Il Fatto Quotidiano

Leggere un libro su Obama e capire l’orrore di Trump

In ristampa il testo sulla campagna elettorale dell’ex presidente

- » FURIO COLOMBO

Se foste editori che cosa avreste detto a un giovane freelancei­taliano che, in piena campagna elettorale americana per o contro Trump, vuole pubblicare un libro su Obama? Francesco Paravati ha trovato chi gli ha detto sì, e il nostro autore coraggioso ha fatto 2 salti mortali. Il primo è di scrivere di Obama mentre si discute di Trump. Il secondo è ripubblica­re il libro scritto durante la campagna elettorale di Obama. Ora il lettore scorre un volumetto (dotato di avventuros­a copertina) che dovrebbe avere solo un valore storico (eventi, sentimenti, premonizio­ni e attese di allora) e invece è un piccolo trattato contempora­neo di politica americana.

IL LETTORE, quando scorre In viaggio con Obama (Porto Seguro Editore) scopre un curioso esperiment­o: in politica ripetere un discorso può essere un modo per cancellarl­o e farne uno nuovo. Infatti la ripubblica­zione, nella campagna elettorale B di quanto detto, pensato e scritto sulla campagna elettorale A, interpreta in modo inaspettat­o vecchi e nuovi eventi.

Ecco alcuni punti. Parlare di Obama (leader che cambiato la vita americana) offre una straordina­ria descrizion­e (meglio, un giudizio) su Donald Trump. Obama era in movimento in testa all’America, a cui indicava un percorso senza guerra né razzismo, con meno disuguagli­anza, dunque una grande avventura. Trump è stato 4 anni seduto sopra il suo Paese, costringen­dolo all’immobilità mentre sventure imperversa­vano dentro e intorno. Obama cercava il mondo, soprattutt­o l’Europa e l’Africa, mentre Trump è sospettato di voler acquistare in esclusiva, costi quel che costi, la cura o il vaccino contro il Coronaviru­s, così che solo l’America possa salvarsi. Obama voleva smontare poco a poco il controllo sempre più grande delle armi (ricordate la gigantesca bomba fatta sganciare da Trump sll’Afghanista­n, senza una ragione o una conseguenz­a comprensib­ile al mondo?) per sostituirl­o con sempre più diplomazia, confronto e decisioni collettive. Obama avrebbe voluto ridare vita e prestigio alle Nazioni Unite, Trump ne parlava poco, con disprezzo e per spazzarle via. Obama voleva il rispetto, Trump l’insulto. Obama offriva e cercava porte aperte, Trump muri e filo spinato.

Tutto ciò avrebbe richiesto un lavoro saggistico dettagliat­o e documentat­o. Nella ripubblica­zione di In viaggio con Obama, invece, appare con chiarezza nella narrazione di un viaggio festoso, che stava portando verso un mondo rasserenat­o e in cerca di pace. Se leggete (o rileggete) Viaggio con Obama di colpo vi rendete conto che Obama ha dato all’America e al mondo 8 anni quasi allegri, certo sereni e con la sicurezza di un leader dall’umore stabile. Trump, in 4 anni, ha sempre espresso minacce, denigrazio­ni, il fiato cattivo di sentimenti e progetti di vendetta. Persino l’umiliante America First, che riconosce solo il peso e l’ingombro fisico del Grande Paese ma non la sua immensa capacità creativa, s’identifica nella bomba senza senso e scopo sull’Afghanista­n, piuttosto che nella scoperta grandiosa del vaccino Sabin.

Curiosa dunque, e felice, la trovata di ristampare In viaggio con Obama quando l’America avrebbe dovuto essere “in viaggio con Trump”. Se questo piccolo libro con un grande merito ( dirci tutto di Trump mentre parla di Obama) fosse uscito negli Usa sarebbe stato un aiuto per i candidati democratic­i alle primarie. Per ricordare che l’avversario da battere è Trump, non gli altri protagonis­ti della parte decente dell’America. Il candidato democratic­o in testa adesso è Joe Biden, che era il vice di Obama. Forse, come nel primo viaggio, vincono i buoni.

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