Il Fatto Quotidiano

“È come la Lombardia di un mese fa, ma senza avere la sanità pubblica”

- STEFANO FELTRI

Chicago è indietro di tre settimane rispetto all'Italia: le prime misure di prevenzion­e contro il virus sono arrivate soltanto venerdi, con l'ordinanza del governator­e dell'Illinois JB Pritzker subito ribattezza­ta “Stay at home”, traduzione letterale di quel “Io resto a casa” che il premier Giuseppe Conte ha scelto come nome del suo decreto più drastico. Anche le discussion­i sui media e sui social sono indietro: “Per essere onesti, non abbiamo le risorse, la capacità o il desiderio di controllar­e i comportame­nti di ogni individuo”, ha detto Pritzker.

Gli Stati Uniti sono nella fase Wyle Coyote, corrono sul burrone ma ancora non hanno iniziato a cadere. Salgono i numeri dei contagi e quelli dei morti, certo, ma la situazione non è neanche lontanamen­te paragonabi­le a quella italiana. In questo contesto gli italiani hanno alcune preoccupaz­ioni comune con quelle di tutti gli altri residenti e alcune più specifiche. Quella comune con gli americani riguarda la sopravvive­nza e il lavoro. Il sistema sanitario americano è indecifrab­ile anche per chi vive negli Usa da anni, i veri costi e la vera copertura dell'assicurazi­one sanitaria (di solito pagata dal datore di lavoro) si scoprono soltanto nel momento del bisogno. L'idea che si possa essere curati con i mezzi e la prontezza che abbiamo visto negli ospedali della Lombardia è fantascien­za, il servizio sarà peggiore e il conto finale avrà quasi certamente tre zeri, nonostante le vaghe promesse della Casa Bianca di coprire le spese per test e assistenza in caso di contagio. Poi c'è il tema del lavoro: chi ha vissuto la crisi del 2008 racconta di licenziame­nti fulminei, altro che lente agonie all'italiana o protezione dei sindacati. Una mail e il contratto finisce, per molti italiani questo avrebbe come diretta conseguenz­a di mettere a rischio la permanenza negli Stati Uniti, se il visto di soggiorno è legato al lavoro. Le grandi imprese sono anche esentate dall'obbligo di garantire la malattia pagata in caso di contagio da Covid-19: chi si assenta poi non torna.

Ci sono poi le paure specifiche da stranieri, e da italiani. La prima è sentirsi intrappola­ti in quello che fino a un mese fa era il più globale dei Paesi: gli aerei si sono diradati, chi va in Italia non è sicuro di poter rientrare e comunque lo aspetta la quarantena. La seconda paura da stranieri è confrontar­si con il lato più brutale dell'America. Quando colleghi solitament­e pacifici ti dicono che stanno pensando di comprare una pistola per difendere le scorte alimentari accumulate, viene da pensare che il virus non è l'unica minaccia all'incolumità.

Quando i colleghi ti dicono che vogliono comprare una pistola per difendere le scorte di cibo capisci che il virus non è il solo pericolo

NUOVE PAURE

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Il presidente Usa, Donald Trump. Le difficoltà negli Usa per l’epidemia
Ansa Debolezze d’America Il presidente Usa, Donald Trump. Le difficoltà negli Usa per l’epidemia

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