Marzo senza lavoro: la Casta dona solo parte dello stipendio
PARLAMENTARI Hanno paura, ma incassano
C’è chi, come i medici, muore sul campo per tener fede al giuramento di Ippocrate e chi è precettato in fabbrica per il bene comune. Ma poi c’è pure chi, nonostante l’alto valore del suo ufficio (e gli stipendi stellari), di andare al fronte non ci pensa proprio: dopo giorni di dibattito su “voto a distanza sì, voto a distanza no”, il Parlamento rischia ora l’accusa di diserzione e di uscire con le ossa rotte dall’emergenza Coronavirus.
Anche perché i due Matteo, Salvini e Renzi picchiano duro: esigono che Montecitorio e Palazzo Madama riaprano i battenti mentre i presidenti delle due Camere Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico si sgolano per dire che non si è mai chiuso seppure in una situazione difficilissima da gestire. Fatto sta che i Palazzi restano deserti a causa della paura che aleggia senza distinzioni, oltre che per le assenze dei pochi contagiati o in auto-quarantena. I lavori languono e al Senato il bilancio del mese di marzo è il seguente: l’aula si è riunita 4 volte (il 4, il 10, l’11 e il 18) per 13 ore in tutto. Alla Camera stessa solfa: aula convocata il 3, il 4, il 5, l’11 e il 18 per un totale di 17 ore complessive.
AL NETTO DELLA polemica politica, che non rende merito a chi non si è mai sottratto (ad esempio i capigruppi che hanno garantito una presenza costante a Roma), la prossima settimana toccherà alle commissioni Bilancio riunirsi per iniziare l’esame del superdecreto sul Covid-19. Ma si procede a ranghi ridottissimi mentre vanno forti donazioni, liberalità, collette che però non servono a smorzare i toni di chi accusa gli inquilini dei Palazzi di lasciare naufragare la democrazia come un comandante Schettino qualunque.
A ogni modo, anche sulla solidarietà, che è sempre preziosa, ci si muove in ordine sparso: tanto per dire, è abortita sul nascere l’idea di promuovere una raccolta di fondi comune alla Camera perché i gruppi parlamentari erano già partiti con le loro iniziative che alleggeriranno le indennità di marzo, mese in cui si è lavorato a scartamento decisamente ridotto.
GIORGIA MELONI ha deciso che i parlamentari di Fratelli d’Italia devolveranno l’intera indennità di marzo (che è solo una parte dello stipendio) per aderire alla campagna di raccolta fondi avviata dalla Fondazione An (che di suo ha stanziato un milione di euro) e dal Secolo d’Italia. Grazie al contributo anche degli assessori e dei consiglieri regionali del partito in meno di 24 ore sono stati raccolti 500mila euro che saranno destinati all’azienda sanitaria Papa Giovanni XXIII di Bergamo. La capogruppo al Senato di Forza Italia Anna Maria Bernini verserà il suo stipendio di marzo al Policlinico Sant’Orsola di Bologna, mentre la presidente dei deputati Mariastella Gelmini ha fatto una donazione alla “sua” Brescia. E gli altri eletti azzurri? Stanno pensando di aprire un conto corrente per raccogliere fondi, anche se difficilmente riusciranno a essere all’altezza di Silvio Berlusconi che ha donato 10 milioni di euro per la realizzazione dell’ospedale in zona Fiera affidata a Guido Bertolaso dopo il diniego della Protezione civile nazionale che ha fatto infuriare il governatore Attilio Fontana.
Anche la Lega ha deciso di mettere mano al portafogli bypassando il Dipartimento guidato da Angelo Borrelli: ogni parlamentare dovrebbe donare mille euro da destinare direttamente agli ospedali impegnati in prima linea nel contrasto all’emergenza.
SUL FRONTE della maggioranza Italia Viva sta organizzando una colletta tra i parlamentari impegnati ad aiutare le Regioni di appartenenza, come pure il Pd: gli eletti devolveranno almeno mille euro ciascuno alla Protezione civile, ma la segreteria di Nicola Zingaretti si è anche mobilitata per raccogliere donazioni a livello territoriale.
I parlamentari di LeU verseranno l’indennità mensile alla Protezione civile. Come i 5 Stelle, che hanno già destinato i 3 milioni delle restituzioni periodiche del Movimento al Dipartimento guidato da Borrelli e ora sono pronti a donare anche i mille euro che ogni mese ciascun eletto ha a disposizione per l’organizzazione di eventi sul territorio che ovviamente sono sospesi data l’emergenza.
Psicosi in aula Tranne i capigruppo, sempre nella Capitale, gli altri si sono riuniti per pochissime ore