“È come la Lombardia di un mese fa, ma senza avere la sanità pubblica”
Chicago è indietro di tre settimane rispetto all'Italia: le prime misure di prevenzione contro il virus sono arrivate soltanto venerdi, con l'ordinanza del governatore dell'Illinois JB Pritzker subito ribattezzata “Stay at home”, traduzione letterale di quel “Io resto a casa” che il premier Giuseppe Conte ha scelto come nome del suo decreto più drastico. Anche le discussioni sui media e sui social sono indietro: “Per essere onesti, non abbiamo le risorse, la capacità o il desiderio di controllare i comportamenti di ogni individuo”, ha detto Pritzker.
Gli Stati Uniti sono nella fase Wyle Coyote, corrono sul burrone ma ancora non hanno iniziato a cadere. Salgono i numeri dei contagi e quelli dei morti, certo, ma la situazione non è neanche lontanamente paragonabile a quella italiana. In questo contesto gli italiani hanno alcune preoccupazioni comune con quelle di tutti gli altri residenti e alcune più specifiche. Quella comune con gli americani riguarda la sopravvivenza e il lavoro. Il sistema sanitario americano è indecifrabile anche per chi vive negli Usa da anni, i veri costi e la vera copertura dell'assicurazione sanitaria (di solito pagata dal datore di lavoro) si scoprono soltanto nel momento del bisogno. L'idea che si possa essere curati con i mezzi e la prontezza che abbiamo visto negli ospedali della Lombardia è fantascienza, il servizio sarà peggiore e il conto finale avrà quasi certamente tre zeri, nonostante le vaghe promesse della Casa Bianca di coprire le spese per test e assistenza in caso di contagio. Poi c'è il tema del lavoro: chi ha vissuto la crisi del 2008 racconta di licenziamenti fulminei, altro che lente agonie all'italiana o protezione dei sindacati. Una mail e il contratto finisce, per molti italiani questo avrebbe come diretta conseguenza di mettere a rischio la permanenza negli Stati Uniti, se il visto di soggiorno è legato al lavoro. Le grandi imprese sono anche esentate dall'obbligo di garantire la malattia pagata in caso di contagio da Covid-19: chi si assenta poi non torna.
Ci sono poi le paure specifiche da stranieri, e da italiani. La prima è sentirsi intrappolati in quello che fino a un mese fa era il più globale dei Paesi: gli aerei si sono diradati, chi va in Italia non è sicuro di poter rientrare e comunque lo aspetta la quarantena. La seconda paura da stranieri è confrontarsi con il lato più brutale dell'America. Quando colleghi solitamente pacifici ti dicono che stanno pensando di comprare una pistola per difendere le scorte alimentari accumulate, viene da pensare che il virus non è l'unica minaccia all'incolumità.
Quando i colleghi ti dicono che vogliono comprare una pistola per difendere le scorte di cibo capisci che il virus non è il solo pericolo
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