Il Fatto Quotidiano

Scuola online, tra verifiche al telefono e prof. “assenti”

Alcuni docenti non lavorano, ma il ministero dice: didattica e valutazion­i obbligator­ie I criteri però non sono chiari C’è chi mette i voti, altri no Ed è impossibil­e impedire agli studenti a casa di copiare

- » PAOLO DIMALIO

La scuola prosegue su internet finché dura l’emergenza e la maturità inizia il 17 giugno: per il resto, studenti e prof navigano al buio. Ad esempio, l’esame finale: ci sarà la seconda prova? Gli studenti saranno tutti ammessi? Il dicastero dell’Istruzione dice: forse sì, forse no, vedremo. La didattica a distanza “è un imperativo categorico”, per la ministra Lucia Azzolina. Ma molti prof. s’imboscano e smettono di fare lezione. Certi fanno l’appello e segnano le presenze, altri no. Alcuni interrogan­o e segnano voti sul registro, ma c’è chi non lo fa. Risultato: la scuola nazionale è uno spezzatino. Si capisce la prudenza del ministero ad imporre regole e strumenti: la libertà d’insegnamen­to è un principio costituzio­nale, mica siamo in Cina. Sono in corso i monitoragg­i, ma i dati sono in elaborazio­ne, dicono a viale Trastevere. Quanti prof. fanno lezione? Non si sa. Al sindacato degli insegnanti, il Gilda, non piace l’occhio indagatore: “Non è il momento di stressare i docenti”, dice il segretario Rino Di Meglio.

DOVEVA ARRIVARE il naufragio del Coronaviru­s, perché gli insegnanti provassero a nuotare nel mare del web. E quasi tutti annaspano. “Certi, con la scusa del ‘non vogliamo stressare voi studenti’, sono spariti”: Arianna si prepara per la maturità al liceo Gargallo di Siracusa. “Nella mia classe 2 insegnanti hanno smesso di fare lezione - dice la studentess­a - ma i docenti ‘fantasma’sono in tutta la scuola”.

Se risaliamo lo Stivale fino a Milano, liceo Einstein, stessa solfa. “2 dei miei prof. non fanno più didattica – dice Ludovico, studente al 4º anno -, ma ad altri va peggio. In alcune classi 4 insegnanti su 10 si sono dati alla macchia”. Per fortuna la preside Alessandra Condito li ha tirati per un orecchio davanti al computer. “Ora si stanno organizzan­do”, dice Ludovico. Ci tiene a lodare la dirigente scolastica. Ma i presidi hanno armi spuntate per convincere i docenti: se uno decide di non fare lezione online, chi può obbligarlo? Nessuno. “Il preside può fare moral suasion ma non ci sono sanzioni”, dice Antonello Giannelli, presidente dell’Associazio­ne dei dirigenti scolastici. Li ha investiti di una missione epica, il ministro Azzolina: “Siete i comandanti della nave con la responsabi­lità di garantire la didattica a distanza, è un obbligo”. Ma l’insegnamen­to digitale non è nel contratto e il governo, del resto, il 4 e il 9 marzo ha decreto la “so s pe ns i on e della didattica ordinaria”. Un “liberi tutti”, per qualcuno. Il gruppo Facebook della “Classe capovolta” conta 73 mila iscritti e ha fatto una domanda: “Quante ore di didattica a distanza ha fatto tuo figlio negli ultimi due giorni?”. Hanno risposto più di mille. “Il 40% ha detto zero”, dice Maurizio Maglioni. Insegna Chimica a Roma ed è un alfiere della scuola digitale. Segue il metodo della Flipped classroom: la lezione è un video da vedere a casa, i compiti si fanno in gruppo. Su internet sguazza, il prof Maglioni, ma è pessimista sui colleghi: “Molti dicono: ‘non farò mai didattica online, tanto i ragazzi accendono il pc, spengono la webcam e se ne vanno a giocare a Fortnite n el l ’ altra stanza”. La scusa non tiene: basta fare domande agli studenti in videoconfe­renza, per capire se ci sono, pure con la webcam spenta. La verità è un’altra, secondo Maglioni: “Gli insegnanti hanno sempre rifiutato il digitale, nemmeno 1 su 10 sa usarlo davvero per l’insegnamen­to e ora si deve improvvisa­re ”. L astima trova sponda nell’Associazio­ne nazionale dei presidi: “Solo il 10% delle scuole ha già sperimenta­to la didattica a distanza, la formazione digitale per i docenti non è mai stata obbligator­ia ”, dice Giannelli. In teoria la Buona Scuola, con la Carta del docente, aveva dato 500 euro l’anno ai prof. per i corsi d’aggiorname­nto. Ma solo un quarto è stato speso per la formazione. Il resto per pc e tablet, teatro, cinema, concerti, musei.

Se fai notare a Maurizio Maglioni che secondo IlSole24Or­eeSkuola.net 9 prof su 10 fanno didattica online, lui risponde: “Certo, perché includono chi dà solo i compiti, senza nessun dialogo con gli alunni”. Ma Azzolina è stato chiara: le lezioni devono essere interattiv­e. Il ministero, sul sito, suggerisce programmi informatic­i e link ai documenti. I software più gettonati sono quelli di Google e Microsoft. Ma alcuni prof. preferisco­no Zoom, Skype, WeSchool, Edmodo. Si va in ordine sparso, a discapito degli studenti. “In classe mia ogni docente ha scelto piattaform­e diverse - dice Arianna, del Gargallo a Siracusa - così aumenta il caos e capita di non trovare i file online”.

ALL’EINSTEIN di Milano, invece, la preside ha accolto la richiesta degli studenti: un’unica piattaform­a digitale per classe. Ma è un caso virtuoso, perché altrove ogni docente fa a modo suo. Alcuni filmano le spiegazion­i con video selfie da condivider­e sui gruppi Whatsapp dei genitori, o su Facebook e Youtube. Altri registrano solo l’audio e la lezione diventa un messaggio vocale sullo smartphone. Ma l’imprevisto, nella giungla digitale, è dietro l’angolo. Su Skype e Hangout possono spegnere il microfono al prof. che fa lezione, gli studenti. E condivider­e disegni sconci durante la spiegazion­e, con Zoom: è accaduto anche questo. Bisogna conoscere le opzioni avanzate dei software, per scongiurar­e inconvenie­nti. Piazzare la webcam, poi, mica è facile: impagabile, per gli studenti, seguire lezioni con la fronte del prof. a tutto schermo. Serve tempo per imparare, ai docenti, e per capire come fare interrogaz­ioni e dare voti.

Una cosa è certa: a distanza, durante le verifiche, barare col suggeritor­e o gli appunti vicino al pc è facilissim­o. Impossibil­e scoprire il trucco, quindi ci si arrangia. “Alcuni telefonano a sorpresa per interrogar­e, ma dopo un po’ gli studenti smettono di rispondere”, racconta Maglioni. Perciò all’Einstein, fino ad ora, niente voti sul registro: si fanno esercitazi­oni e si commentano gli errori, stop. La valutazion­e è obbligator­ia, per il ministero, ma non spiega i criteri. Così molti segnano voti che faranno media, scatenando il panico tra gli studenti. “Non sappiamo quanto peseranno, anche se sono voti ‘falsati’”, dice Arianna. In attesa della maturità, speriamo non a distanza.

NESSUNA SANZIONE

L’insegnamen­to su internet non è nel contratto collettivo Il preside fa “moral suasion”, ma l’obbligo è inesistent­e

IN ATTESA DEI DATI DEL GOVERNO

Secondo un “sondaggio” su Facebook (più di mille partecipan­ti) 4 ragazzi su 10 non ricevono lezioni in rete

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Ansa Tutti a casa Un docente filma una video lezione, da seguire online sui device digitali
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LUCIA AZZOLINA Ministra dell’Istruzione, Movimento Cinque Stelle
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MAURIZIO MAGLIONI Insegnante, presidente Associazio­ne Flipnet
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ANTONELLO GIANNELLI Presidente Associazio­ne nazionale presidi (Anp)

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