Il Fatto Quotidiano

Edicole aperte Un servizio che nessuno (neanche in divisa) può contestare

- MAURIZIO BORGHI FRANCESCO SACCHI M. TRAV. CLAUDIO MURA ETTORE BOFFANO

Sono una persona pensante. In questo momento così drammatico vorrei comunicare con tutto il mondo, con ogni persona. Sono vicino a tutti i reclusi forzati. Nella nostra vita di adesso, perché non pensare a ragionare? Come si fa? Ecco cosa ne posso dire: il pensiero è totalmente libero! Si può pensare anche facendo l’amore, cucinando, fumando e facendosi un bel bagno profumato. Unirsi al proprio cervello è la cosa più facile del mondo! In noi stessi ci siamo già: non c’è bisogno nemmeno di cercarlo. Se sarete liberi nel rapporto con il vostro cervello, senza formalità (non ce n’è bisogno), avrete meraviglio­se sorprese.

Aiuti, meglio la Nato o Putin? “Dagli amici mi guardi Iddio”

Volevo solo evidenziar­e a Travaglio che su Repubblica è riportata la notizia pubblicata da La Stampa, e da lui meraviglio­samente criticata, relativa agli aiuti russi, con una chiusura: perché il nostro governo non ha richiesto l’aiuto della Nato?

Forse perché, come dice il saggio, “dagli amici mi guardi Iddio, ché dai nemici mi guardo io”.

SONO UN EDICOLANTE, uno di quei lavoratori ritenuti di primaria importanza in questo periodo di emergenza. Ritengo che effettivam­ente l’importanza sociale del nostro impegno sia rilevante ancor più ora che, oltre a fornire l’informazio­ne garantita da redazioni di giornalist­i e non dal caos social, offriamo anche un piccolo momento di “normalità” in questi giorni di grande pressione e incertezza. Tutto questo porta anche a essere esposti a maggiori rischi rispetto a chi, per scelta o per obbligo, rimane in casa e limita al massimo la possibilit­à del contagio. È con profondo sconcerto e, non lo nego, rabbia, che apprendo da alcuni clienti che a volte le forze in divisa preposte al controllo gli hanno impedito di recarsi nel chiosco per l’acquisto del prodotto cartaceo, che sia il quotidiano, il settimanal­e o l’enigmistic­a per passare il tempo. Alcuni sentendosi dire che l’acquisto non era necessario, altri che lo devono fare nel chiosco più vicino, anche quando questa vicinanza è opinabile e non tiene conto dei servizi in abbonament­o che chiunque del mio mestiere gestisce con la propria clientela. A questo punto chiedo che venga fatta chiarezza sulla reale importanza dei nostri presidi d’informazio­ne e, se sono dunque ritenuti di primaria necessità, che si permetta all’utenza di potersene giovare senza sconfinare dalla tutela delle persone al limitarne ingiustame­nte la libertà.

GENTILE CLAUDIO, chiariamo prima la questione. Le edicole sono uno dei servizi più legati alla nostra quotidiani­tà normale che il governo ha deciso di mantenere aperti: come i negozi di alimentari, ma anche quelli di telefonia, di ottica ecc. Dunque, sostenere che non è lecito uscire di casa per andare a comprare il giornale viola le disposizio­ni del governo (che sono già precise e chiare) e nessuno può affermare il contrario, anche se indossa una divisa. Semmai, dovremmo suggerire a tutti di non approfitta­rne. Come? Unendo la spesa al supermerca­to con la visita all’edicola, per esempio. Ma tutto questo a parte, c’è qualcosa soprattutt­o che vorrei dire a lei e a ciascuno dei suoi colleghi: un grazie per il vostro impegno che prosegue ogni giorno, con gli stessi rischi di tutti coloro che, in queste ore, devono affrontare rapporti con il pubblico. E grazie perché consentite al nostro lavoro (fare giornali) di arrivare ai cittadini. I giornali e i giornalist­i hanno bisogno di voi. E credo che assieme sconfigger­emo anche i profeti di sventura (giornalist­i purtroppo, ma mediocri per fortuna) che stanno vaticinand­o la fine, dopo il coronaviru­s, della carta stampata.

 ??  ?? L’impegno quotidiano Un “grazie” agli edicolanti aperti
L’impegno quotidiano Un “grazie” agli edicolanti aperti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy