Marchette da virus: consulenti veneti in Umbria, in Abruzzo soldi agli amici
Tesei chiama 5 esperti, la società di Russo (FdI) riceve 40mila euro
“Abbiamo
bisogno disperato e urgentissimo” è stato l’allarme della governatrice leghista dell’U mb ri a, Donatella Tesei, in conferenza con il commissario Domenico Arcuri. La presidente della Regione si riferiva ai posti di terapia intensiva e alle attrezzature che mancano e che dovrebbero arrivare da Roma: caschi, mascherine, camici e ventilatori. Eppure, mentre Tesei attaccava il governo, la giunta regionale nominava cinque consulenti esterni da affiancare all’assessore alla Sanità, il veneto Luca Coletto, imposto da Matteo Salvini dopo la vittoria elettorale.
Tra loro ci sono l’avvocato Michele Romano, chiamato già nel 2011 da Luca Zaia a “sistemare i conti della Sanità veneta” (così si legge nel curriculum), e i quattro medici veneti in pensione Pietro Paolo Faronato, Claudio Saccavini, Giovanni Cipollotti e Michele Michelutti. Dalla Regione fanno sapere che si tratta di incarichi a titolo gratuito, ma nella delibera viene specificato che sarà riconosciuto “il rimborso delle spese documentate di viaggio, vitto e alloggio, connesse a spostamenti funzionali allo svolgimento delle attività” che andrà a gravare sul bilancio regionale. Nomine che non sono piaciute all’opposizione: “Se i consulenti di Coletto stanno qui un mese, dovremmo pagare loro un lauto rimborso spese – dice al Fatto il capogruppo Pd, Tommaso Bori –, l’Università di Perugia ha 700 anni di storia e il nostro sistema sanitario è di altissimo livello: non sarebbe stato meglio nominare qualcuno delle nostre parti?”.
L’OPERATO di Coletto è finito nel mirino delle opposizioni per l’intera gestione dell’emergenza: l’osservatorio epidemiologico è stato attivato solo mercoledì a tre mesi dall’insediamento e non sono ancora attive le unità di cura domiciliare che dovrebbero fornire assistenza ai mille umbri positivi in isolamento che non possono essere visitati da un medico. Nel frattempo i sindacati accusano la giunta di non aver fatto un accordo con la sanità privata lasciando in “panchina” i 400 operatori che adesso però rischiano la cassa integrazione.
Spese extra per l’emergenza sono state anche fatte in Abruzzo, dove governa un’altra giunta di centrodestra guidata Marco Marsilio (FdI). A metà marzo ha deciso di finanziare una campagna di comunicazione sulle norme anti-contagio. Peccato che la Asl di Teramo, gestita dalla Regione, abbia affidato la campagna alla Mirus, la società dell’imprenditore Michele Russo, già papabile candidato governatore di Fratelli d’Italia e responsabile della comunicazione elettorale di Marsilio. Costo della campagna: 39.500 euro, 500 euro in meno della soglia di 40mila euro che consente alla Regione di evitare la gara d’appalto. L’equivalente di 100.000 mascherine e dieci ventilatori. Russo dopo la vittoria elettorale aveva anche vinto un bando da 198 mila euro per la comunicazione di Tua, la società del Trasporto Abruzzese. L’iniziativa non è piaciuta nemmeno alla Lega che ha preso le distanze da Marsilio: “In un momento delicato e tragico, chiedo in nome della Lega di rescindere il contratto e di impegnare i fondi per l’acquisto di beni e strumenti necessari al mondo della sanità”, ha detto il coordinatore regionale del Carroccio, Luigi D’Eramo.