Antitrust: stop ai profitti sulle donazioni anti-virus
L’Autorità per la concorrenza contro la piattaforma più usata: GoFundMe
La piattaforma più usata per raccogliere fondi a beneficio di medici e ospedali in Italia, GoFundMe, ha tre giorni di tempo per smetterla di caricare commissioni poco trasparenti ai donatori. Oppure rischia una multa fino a 5milioni di euro. Lo ha stabilito ieri l’Autorità Antitrust dopo la denuncia del Fatto Quotidiano di una settimana fa.
LA PIATTAFORMAè stata usata anche da Chiara Ferragni e Fedez per raccogliere 4milioni di euro a favore dell’ospedale San Raffaele per potenziare la terapia intensiva. I tanti italiani che hanno contribuito si sono trovati spesso a donare anche a GoF undMe , spesso senza esserne consapevoli, come conferma l’Antitrust. Forse per prevenire le polemiche, G o F un d M e ha poi donato 260.000 euro per integrare le somme di Fedez e Ferragni.
Resta il fatto, osserva l’Anitrust, che il servizio offerto da GoFundMenon è affatto gratuito, come si potrebbe pensare leggendo sulla home page che “non ci sono costi”. In realtà GoFundMeche non è un ente non-profit ma una società privata basata in California - trattiene il 2,9 per cento delle somme raccolte, anche per compensare i costi delle transazioni bancarie (i soldi passano dai conti irlandesi dell’azienda prima di arrivare ai beneficiari, si immagina per sfruttare il regime fiscale vantaggioso offerto da Dublino). Non è però questa la cosa che contesta l’Antitrust, quanto la “mancia” aggiuntiva.
Dopo aver indicato la somma che vuole donare, l’utente viene portato a contribuire con una ulteriore percentuale preimpostata - che l’azienda chiama “mancia” - del 10 per cento a diretto beneficio di G o F u ndMe . L’utente può sempre selezionare il menu a tendina, scorrere fino alla voce “altro” e impostare manualmente “z e r o”, ma se non compie tutte queste azioni si trova a finanziare - spesso a sua insaputa - anche l’azienda che gestisce la raccolta.
Questa la sintesi dell’Antitrust, nel provvedimento di ieri: “I comportamenti oggetto di contestazione appaiono idonei a indurre il consumatore medio all’assunzione di decisioni di natura commerciale che altrimenti non avrebbe preso, sulla base di una ingannevole rappresentazione della realtà circa la gratuità dei servizi offerti e di una modalità aggressiva di preselezione della percentuale di contributo al sito su ogni donazione”.
Secondo l’Autorità della concorrenza guidata dal presidente Roberto Rustichelli, queste sono “pratiche commerciali scorrette”, tanto più gravi perché attuate in un momento così difficile. Con parole pesanti l’Antitrust accusa GoFundMe di “sfruttamento della tragica pandemia in atto per orientare i consumatori ad effettuare donazioni sulla piattaforma che, promossa come gratuita, prevede costi e commissioni preimpost at e”. Se GoFundMe n on interrompe le condotte contestate, cioè non elimina le “mance” preimpostate del 10 per cento su ogni donazione, l’Antitrust può bloccare l’attività dell’azienda in Italia per un mese. Finora GoFundMe aveva difeso la liceita' dei propri comportamenti sia nelle risposte alle domande del Fatto che alle richieste di chiarimenti dell’Antitrust, ma ora non può continuare a fare finta di niente.
NELL’ATTESA che l’azienda smetta di attribuirsi “mance” indebite, i tanti italiani generosi che vogliono continuare a donare somme di denaro a sostegno di chi è in prima linea contro il virus hanno tre opzioni. La prima è usare GoFundMe ma ricordandosi di impostare “altro” e poi “zero” nel contributo alla piattaforma. La seconda opzione è passare ad altri servizi come buonacausa.orgche non applicano commissioni.
La terza opzione è anche la più semplice: donare direttamente ai beneficiari, usando l’Iban che identifica il conto corrente dell’istituzione, che sia la Protezione civile, l’os pe da le Spallanzani di Roma o qualsiasi altro soggetto. Così tutti i soldi donati arriveranno direttamente al beneficiario finale.
Le “mance” L’azienda trattiene fino al 18% dei fondi che gli utenti regalano a ospedali e medici