Gli aiuti a chi ha fame, così si muovono le città
Buoni spesa I Comuni stanno comunicando criteri e modalità di erogazione. La criticità al Sud: “Pochi soldi, rischio tensioni”
Contro il rischio della fame e della nuova povertà arrivano i buoni spesa. Oggi il ministro dell’Interno attiverà il Fondo da 400 milioni finalizzato all’acquisto di pasta, riso, latte, farina e olio di oliva, cioè i generi alimentari di prima necessità. Si va dai 15 milioni assegnati al Comune di Roma ai 7,2 che arriveranno a Milano, mentre Genova avrà 3 milioni, Firenze 2, Napoli 7,6, Palermo 5,1 milioni, Bari 1,9. Le amministrazioni, che non avranno l’obbligo di rendicontazione hanno già messo in moto la macchina degli aiuti: possono autonomamente decidere come distribuirli alle famiglie. Così ai romani andranno tra i 300 e i 500 euro a famiglia, ai genovesi 100 euro e 300 euro ai livornesi. Un’operazione che l’Ance, l’associazione dei Comuni, giudica “complessa”, basata su due fattori: la mappatura degli esercizi commerciali che aderiranno all’iniziativa; l’individuazione dei beneficiari. Si potrebbero, infatti, autorizzare anche delle autocertificazioni per includere chi, percependo già il Reddito di cittadinanza, comunque non riesce a fare la spesa. Sono tanti i sindaci che denunciano l’esiguità delle risorse, anche se dal governo spiegano che la misura serve a coprire le necessità per le prossime due settimane ed è destinata a chi proprio non riesce a comprare da mangiare. E resta l’allarme sul pericolo di una tenuta sociale.
PALERMO. “Un piccolo tampone davanti a una grande ferita”, così il sindaco di Palermo Leoluca Orlando commenta la misura per l’emergenza alimentare. Al capoluogo siciliano andranno 5 milioni di euro. Poi ci saranno altri aiuti annunciati dalla Regione. Prima della pandemia le famiglie assistite in città erano circa 600 e adesso aumenteranno in modo notevole, anche perché a Palermo sono evidenti i sintomi di una forte tensione, tra supermercati militarizzati e assalti agli scaffali. “Abbiamo attivato un sistema di registrazione online – continua Orlando - che ha toccato quota 11.000 iscritti”. A chi andranno i soldi? “A coloro i quali nel giro di poco tempo hanno perso qualsiasi fonte di sostentamento. Certamente non ci sarà spazio per gli sciacalli e per i professionisti del disagio”.
NAPOLI. Arriveranno 7,5 milioni, ma il Comune sta lavorando per rimpinguare con soldi del proprio bilancio e con donazioni. Il vero nodo è individuare chi aiutare. Avrà priorità chi non riceve già sussidi pubblici, con il Reddito di cittadinanza che va al 12% della popolazione. “Siamo di fronte a una povertà da Coronavirus – spiega l’assessore alle politiche sociali Monica Buonanno – cui appartiene gente che finora bene o male campava, per esempio le coppie con il marito cameriere e la moglie donna di servizio”. Anche chi finora è stato costretto a lavorare irregolarmente: “Non è una bella cosa il lavoro nero – ha concluso Buonanno – ma c’è e va affrontato”.
Macchina complessa Vanno mappati negozi e beneficiari. Pasta, riso, latte, farina e olio sono i beni di prima necessità
CATANIA. A spartirsi 2,6 milioni di euro saranno tra 6 e 7 mila catanesi. Per questo il Comune, già gravato da un dissesto di 1 miliardo e 400 milioni di euro, ha lanciato una campagna di crowdfunding. “In città abbiamo 12mila percettori del Reddito di cittadinanza – spiega l’assessore ai Servizi sociali Giuseppe Lombardo – questi verranno esclusi dalla misura nazionale ma si sta cercando di allargare gli aiuti”. Dopo la pubblicazione di un avviso online il
Comune potrebbe dare dei buoni spesa cartacei. “Forse tramite le municipalità e con i vigili urbani a presidiare la consegna”.
REGGIO CALABRIA. “Non ci sono stati episodi come quelli di Palermo e speriamo di non vederne.
Ma il sistema sicuramente inizia a scricchiolare”. Per questo motivo, il sindaco Giuseppe Falcomatà è già al lavoro per capire come gestire 1 milione e 376mila euro che gli arriveranno. “Stiamo vericando la platea in queste ore. La base – spiega il sindaco – è composta da 14 mila persone che già hanno accesso ai sussidi dei servizi sociali o al banco alimentare. A loro vanno aggiunti quelli che, oggi, versano in condizioni di indigenza. A mio avviso potremmo arrivare a 20mila persone che hanno diritto ai buoni spesa. È un palliativo che ci consentirà di andare avanti non più 20 giorni”.
Abbiamo attivato un sistema di registrazione online con 11.000 iscritti Non ci sarà spazio per gli sciacalli e per i professionisti del disagio
LEOLUCA ORLANDO