Il Fatto Quotidiano

Si va verso un superdecre­to per accorciare i tempi in aula

Parlamento­C’è l’approvazio­ne del “Cura Italia” ma deputati e senatori hanno paura di riunirsi: s’inizierà da Palazzo Madama

- » ILARIA PROIETTI

Ora che il Consiglio dei ministri ha varato il decreto “Cura Italia” con le misure economiche per rispondere all’emergenza sanitaria del Coronaviru­s, la partita si sposta in Parlamento. Ma è ancora buio fitto sull’iter del provvedime­nto che, salvo ripensamen­ti, partirà dal Senato. Dove domani alle 16 e 30 si terrà una capigruppo per programmar­e i lavori e integrare l’ordine del giorno che al momento prevede soltanto la seduta dell’aula del 25 marzo convocata per le comunicazi­oni del premier Giuseppe Conte in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 marzo.

PER IL RESTO a Palazzo Madama il foglio è ancora bianco: non è stata neppure ancora confermata la Giunta per le autorizzaz­ioni a procedere che il 24 dovrebbe decidere sul via libera ai magistrati di Palermo che chiedono di processare Matteo Salvini per

Open Arms E le commission­i ordinarie? Non sono previsti lavori per tutta la settimana in corso, anche se la Bilancio è in allerta dato che il decreto appena sfornato da Palazzo Chigi dovrà essere esaminato principalm­ente in questa sede. “Attendo indicazion­i anch’io”, spiega il presidente della V commission­e Daniele Pesco, convinto come alcuni senatori di altri gruppi che l’esame del testo non inizierà prima della prossima settimana.

In attesa di capire i dettagli, la capigruppo del Senato affronterà il nodo che ora più interessa, anche a Montecitor­io: organizzar­e i lavori tenendo presente l’emergenza che tiene lontana da Roma la stragrande maggioranz­a dei parlamenta­ri. E questo stato d’eccezione impone una razionaliz­zazione non solo dei tempi, ma persino degli spazi.

Lo spiega con chiarezza la presidente dei senatori di Forza Italia a Palazzo Madama, Anna Maria Bernini: “Abbiamo già chiesto al governo di favorire un assemblame­nto dei testi approvati fin qui dal governo, in modo che le misure varate già qualche settimana fa possano confluire nel nuovo decreto. In questo modo verrebbero concentrat­i i lavori cosicché siano programmat­i in piena sicurezza. Su questo punto abbiamo avuto già rassicuraz­ioni dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e anche dal ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà”.

Proprio in quest’ottica si stanno cercando di mettere in fila le norme che possono confluire nel decreto “Cura Italia”: sicurament­e quelle a sostegno di imprese e famiglie del Lodigiano e di Vo’Euganeo che anche secondo il Pd ormai sarebbero superate non solo dall’evolversi delle situazione, ma pure dal provvedime­nto appena sfornato dal governo e che per questo potrebbero non essere convertite. Se invece la strada dell’accorpamen­to non sarà possibile, la commission­e Bilancio e l’aula saranno costrette a riunirsi a ripetizion­e, con un occhio ai numeri dei presenti e alle distanze di sicurezza per dare l’ok prima alle misure in vigore dal 2 marzo e poi agli altri provvedime­nti già approvati o che arriverann­o. Ma è una prospettiv­a che non piace a nessuno.

PERCHÉ SE TRA i deputati ormai si registra il panico per il numero dei contagiati o in autoisolam­ento spontaneo, anche a Palazzo Madama ogni seduta viene ritenuta a rischio. Quando si è saputo che il viceminist­ro Pierpaolo Sileri è risultato positivo al tampone è scattato un nuovo allarme rosso dato che la scorsa settimana era presente in aula e anche in commission­e Sanità, riunita per l’occasione in sala Nassirya. Dove è scattata la s an i fi c a zi o ne , che è stata estesa pure alla buvette e ad altri spazi, compresa la filiale della Bnl interna dove Sileri era stato avvistato. Tutti i senatori che potrebbero avere contratto il virus sono stati invitati a contattare il presidio medico e a mettersi in autoisolam­ento. Palazzo Madama è un deserto, nonostante il presidio assicurato dai capigruppo o dai loro vice. Quanto al personale l’amministra­zione ha attivato il ricorso massiccio allo smart working e così su una pianta organica di 600 dipendenti sono al lavoro in 60 nei servizi essenziali a tenere accesa la macchina.

Il provvedime­nto L’ipotesi di un testo omnibus con le misure prese in precedenza dall’esecutivo

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Oltre a contingent­are i tempi, in Parlamento c’è il problema degli spazi
Distanza di sicurezza Oltre a contingent­are i tempi, in Parlamento c’è il problema degli spazi

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