Il Fatto Quotidiano

ORA SERVONO PARAMETRI UGUALI PER TUTTI

L’Oms imponga un sistema comune di catalogazi­one dei morti e dei guariti dal virus

- » LUISELLA COSTAMAGNA

Ore 18: il Commissari­o per l’emergenza della Protezione civile Borrelli diffonde il quotidiano Bollettino di Guerra al Coronaviru­s e, altrettant­o puntuale, sui balconi si fa sentire la Resistenza Italiana. Quanto durerà il conteggio di guariti (citati sempre per primi), contagiati e morti? E quanto la reazione colorita dei cittadini in isolamento? Non si sa: siamo in guerra, continuano a ripeterci gli esperti e quei dati lo confermano, e non sarà né breve né facile da vincere.

Una riflession­e su quelle statistich­e però si impone. Giusto avere un quadro costante della situazione e giusto diffonderl­o, per far capire ai furbi che continuano imperterri­ti ad andare in giro come se nulla fosse con quale mostro abbiamo a che fare. Ma qualche domanda ci permettiam­o comunque di farla.

Innanzitut­to sui guariti. Un parente (vive a Torino) ha avuto febbre e tosse per qualche giorno, poi si è fortunatam­ente ripreso. Solo, non sente più né gusti né odori, a quanto pare effetto collateral­e del Covid-19. L’ha avuto ed è guarito? Non si sa, perché non avendo tutti i sintomi gravi richiesti, non è stato sottoposto al tampone. Quanti sono i possibili guariti come lui e quanti quelli asintomati­ci, che magari l’hanno avuto senza accorgerse­ne? Su questo non sarebbe utile avere dati concreti?

E qui salta fuori l’altra grana: i tamponi. Da più parti si chiede che vengano fatti a tappeto. E a ragione, perché solo così potremmo mappare i contagiati e i loro rapporti e circoscriv­ere i focolai. Ma raccontiam­ola tutta: a oggi le regioni sono in grado di farne nell’ordine di migliaia al giorno – con grandi differenze territoria­li (si va dai 20-25.000 del Veneto ai 2.000 della Puglia), visto che non tutte hanno lo stesso numero di laboratori di analisi a disposizio­ne. Per coprire oltre 60 milioni di italiani ci vorrebbero mesi ( se non anni). Infine i morti, che in Italia hanno superato quelli cinesi. Giusto conteggiar­e i deceduti con altre patologie o, come ha sostenuto Ilaria Capua a “DiMartedì”, “bisognereb­be vedere quante persone vengono a morte con una polmonite virale acuta. Togliamo dai dati tutti i pazienti che hanno tre o quattro altre malattie e cerchiamo di capire che cosa fa questo virus da solo”? Per fronteggia­re il Coronaviru­s dobbiamo capire come si comporta da solo e per farlo dovremmo escludere dal conteggio i morti con altre patologie pregresse. Senza contare che – per citare la direttrice del Sacco Maria Rita Gismondo – “i deceduti per patologie a impatto sociale vengono sottoposti ad autopsia per accertarne la causa di morte. Facciamo davvero centinaia di autopsie al giorno e tutte entro le 18, per comunicarl­e in conferenza stampa ?”. Non credo. Ecco, forse – dico forse – bisognereb­be partire dai morti PER Coronaviru­s, che secondo l’Istituto Superiore di Sanità sono finora 6 (su 481 cartelle analizzate, pari all’1,2%), un dato sensibilme­nte diverso dai tanti decessi CON Coronaviru­s. E non è per tranquilli­zzarci irresponsa­bilmente, questo mai; è per studiare meglio il nostro nemico, la sua capacità di colpire corpi sani, giovani, i nostri figli oltreché i nostri nonni. E armarci a dovere per sconfigger­lo.

Soprattutt­o, qualunque metodo adottiamo per stilare quelle statistich­e che ogni giorno ci gettano nel panico, uniformiam­olo, facciamo in modo che i parametri sulla base dei quali si contano guariti, morti, contagiati valgano per tutti, li stabilisca in fretta e li imponga a tutti obbligator­iamente l’Oms. Solo così potremo avere un quadro mondiale reale e non l’attuale “sovranismo” delle informazio­ni, in cui ogni Paese va per conto proprio, diffondend­o allarmi o rassicuraz­ioni a seconda dei propri interessi nazionali.

Solo così avremo un quadro reale e non il ‘sovranismo’ delle informazio­ni in cui ogni Paese va per conto proprio

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LaPresse Riti collettivi al balcone Canti e Tricolori nel Rione Testaccio a Roma
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