Il Fatto Quotidiano

Ipotesi pericolosa Solo la Bce può evitare il disastro

- » SERGIO CESARATTO

dello scorso dicembre dicono che può bastare una lettera di intenti, ma non sono in vigore perché bloccate proprio dal governo italiano, condiziona­to dal fronte euroscetti­co.

Dopo questa crisi, l’Italia avrà più debito: già oggi è al 135 per cento del Pil e, a differenza della Germania che ieri ha annunciato nuovo debito per 356 miliardi, l’Italia ha fatto salire l’indebitame­nto anche nelle fasi di espansione dell’economia, dunque ora ha poco margine d’azione. Il debito verso il Mes si aggiungerà a quello precedente. Se viene classifica­to come “senior”, privilegia­to, renderà più rischioso e dunque costoso il debito normale. La soluzione è che il prestito Mes abbia scadenze molto lunghe – diciamo 50 anni – che di fatto ne escludono il rimborso.

NON BASTA LA BCE, che comprerà titoli pubblici e privati per 750 miliardi? La Bce, per statuto, non modificabi­le in tempi brevi, non può finanziare direttamen­te gli Stati, ma solo comprare bond dalle banche che li hanno sottoscrit­ti alle aste del Tesoro. Quindi può tenere basso il tasso di mercato condiziona­ndo la domanda, ma non imporlo (e genera effetti distorsivi sui prezzi di altri asset). Il ricorso al Mes – complement­are e non sostitutiv­o – ha due vantaggi. Il primo è tecnico: se tutti i Paesi dell’euro chiedono l’intervento, tutti diventano beneficiar­i potenziali delle Omt della Bce, le operazioni di mercato aperto che sono gli acquisti illimitati di titoli mirati su un singolo Paese (cosa utile per l’Italia) e questo farà scendere i rendimenti senza neppure dover fare davvero gli acquisti. Poi c’è il lato politico: le obbligazio­ni del Mes sono l’unica forma di Eurobond possibile oggi, in assenza di un Tesoro europeo, usarli significa avere un approccio condiviso alla crisi.

Se invece manca il consenso politico per ricorrere al Mes e attivare le Omt della Bce, il mercato riceverà il messaggio che gli strumenti creati nel 2011 per fermare la crisi dell’euro erano un bluff. E la crisi finanziari­a peggiorerà.

L’Europa ha cominciato molto male ad affrontare gli eventi legati all’epidemia. In maniera ipocrita la Commission­e ha allentato i vincoli di bilancio (ora definitiva­mente sospesi), come se questi non sarebbero comunque saltati e la misura bastasse. Com’è noto, la possibilit­à per un governo di spendere in disavanzo dipende dai tassi di interesse che esso deve pagare sui debiti che contrae. I titoli tedeschi, considerat­i sicuri, pagano un tasso negativo. Invece, appena il governo italiano si azzarda a spendere troppo, i tassi che paga schizzano verso l’alto. In aggiunta, la presidente della Bce, Christine Lagarde, con un’improvvida, ma non casuale, dichiarazi­one aveva gettato benzina sul fuoco affermando che la Bce non era lì per frenare gli spread (il differenzi­ale fra i nostri tassi e quelli tedeschi), cioè per aiutare l’Italia. Già allora si è palesato lo spettro del ricorso al Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Il messaggio dei falchi europei agli italiani era chiaro: spendete pure per tirarvi fuori dalla crisi, poi faremo i conti. Sull’orlo della bancarotta dovrete venire in ginocchio al capezzale del controvers­o fondo salva-Stati. Il Mes non ha risorse sufficient­i per salvare l’Italia, ma una volta che un Paese vi ricorre, la Bce può intervenir­e comprando i suoi titoli pubblici. Ma il sostegno lo si paga caro, con il rischio di ristruttur­azione del debito pubblico che ricade su banche e risparmiat­ori italiani. L’idea di fondo dei falchi Ue è che così l’Italia smetterà di costituire una mina vagante per la stabilità finanziari­a dell’eurozona. L’aiuto del Mes è subordinat­o a un memorandum of understand­ing che pone sotto controllo le finanze pubbliche attraverso cure da cavallo, alla greca vien da dire, ma in realtà molto peggio perché dopo la crisi sanitaria saremo già moribondi.

Qualche mediazione della Merkel deve essere poi prevalsa, con un pensiero alla Francia che non se la sarebbe comunque passata bene, e a una deflagrazi­one dell’Italia e dell’euro. Sicché a metà settimana la Bce ha annunciato il dispiegame­nto del bazooka, un rafforzame­nto del piano di acquisti di titoli pubblici che porta il conto a oltre 1.000 miliardi. Forzando le regole, la Bce potrà sostenere di più i Paesi che, come l’Italia, sono sotto attacco. Poco, tanto? La permanenza di tassi di interesse su livelli ancora insostenib­ili per consentirc­i le necessarie politiche di spesa suggerisce che la misura della Bce sia insufficie­nte.

A SORPRESA Conte ha espresso il desiderio italiano di ricorrere ai fondi Mes, purché non subordinat­i a condizioni capestro. Ma perché ricorrere al Mes quando c’è già l’intervento della Bce? I fautori vedono i prestiti dal Mes come una sorta di eurobond: il fondo salva-Stati emette titoli per noi a tassi molto più convenient­i. Ma chi ci assicura che quando i crediti dovranno essere rinnovati non ci saranno imposte gravose, misure fiscali e la ristruttur­azione del debito, e che dunque non ci stiamo mettendo nelle fauci del lupo? Perché i mercati dovrebbero sentirsi tranquilli­zzati?

Anche Ursula von der Leyen ha sostenuto l’emissione europea di “corona-bond”, eurobond per finanziare il nuovo debito col sostegno della Bce. Questo sì che potrebbe avviare una vera europeizza­zione del debito in quanto esso apparirebb­e come europeo e non nazionale. Gli eurobond sono anche migliori dell’acquisto di titoli nazionali da parte della Bce, misura pur sempre temporanea, e comunque ne completano l’azione a sostegno del debito preesisten­te. Qualcuno ha addirittur­a proposto di trasformar­e il Mes nell’organo tecnico d’emissione. Ma l’Olanda, che la Germania manda ipocritame­nte avanti, si è messa di traverso, per cui Conte deve aver pensato che questa strada è preclusa. E l’Italia ha molta più fretta della Germania. Ma solo gli eurobond, sostenuti dalla Bce, prefigurer­ebbero un principio di cambiament­o struttural­e della g ov er na nc e dell’eurozona senza cacciarci nella trappola del Mes.

Perché ricorrere a un organismo intergover­nativo se la Banca centrale fa il suo dovere? Dei veri eurobond sarebbero la soluzione, ma il blocco nordico non li vuole

UNITÀ IMPOSSIBIL­E

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Sergio Cesaratto Ordinario presso il dipartimen­to di Economia politica dell’Università di Siena

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