Ventilatori, mascherine: l’industria si converte
Non è ancora chiaro a tutti, ma siamo in guerra. E come sempre, dalla notte dei tempi, si prod ucono armi. Quante più possibile, anche grazie alla riconversione parziale dell’industria nazionale. Le nostre armi, su tutte, sono mascherine e ventilatori: questo serve e a questo comincia a dedicarsi anche il comparto
automotive. A cominciare da quello inglese, che dopo il dietro front di BoJo sull’inquietante prospettiva dell’immunità di gregge, è stato invitato dal governo di Sua Maestà a fabbricare ventilatori per la terapia intensiva, visto che in tutta l’Inghilterra ce ne sono solo 5.000. Jaguar-Land Rover, Ford, Honda e Rolls Royce pare abbiano dato la loro disponibilità. Così come la Tesla di Elon Musk, il quale in una mail ai dipendenti si è detto pronto a produrre respiratori polmonari. Anche le Big
T hr ee di Detroit hanno già dato disponibilità in tal senso all’amministrazione Usa. Ovviamente dopo il passo indietro di Trump, inizialmente restio a considerare seriamente il rischio di epidemia. Nel nostro Paese Fca, Ferrari e Marelli collaboreranno con la Siare Engi
neering, il primo costruttore italiano, alla fabbricazione sia dei ventilatori (per le terapie intensive) che dei loro componenti. A dare l’esempio per primi, non solo sulle misure da prendere per evitare l’epidemia, sono stati i cinesi, in particolare quelli di Byd: da settimo costruttore di auto nazionale sono diventati i primi produttori al mondo di mascherine. Perché in tempo di guerra ognuno deve fare la sua parte.