Edicole aperte Un servizio che nessuno (neanche in divisa) può contestare
Sono una persona pensante. In questo momento così drammatico vorrei comunicare con tutto il mondo, con ogni persona. Sono vicino a tutti i reclusi forzati. Nella nostra vita di adesso, perché non pensare a ragionare? Come si fa? Ecco cosa ne posso dire: il pensiero è totalmente libero! Si può pensare anche facendo l’amore, cucinando, fumando e facendosi un bel bagno profumato. Unirsi al proprio cervello è la cosa più facile del mondo! In noi stessi ci siamo già: non c’è bisogno nemmeno di cercarlo. Se sarete liberi nel rapporto con il vostro cervello, senza formalità (non ce n’è bisogno), avrete meravigliose sorprese.
Aiuti, meglio la Nato o Putin? “Dagli amici mi guardi Iddio”
Volevo solo evidenziare a Travaglio che su Repubblica è riportata la notizia pubblicata da La Stampa, e da lui meravigliosamente criticata, relativa agli aiuti russi, con una chiusura: perché il nostro governo non ha richiesto l’aiuto della Nato?
Forse perché, come dice il saggio, “dagli amici mi guardi Iddio, ché dai nemici mi guardo io”.
SONO UN EDICOLANTE, uno di quei lavoratori ritenuti di primaria importanza in questo periodo di emergenza. Ritengo che effettivamente l’importanza sociale del nostro impegno sia rilevante ancor più ora che, oltre a fornire l’informazione garantita da redazioni di giornalisti e non dal caos social, offriamo anche un piccolo momento di “normalità” in questi giorni di grande pressione e incertezza. Tutto questo porta anche a essere esposti a maggiori rischi rispetto a chi, per scelta o per obbligo, rimane in casa e limita al massimo la possibilità del contagio. È con profondo sconcerto e, non lo nego, rabbia, che apprendo da alcuni clienti che a volte le forze in divisa preposte al controllo gli hanno impedito di recarsi nel chiosco per l’acquisto del prodotto cartaceo, che sia il quotidiano, il settimanale o l’enigmistica per passare il tempo. Alcuni sentendosi dire che l’acquisto non era necessario, altri che lo devono fare nel chiosco più vicino, anche quando questa vicinanza è opinabile e non tiene conto dei servizi in abbonamento che chiunque del mio mestiere gestisce con la propria clientela. A questo punto chiedo che venga fatta chiarezza sulla reale importanza dei nostri presidi d’informazione e, se sono dunque ritenuti di primaria necessità, che si permetta all’utenza di potersene giovare senza sconfinare dalla tutela delle persone al limitarne ingiustamente la libertà.
GENTILE CLAUDIO, chiariamo prima la questione. Le edicole sono uno dei servizi più legati alla nostra quotidianità normale che il governo ha deciso di mantenere aperti: come i negozi di alimentari, ma anche quelli di telefonia, di ottica ecc. Dunque, sostenere che non è lecito uscire di casa per andare a comprare il giornale viola le disposizioni del governo (che sono già precise e chiare) e nessuno può affermare il contrario, anche se indossa una divisa. Semmai, dovremmo suggerire a tutti di non approfittarne. Come? Unendo la spesa al supermercato con la visita all’edicola, per esempio. Ma tutto questo a parte, c’è qualcosa soprattutto che vorrei dire a lei e a ciascuno dei suoi colleghi: un grazie per il vostro impegno che prosegue ogni giorno, con gli stessi rischi di tutti coloro che, in queste ore, devono affrontare rapporti con il pubblico. E grazie perché consentite al nostro lavoro (fare giornali) di arrivare ai cittadini. I giornali e i giornalisti hanno bisogno di voi. E credo che assieme sconfiggeremo anche i profeti di sventura (giornalisti purtroppo, ma mediocri per fortuna) che stanno vaticinando la fine, dopo il coronavirus, della carta stampata.