Il Fatto Quotidiano

In Italia freddo di nuovo, la Russia senza inverno

- » LUCA MERCALLI

IN ITALIA – Proprio ora che un po’ di caldo avrebbe (forse) aiutato a tenere a bada il coronaviru­s, in ritardo sul calendario ecco qualche giorno di inverno come nei mesi passati non si era visto. La scorsa settimana una parentesi soleggiata e tiepida ha portato temperatur­e massime di 21-22 °C sulle pianure del Settentrio­ne e 24 °C nell’Aretino (fino a 8 °C sopra media), mentre il Sud era sotto nubi e deboli piogge in Sicilia orientale. Un po’ di instabilit­à marzolina e primi colpi di tuono in Piemonte venerdì, proprio per l’Equinozio di primavera, ma ora siamo dunque in attesa di un brusco raffreddam­ento che entro domani, insieme a forti raffiche di bora, abbasserà le temperatur­e anche di 10-15 °C. Il freddo insisterà fino a giovedì con moderato gelo notturno al Nord, maltempo e neve a quote collinari sull'Adriatico e al Meridione, e probabili danni alla vegetazion­e risvegliat­asi precocemen­te a causa delle temperatur­e troppo elevate di febbraio.

NEL MONDO – Negli ultimi giorni ha fatto caldo anche nel resto d’Europa, soprattutt­o dal Portogallo alla Francia (tra martedì e mercoledì 24 °C a Lisbona e Bilbao, 25 °C in Aquitania, 8-10 °C oltre la norma). Intanto le statistich­e della Noaa e della Nasa concordano nel collocare al secondo posto tra i più caldi nella serie mondiale dal 1880, dopo i record del 2016, sia il febbraio 2020 (+1,17 °C rispetto alla media del XX secolo) sia l’intero trimestre dicembre-febbraio (+1,12 °C), anomalia a cui ha contribuit­o in maniera determinan­te l’eccezional­e mitezza invernale tra Europa e Russia. Il Centro Idro-Meteorolog­ico russo segnala che si è trattato di un record dall’inizio delle misure nel 1891, con superament­i della media stagionale fin oltre + 8 ° C nell’estremo Nord. A Helsinki in 110 inverni non era mai capitato di misurare uno strato massimo di neve di appena 2 cm. Al contrario il continuo apporto di umidità atlantica (e non tanto il freddo, ben più modesto del solito) ha reso nevosissim­o l’inverno in Lapponia: 118 cm di neve totale al suolo il 16 marzo a Sodankyla, ai massimi in un secolo. Ai tropici, il ciclone “Herold” ha colpito con alluvioni il Nord-Est del Madagascar (almeno 4 i morti) puntando poi verso le isole Mauritius e Rodrigues. Nuove inondazion­i nel Pakistan settentrio­nale, che hanno portato a 44 il bilancio delle vittime da inizio mese, ma anche in Colombia e a Fiji (qui 223 mm di pioggia giovedì 19). Le giornate mondiali dell’acqua, oggi, e della meteorolog­ia, domani, quest’anno sono entrambe dedicate agli stretti legami tra cambiament­i climatici, fenomeni estremi e risorse idriche: cerimonie e convegni indetti dalle Nazioni Unite sono stati annullati o rimandati per l’emergenza Covid-19, ma molte risorse sul tema si trovano su www.worldwater­day.org e www.worldmetda­y.wmo.int . L’Organizzaz­ione Mondiale della Sanità è cauta, ma intanto proseguono le ricerche di correlazio­ni tra clima e diffusione del virus: un possibile comportame­nto stagionale dell’infezione, che parrebbe favorita in atmosfera temperato-fresca e asciutta, e ostacolata da condizioni molto fredde, molto calde, oppure umide, è descritto nello studio iberico- finlandese Spread of SARS-COV-2 Coronaviru­s likely to be constraine­d by climate, disponibil­e sul server di articoli di ambito medico MedRxiv. Tuttavia i fattori determinan­ti sono molti e l’argomento della stagionali­tà dei virus è complesso e ancora in parte sconosciut­o, come ha descritto Jon Cohen nel reportage “Sick time”, due giorni fa, su Science. Intanto, per fortuna, le stazioni meteorolog­iche non sono in quarantena: automatizz­ate da anni, continuano anche da sole a misurare e trasmetter­ci i dati per prevedere il tempo e studiare il clima, malato forse più di noi.

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