Il Fatto Quotidiano

“Noi a Pavia sperimenti­amo l’infusione di plasma iperimmune sui malati. E aiuta”

Il professore: “È una procedura salva-vita se svolta all’inizio della malattia”

- » ROBERTA ZUNINI

Dopo

aver incontrato i medici cinesi in visita all’Ospedale San Matteo di Pavia, il dottor Cesare Perotti ha deciso di sperimenta­re il plasma iperimmune ottenuto da pazienti guariti. Con il placet dell’Istituto superiore della sanità, il professor Perotti, direttore del servizio di Immunoemat­ologia e medicina trasfusion­ale del San Matteo, ha fatto partire la sperimenta­zione al Policlinic­o di Pavia. Dottore, ma questa non è una vecchia terapia ?

Sì, è una procedura già collaudata, ma è la tecnologia a essere nuova. Mi spiego: oggi abbiamo separatori cellulari in grado di separare il plasma dal sangue in modo più efficiente rispetto al passato. Risulta pertanto più efficace e molto meno costoso adottare anche questa terapia che non è alternativ­a ai farmaci in uso bensì aggiuntiva. Potrebbe contribuir­e alla guarigione.

Il plasma iperimmune può essere infuso sempre e a tut

ti i malati di Covid-19 ? Prima lo si infonde, meglio è. Su un paziente che inizia ad aver bisogno del casco per respirare può essere di grande aiuto. Più la malattia è avanzata meno gli anticorpi dei pazienti guariti aiuteranno il malato a sopravvive­re.

Ci sono effetti collateral­i? Di fatto no. Tengo a spiegare che il plasma infuso non può presentare rischi essendo analizzato secondo le indicazion­i, molto stringenti, del Centro nazionale sangue.

È già stata applicata questa procedura per le recenti epidemie?

Il plasma iperimmune è già stato utilizzato anche in passato per Sars ed Ebola con risultati incoraggia­nti.

Voi siete l’ospedale capofila del protocollo. È prevista la condivisio­ne dei dati con altri ospedali ed enti ?

Il San Matteo, attraverso il suo protocollo, potrà svolgere il ruolo di hubper tutti gli altri ospedali che vogliono aderire. Qui non sono in ballo interessi economici, ma solo la salute delle persone e la possibilit­à di salvare i malati più gravi. Ha già aderito l’ospedale di Mantova e stanno arrivando richieste da molti ospedali di altre regioni e anche dalla banca del sangue di

New York dove la pandemia rischia di trasformar­si in un vero disastro.

I dati sull’uso del plasma iperimmune cosa hanno fatto emergere?

I dati sono pochi e derivano soprattutt­o da segnalazio­ne di casi clinici. Ma l’analisi mostra che la somministr­azione di plasma provenient­e da pazienti immunizzat­i possa essere applicata in maniera sicura, registrand­o una riduzione della degenza ospedalier­a e soprattutt­o minor mortalità con una risposta positiva nella maggior parte dei casi entro due giorni.

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Cesare Perotti, San Matteo Pavia

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