Scegliere chi curare?
La pandemia che stiamo vivendo ci metterà davanti a un’importante scelta: sanità per tutti o sanità selettiva? Curiamo tutti o solo quei pazienti che saranno socialmente utili o per i quali, in qualche modo, varrà la pena investire in salute? Saremo in grado di attrezzare la nostra sanità in modo che una nuova pandemia (che prima o poi arriverà) non faccia temere di non riuscire a fronteggiarla, garantendo adeguata assistenza a tutti? Proteggeremo tutti o dovremo fare delle scelte? Abbiamo assistito negli ultimi dieci anni a una cura dimagrante della sanità pubblica, mai vista prima. I manager degli ospedali sono stati premiati in rapporto al numero dei posti letto cancellati. Non sono stati sostituiti i medici andati a riposo. Ora, dinanzi alla necessità di assistere 1700 persone in terapia intensiva, siamo in ginocchio. Il documento pubblicato l’8 marzo dalla Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) mette nero su bianco alcune raccomandazioni a uso interno destinate a sollevare polemiche e scatenare violente discussioni sia nel mondo scientifico sia in quello religioso e politico: “Puntare a garantire i trattamenti di carattere intensivo ai pazienti con maggiori possibilità di successo terapeutico: si tratta dunque di privilegiare la maggior speranza di vita”. E se le risorse dovessero imporci già questa scelta? Abbiamo insegnato ai nostri figli che la regola dei più forti vale per gli animali, non per gli uomini. Avremo il coraggio di spiegare loro perché il nonno non è stato adeguatamente curato? E nonni, prima o poi, lo saremo tutti... o, almeno per adesso, lo speriamo! direttore microbiologia clinica e virologia del “Sacco” di Milano