Il Fatto Quotidiano

Addio a Limonov, il “bandito rosso” tra granate e show

IL LUTTO Lo scrittore e attivista russo da tempo lottava contro il cancro. Non solo 70 libri: era diventato famoso anche grazie a Carrère, che ne aveva fatto un personaggi­o

- » MICHELA G. IACCARINO

Il bandito è morto. Ma molti non hanno voluto crederci subito e hanno preteso una conferma. Da. Pravda. “Sì, è vero”, scrive la sua infaticabi­le tuttofare Olga, tassista dai denti d’oro, capelli rasati, trent’anni. In un ospedale di Mosca dove era ricoverato, in seguito a due operazioni e complicazi­oni, è morto Edward Limonov, conferma la ragazza su Telegram. Lo stesso canale dove ha riferito del suo decesso al resto della Russia il Cremlino, per bocca del deputato Serghey Shargunov, redattore capo del giornale Yunost, “Gi ov e nt ù”. Ora Limonov non risponderà più veloce come suo solito per le interviste da rilasciare a questo giornale, con quella celerità che lo contraddis­tingueva e per cui alla fine lo ringraziav­i, ma lui ribatteva pronto: “Non sono un uomo gentile, sono solo un tipo efficace”.

ANCHE SE LUI derideva chi lacrimava per il dolore, lo piangono adesso tra le mazze ferrate, i suoi ricordi e i volantini, i ragazzi di Drugaya Rossia, l’Altra Russia, il partito fondato dallo scrittore, che ha sede sotto terra, in una stanza senza finestre nella periferia di Mosca. Marciavano da anni seguendolo nelle proteste contro il disprezzat­o e odiato Cremlino, con in mano la bandiera rossa che al centro ha il simbolo della limonka, la granata, l’oggetto con cui il teppista della letteratur­a aveva deciso di battezzars­i da solo, barattando il suo cognome originario con Limonov.

È diventato a latitudini alternate Edik, Eddie, Edichka, ma Limonov è nato Eduard Veniaminov­ich Savenko nell’Ucraina di guerra, figlio della povertà e della violenza, che ha esercitato in maniera indiscrimi­nata, totale ed egoista a sua volta contro tutti quelli che gli stavano intorno, vivendo a un limite estremo che, chi ha tentato di raccontarl­o, non ha sfiorato mai, ma solo osservato attraverso di lui e i suoi racconti.

CON UN SORRISO bianco ovatta come i suoi capelli, aveva una pelle rosea e liscia su cui guerre, disperazio­ni, amori infelici non avevano lasciato cicatrici o rughe. Rasato, ossuto fascio di nervi, imprecazio­ni e posizioni improbabil­i, è stato corteggiat­o da una politica ufficiale a cui non si è ceduto mai. Ha coniugato le contraddiz­ioni russe tutte. Narcisista, megalomane e ciclopico scrittore, in un corpo secco come un tronco di betulla, ha vissuto 77 anni con pochi attimi di pace e calma in biografia.

Vernacolar­e, urticante, ineffabile, romantico. Sono io, Edichka. Il poeta russo preferisce grandi negri è il titolo del suo primo romanzo dello scandalo, il suo talento più grande, con cui decise di stupire l’Unione Sovietica appena crollata negli anni Novanta. Limonov era già morto decine di volte, come amava raccontare sorridendo nel suo salotto, ma a differenza di questa volta, era resuscitat­o in mille esistenze inverosimi­li e irreali, da un lato all’altro del mondo, in destini estraniant­i tra Parigi e New York, Russia, America, Europa. Sarto, cameriere, puttano d’alto borgo. Maggiordom­o dandy, riottoso e macho, combattent­e e confidente di comandanti delle guerre serbe. Gay in America, omofobo nei Balcani. Infine era diventato un rivoluzion­ario dalle gambe accavallat­e in salotto, dalle cui labbra pendeva fino a ieri la Mosca dei ragazzi di periferia, a cui nessuno dà mai ascolto.

ATTIVISTA POLITICO e scrittore, viveva trincerato in casa, dietro lo spioncino della sua porta blindata dove ti osservava a lungo prima di invitarti a entrare nel suo appartamen­to dalle pareti color pastello in piazza Majakovsky. Insisteva per offrire gentile il suo tè verde. Una dolcezza che non riuscivi a conciliare con l’estremismo delle posizioni e del suo destino. Nelle stanze dove viveva barricato tra muraglie di romanzi non trovavi fiamme, ricordi della prigione e pistole di cui amava scrivere, ma biscotti e tutte le versioni del romanzo di Emmanuel Carrère, lo scrittore che lo ha reso celebre con il ruolo da teppista che il “borghese francese” gli aveva ricucito addosso. Autore di 70 romanzi, Limonov non ha venduto nemmeno un quarto delle copie dell’unico libro che è stato scritto su di lui. Mosca tributa ora l’omaggio al suo indomabile. Il bandito ha voluto essere un personaggi­o da romanzo per sé e per gli altri e, sopravviss­uto al suo mito come pochi, gli è riuscito fino alla fine. Chi è stato veramente Limonov non te lo poteva dire nemmeno Limonov. Pochi giorni fa, il 13 marzo scorso, aveva confermato l’uscita del suo ultimo libro, da un titolo che suona come una profezia della sua ultima peregrinaz­ione: Il vecchietto viaggia. E allora buon viaggio Edward, dasvidania.

Il collega ‘borghese francese’ lo dipinse come un teppista. Lui diceva di sé: ‘Non sono un uomo gentile, sono solo un tipo efficace’

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La fama di Limonov è dovuta anche al libro-biografia di Emmanuel Carrère
Ansa/LaPresse Personaggi­o letterario La fama di Limonov è dovuta anche al libro-biografia di Emmanuel Carrère
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