“Noi a Pavia sperimentiamo l’infusione di plasma iperimmune sui malati. E aiuta”
Il professore: “È una procedura salva-vita se svolta all’inizio della malattia”
Dopo
aver incontrato i medici cinesi in visita all’Ospedale San Matteo di Pavia, il dottor Cesare Perotti ha deciso di sperimentare il plasma iperimmune ottenuto da pazienti guariti. Con il placet dell’Istituto superiore della sanità, il professor Perotti, direttore del servizio di Immunoematologia e medicina trasfusionale del San Matteo, ha fatto partire la sperimentazione al Policlinico di Pavia. Dottore, ma questa non è una vecchia terapia ?
Sì, è una procedura già collaudata, ma è la tecnologia a essere nuova. Mi spiego: oggi abbiamo separatori cellulari in grado di separare il plasma dal sangue in modo più efficiente rispetto al passato. Risulta pertanto più efficace e molto meno costoso adottare anche questa terapia che non è alternativa ai farmaci in uso bensì aggiuntiva. Potrebbe contribuire alla guarigione.
Il plasma iperimmune può essere infuso sempre e a tut
ti i malati di Covid-19 ? Prima lo si infonde, meglio è. Su un paziente che inizia ad aver bisogno del casco per respirare può essere di grande aiuto. Più la malattia è avanzata meno gli anticorpi dei pazienti guariti aiuteranno il malato a sopravvivere.
Ci sono effetti collaterali? Di fatto no. Tengo a spiegare che il plasma infuso non può presentare rischi essendo analizzato secondo le indicazioni, molto stringenti, del Centro nazionale sangue.
È già stata applicata questa procedura per le recenti epidemie?
Il plasma iperimmune è già stato utilizzato anche in passato per Sars ed Ebola con risultati incoraggianti.
Voi siete l’ospedale capofila del protocollo. È prevista la condivisione dei dati con altri ospedali ed enti ?
Il San Matteo, attraverso il suo protocollo, potrà svolgere il ruolo di hubper tutti gli altri ospedali che vogliono aderire. Qui non sono in ballo interessi economici, ma solo la salute delle persone e la possibilità di salvare i malati più gravi. Ha già aderito l’ospedale di Mantova e stanno arrivando richieste da molti ospedali di altre regioni e anche dalla banca del sangue di
New York dove la pandemia rischia di trasformarsi in un vero disastro.
I dati sull’uso del plasma iperimmune cosa hanno fatto emergere?
I dati sono pochi e derivano soprattutto da segnalazione di casi clinici. Ma l’analisi mostra che la somministrazione di plasma proveniente da pazienti immunizzati possa essere applicata in maniera sicura, registrando una riduzione della degenza ospedaliera e soprattutto minor mortalità con una risposta positiva nella maggior parte dei casi entro due giorni.