“I ‘senza sintomi’ sono un pericolo Per questo ci vuole il tampone diffuso”
Sergio Romagnani, già professore ordinario di Immunologia clinica all’Università di Firenze, ha proposto alla Regione Toscana di adottare il “modello Vo’Euganeo” ed estendere i tamponi agli asintomatici. Ieri il governatore Enrico Rossi ha annunciato l’acquisto di 500 mila test seriologici e l’avvio di una “screening di massa”.
È ovvio che fare l’analisi a 60 milioni di persone è impensabile – spiega il docente – questo è un modello applicabile ai territori che non sono in condizioni difficili come la Lombardia, partendo dalle categorie più a contatto con i cittadini.
Quali?
Medici e personale sanitario, operatori delle forze dell’ordine e dipendenti dei supermercati, tanto per cominciare. Categorie composte da persone in questo momento sane, che stanno lavorando ma che secondo i dati raccolti a Vo’Euganeo e secondo gli ultimi studi rischiano di essere infettate per il 50-60% e di trasmettere il virus. Quali sono i dati a cui fa riferimento?
Oltre alla ricerca di Vo’, condotto su un campione molto piccolo, sono stati pubblicati su riviste scientifiche di altissimo livello i risultati di due studi molto più estesi. Uno realizzato in Corea del Sud e un altro effettuato in Cina prima della chiusura della regione di Wuhan. Dimostrano che il 55% delle persone tra gli 11 e i 50 anni hanno un’infezione asintomatica ma sono contagiose e sono responsabili del contagio del 70% degli over 60 considerati nel campione. Non tener conto di questi dati è sbagliato.
Da quali territori propone di partire?
Dalle Regioni che non hanno registrato un numero troppo elevato di casi. Toscana, Umbria, Abruzzo, Campania, ad esempio. Per ora in tutte le Regioni del Sud, dove se in questo periodo di quarantena si identificheranno gli asintomatici infettati si riuscirà a evitare le situazioni drammatiche che si stanno verificando in alcune città della Lombardia.
È una procedura sostenibile dal punto di vista economi
co?
Certo, le faccio un esempio. Un tampone costa 30 euro in media. Tenere un paziente per 20 giorni in terapia intensiva costa tra i 2.500 e i 3 mila euro al giorno, e alla fine si arriva a 60mila euro. Faccia lei. E poi pensi solo ai danni che questa situazione sta arrecando alla nostra economia.
Poi però c’è da considerare l'aspetto organizzativo della questione: i materiali sarebbero immediatamente disponibili?
Serve personale che lo sappia fare, le attrezzature necessarie e i reagenti che probabilmente si trovano con qualche difficoltà. Ma sono sicuro che la nostra Protezione civile saprebbe ovviare al problema.
Si proceda a test estesi almeno per le categorie a rischio: medici, forze dell’ordine, dipendenti dei supermercati
Effettuare più tamponi? La strategia è non uscire di casa
ROBERTO SPERANZA