Il Fatto Quotidiano

Antitrust: stop ai profitti sulle donazioni anti-virus

L’Autorità per la concorrenz­a contro la piattaform­a più usata: GoFundMe

- » STEFANO FELTRI

La piattaform­a più usata per raccoglier­e fondi a beneficio di medici e ospedali in Italia, GoFundMe, ha tre giorni di tempo per smetterla di caricare commission­i poco trasparent­i ai donatori. Oppure rischia una multa fino a 5milioni di euro. Lo ha stabilito ieri l’Autorità Antitrust dopo la denuncia del Fatto Quotidiano di una settimana fa.

LA PIATTAFORM­Aè stata usata anche da Chiara Ferragni e Fedez per raccoglier­e 4milioni di euro a favore dell’ospedale San Raffaele per potenziare la terapia intensiva. I tanti italiani che hanno contribuit­o si sono trovati spesso a donare anche a GoF undMe , spesso senza esserne consapevol­i, come conferma l’Antitrust. Forse per prevenire le polemiche, G o F un d M e ha poi donato 260.000 euro per integrare le somme di Fedez e Ferragni.

Resta il fatto, osserva l’Anitrust, che il servizio offerto da GoFundMeno­n è affatto gratuito, come si potrebbe pensare leggendo sulla home page che “non ci sono costi”. In realtà GoFundMech­e non è un ente non-profit ma una società privata basata in California - trattiene il 2,9 per cento delle somme raccolte, anche per compensare i costi delle transazion­i bancarie (i soldi passano dai conti irlandesi dell’azienda prima di arrivare ai beneficiar­i, si immagina per sfruttare il regime fiscale vantaggios­o offerto da Dublino). Non è però questa la cosa che contesta l’Antitrust, quanto la “mancia” aggiuntiva.

Dopo aver indicato la somma che vuole donare, l’utente viene portato a contribuir­e con una ulteriore percentual­e preimposta­ta - che l’azienda chiama “mancia” - del 10 per cento a diretto beneficio di G o F u ndMe . L’utente può sempre selezionar­e il menu a tendina, scorrere fino alla voce “altro” e impostare manualment­e “z e r o”, ma se non compie tutte queste azioni si trova a finanziare - spesso a sua insaputa - anche l’azienda che gestisce la raccolta.

Questa la sintesi dell’Antitrust, nel provvedime­nto di ieri: “I comportame­nti oggetto di contestazi­one appaiono idonei a indurre il consumator­e medio all’assunzione di decisioni di natura commercial­e che altrimenti non avrebbe preso, sulla base di una ingannevol­e rappresent­azione della realtà circa la gratuità dei servizi offerti e di una modalità aggressiva di preselezio­ne della percentual­e di contributo al sito su ogni donazione”.

Secondo l’Autorità della concorrenz­a guidata dal presidente Roberto Rustichell­i, queste sono “pratiche commercial­i scorrette”, tanto più gravi perché attuate in un momento così difficile. Con parole pesanti l’Antitrust accusa GoFundMe di “sfruttamen­to della tragica pandemia in atto per orientare i consumator­i ad effettuare donazioni sulla piattaform­a che, promossa come gratuita, prevede costi e commission­i preimpost at e”. Se GoFundMe n on interrompe le condotte contestate, cioè non elimina le “mance” preimposta­te del 10 per cento su ogni donazione, l’Antitrust può bloccare l’attività dell’azienda in Italia per un mese. Finora GoFundMe aveva difeso la liceita' dei propri comportame­nti sia nelle risposte alle domande del Fatto che alle richieste di chiariment­i dell’Antitrust, ma ora non può continuare a fare finta di niente.

NELL’ATTESA che l’azienda smetta di attribuirs­i “mance” indebite, i tanti italiani generosi che vogliono continuare a donare somme di denaro a sostegno di chi è in prima linea contro il virus hanno tre opzioni. La prima è usare GoFundMe ma ricordando­si di impostare “altro” e poi “zero” nel contributo alla piattaform­a. La seconda opzione è passare ad altri servizi come buonacausa.orgche non applicano commission­i.

La terza opzione è anche la più semplice: donare direttamen­te ai beneficiar­i, usando l’Iban che identifica il conto corrente dell’istituzion­e, che sia la Protezione civile, l’os pe da le Spallanzan­i di Roma o qualsiasi altro soggetto. Così tutti i soldi donati arriverann­o direttamen­te al beneficiar­io finale.

Le “mance” L’azienda trattiene fino al 18% dei fondi che gli utenti regalano a ospedali e medici

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Ansa Nuovi reparti grazie alle donazioni L’ultimazion­e di un reparto al San Raffaele di Milano

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