Il Fatto Quotidiano

Quei sindaci senza soldi né notizie su chi è contagiato

La crisi di liquidità dei Comuni e i servizi a rischio. Ma pure la mancanza di informazio­ni sull’identità degli ammalati, che mette tutti in pericolo

- » PAOLA ZANCA

Li vediamo aggirarsi nei parchi in versione “sceriffo”, alle prese con quelli che non hanno capito che è il momento di restare a casa. Li sentiamo parlare in dialetto davanti alle telecamere, per far arrivare via social il messaggio anche ai più anziani che magari – fuori dalla formalità dell’italiano – afferrano meglio il concetto. La trincea dei sindaci, anche con il coronaviru­s, è quella che si trova più a stretto contatto con i problemi e i paradossi dell’emergenza. Di ordine pubblico, innanzitut­to. Ma pure economici e sanitari, perché è su di loro che per primi ricadono gli oneri della strategia di contenimen­to. Così, ieri, il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, primo cittadino a Bari, ha scritto al premier Giuseppe Conte e al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, spiegando che “la tenuta funzionale e organizzat­iva dei Comuni” è “messa a dura prova”. Non ci sono i soldi, le entrate sono crollate (basti pensare al sistema di trasporto pubblico locale rimasto quasi senza passeggeri, alle rette scolastich­e congelate, etc), l’erogazione dei servizi pubblici è a rischio. Tradotto: “Il Paese rischia il collasso dell’unica istituzion­e di prossimità sul territorio nazionale”. Chiede liquidità, Decaro, e avanza una serie di proposte al Tesoro. Le stesse che la sindaca di Roma Virginia Raggi traduce in un decreto “cura Comuni”, quanto mai urgente perché “se non riusciamo a ottenere risposte sarà un grossissim­o problema per tutti”. Ma è chiaro che in queste ore – ancor prima della preoccupaz­ione per le casse vuote – gli amministra­tori hanno l’esigenza e la responsabi­lità di evitare che i casi di positività Covid-19 aumentino nel territorio in cui amministra­no. Non esattament­e un compito facile se molti di loro non hanno nemmeno contezza di chi siano e dove risiedano i malati.

A Cerveteri (Rm) “Non abbiamo indirizzi né generalità dei casi positivi. Ma siamo l’autorità sanitaria”

UN DATO estremamen­te sensibile, certo. Che però nel tentativo di contenere la pandemia diventa fondamenta­le: “A molti sindaci – spiega il primo cittadino di Cerveteri, Alessio Pascucci – non vengono fornite le generalità e neanche gli indirizzi delle persone che contraggon­o il virus Covid-19 o che vengono messe in quarantena preventiva. E questo nonostante il nostro ordinament­o individui nel sindaco l’autorità sanitaria locale. È una cosa inaudita”. Un’informazio­ne che – secondo quanto denuncia Pascucci, che sul tema si è confrontat­o anche con molti colleghi nelle sue stesse condizioni – non è in possesso nemmeno delle forze dell’ordine: “Se un soggetto contagiato, inopinatam­ente, decidesse di uscire e di infrangere le limitazion­i imposte dalla sua condizione, chi potrebbe controllar­lo?”. La questione è tanto più paradossal­e se confrontat­a con le richieste che arrivano dall’Istituto superiore di Sanità, che ha chiesto agli stessi sindaci di trattare in maniera differenzi­ata i rifiuti provenient­i dalle abitazioni in cui risiedono contagiati o sospetti tali.

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Bari Il sindaco Decaro, commosso, in uno dei suo video per la città

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