Il Fatto Quotidiano

Lieve calo di contagi e morti. Che cosa resta aperto da oggi

Il bollettino e il decreto

- » GIAMPIERO CALAPÀ

Forse per la prima volta dall’inizio del tragico rito nazionale, all’appuntamen­to delle 18 con la conferenza della Protezione civile, l’Italia tira un sospiro di sollievo celato sotto il dolore, comunque grande, per il nuovo numero di morti quotidiani: 651 ieri (il giorno prima il record, 793). Per un totale di 5.476, ormai lontani dal numero della Cina, ieri superato anche dalla sola Lombardia arrivata a 3.456 (nelle ultime 24 ore 361, sabato erano stati 546). Mentre proprio Pechino decide di riaprire i ristoranti e ritrovare un poco di normalità cala il ritmo della crescita anche dei casi accertati in Italia, pur rimanendo preoccupan­te. Ieri “solo” del 10% più alto di quello di sabato e in discesa negli ultimi dieci giorni dal 21% del 12 marzo.

QUINDI, se i casi accertati in Italia, a quota 59.138, sono più del doppio del secondo paese europeo colpito dalla pandemia – la Spagna è a 28.603 – la tendenza lascia intraveder­e una flebile luce in fondo al tunnel: per questo il sospiro di sollievo. Mentre altri in Europa il tunnel lo hanno appena imboccato con incrementi giornalier­i drammatici: + 63% in Svizzera, +30% in Germania e +20 in Francia. Negli Stati Uniti in pochi giorni i casi di persone contagiate dal coronaviru­s sono addirittur­a passati da 1.598 a 31.191 e anche Londra si preoccupa per un incremento da 590 a 5.683 dal 12 marzo a ieri.

Ritornando in Italia e all’appuntamen­to delle 18 bisogna registrare queste parole di Franco Locatelli, direttore del Consiglio superiore di sanità: “L’84% dei decessi per Covid-19 si è registrato in tre regioni: Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. I trasferime­nti dei malati verso altre regioni sono un’importante risposta da sostenere e potenziare, con l’obiettivo di garantire alle strutture più in sofferenza la possibilit­à di assistere i pazienti più compiutame­nte. È il momento di essere uniti e solidali”. Parole non casuali, mentre la situazione in Lombardia soprattutt­o rimane molto complicata, come ribadito dal governator­e Attilio Fontana: “Siamo allo stremo, sono provati nell’animo ma anche nel fisico medici, infermieri, tutti coloro che lavorano nelle unità di crisi, chi guida le ambulanze...”. L’assessore al Welfare Giulio Gallera indica nella giornata di domani uno spartiacqu­e per capire davvero “se le misure di contemimen­to hanno avuto successo”. Ieri la crescita dei contagi ha indicato un dimezzamen­to, da 715 a 347, a Bergamo, pochi giorni fa alla ribalta mondiale per le bare portate via dalle camionette dell’esercito in colonna. Le misure di contenimen­to sono da oggi incrementa­te dall’ultimo decreto di Palazzo Chigi, valido fino al 3 aprile. Nel decreto, che ribadisce i divieti per la cittadinan­za – come quello di lasciare il territorio del Comune in cui si è –, la chiusura di scuole e musei, c’è l’elenco, in 80 voci, delle attività che non si fermano perché considerat­e essenziali.

Non chiudono Tabaccai, alimentari, edicole, farmacie, e trasporto pubblico Al lavoro colf e badanti

RESTERANNO APERTI studi di commercial­isti, avvocati, ma anche ingegneri e architetti, così come l’intera filiera della stampa, dalla carta al commercio all’ingrosso di libri, riviste e giornali fino ai servizi di informazio­ne e comunicazi­one. Ol

tre alle edicole porte aperte dai tabaccai, nonostante lo stop a Lotto e scommesse che dovrebbe costare allo Stato mezzo miliardo di euro. Portieri, colf e badanti conviventi potranno lavorare. Continua a essere garantita una serie di servizi, come i call center, che dovranno rispettare le regole su distanze, uso di guanti e mascherine: proprio ieri a Roma è morto a Tor Vergata un 34enne che lavorava in un open space per Tim. Restano attive tutte le filiere ritenute essenziali, dal settore alimentare a quello farmaceuti­co e biomedical­e, alla fabbricazi­one delle bare. Garantiti i mezzi pubblici, il trasporto delle merci, vigilianza privata e raccolta rifiuti.

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LaPresse Città vuote La Galleria Vittorio Emanule II a Milano e il rione Monti a Roma, completame­nte deserti
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