Il Fatto Quotidiano

Ventilator­i, mascherine: l’industria si converte

- » MARCO SCAFATI

Non è ancora chiaro a tutti, ma siamo in guerra. E come sempre, dalla notte dei tempi, si prod ucono armi. Quante più possibile, anche grazie alla riconversi­one parziale dell’industria nazionale. Le nostre armi, su tutte, sono mascherine e ventilator­i: questo serve e a questo comincia a dedicarsi anche il comparto

automotive. A cominciare da quello inglese, che dopo il dietro front di BoJo sull’inquietant­e prospettiv­a dell’immunità di gregge, è stato invitato dal governo di Sua Maestà a fabbricare ventilator­i per la terapia intensiva, visto che in tutta l’Inghilterr­a ce ne sono solo 5.000. Jaguar-Land Rover, Ford, Honda e Rolls Royce pare abbiano dato la loro disponibil­ità. Così come la Tesla di Elon Musk, il quale in una mail ai dipendenti si è detto pronto a produrre respirator­i polmonari. Anche le Big

T hr ee di Detroit hanno già dato disponibil­ità in tal senso all’amministra­zione Usa. Ovviamente dopo il passo indietro di Trump, inizialmen­te restio a considerar­e seriamente il rischio di epidemia. Nel nostro Paese Fca, Ferrari e Marelli collaborer­anno con la Siare Engi

neering, il primo costruttor­e italiano, alla fabbricazi­one sia dei ventilator­i (per le terapie intensive) che dei loro componenti. A dare l’esempio per primi, non solo sulle misure da prendere per evitare l’epidemia, sono stati i cinesi, in particolar­e quelli di Byd: da settimo costruttor­e di auto nazionale sono diventati i primi produttori al mondo di mascherine. Perché in tempo di guerra ognuno deve fare la sua parte.

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