Fandango, proprio su Febbre, l’editor Lavinia Azzone si dice contenta del percorso di questo romanzo “schietto ed esposto”, inoltre “entrare nella dodicina è un riconoscimento, tanto più con l’elevato numero di proposte di quest’anno”. Anche Elisabetta Sgarbi (editore de La Nave di Teseo), contenta per Veronesi che l’editore sosterrà “con tutte le sue forze”, sottolinea che “la scelta deve essere stata difficile”. Si dice, inoltre, dispiaciuta sia patriotticamente per il romanzo di Viola di Grado Fuoco di cielo, sia elegantemente per Il cuore non si vededi Chiara Valerio, “un romanzo di grande valore”, oltre che contenta “di rivedere in corsa allo Strega Valeria Parrella, con uno dei suoi romanzi migliori”.
NON A CASO, prima, si accennava che si parla solo di Carofiglio, Veronesi, Ferrari e Parrella. A ben guardare i dodici selezionati dal comitato direttivo, vien da chiedersi se più che al momento della dozzina (la long list) non siamo già alla cinquina (la short
lis t), aggiungendo a questi quattro una delle due autrici Bompiani, probabilmente Barone. “Se così fosse,” ci ha risposto super partes Mario Fortunato, che con il suo nuovo e atteso romanzo Sud non parteciperà allo Strega, “sarebbe una cinquina di buoni scrittori. Ne ho viste di peggiori negli anni passati, a dire il vero”. E sui giochi di potere – ha più peso il nome dell’editore/autore o la qualità del libro? – su cui sempre ci si diverte a polemizzare (come per Sanremo) aggiunge: “Le appartenenze editoriali contano, non più come anni fa, ora un po’ più sfumatamente, ma ancora contano. Se partecipi, sai a cosa vai incontro”. Non ci resta che aspettare per scoprire se questa edizione del Premio Strega sarà la solita minestra o saprà riservarci un bel coup de thêatre.
Solo tre
donne Silvia Ballestra, Valeria Parrella e Marta Barone: chissà se due di loro entreranno “di quota” in cinquina