“Orbán dittatore” Lui: “L’opposizione sta col coronavirus”
Il Parlamento affida pieni poteri a tempo indeterminato al premier. Salvini lo elogia. La Ue: “Vigiliamo sulla legge”
La prima ricaduta tangibile e incontrovertibile del Coronavirus sul sistema politico di un Paese europeo si vede in Ungheria, dove Parlamento ungherese affida a Viktor Orban pieni poteri e a tempo indeterminato. Ovvero, il premier d’ora in poi, e fino a quando vorrà, potrà governare attraverso l’uso esclusivo di decreti, sciogliere il Parlamento, cambiare o sospendere leggi in vigore, perfino arrivare a bloccare le elezioni. Senza contare che chi diffonde “fake news” sulla pandemia rischia fino a 5 anni di carcere: di fatto un bavaglio per la libera stampa nel caso denunciasse le mancanze del sistema sanitario ungherese (mancano le mascherine e ci sono solo 2560 ventilatori in tutto il Paese).
La legge è passata con i voti della maggioranza (Fidesz) e di alcuni deputati di estrema destra: 138 sì contro 53 no. Tutto questo, formalmente, “per combattere più efficacemente il coronavirus”. Tanto per chiarire, i dati ufficiali ungheresi, parlano di soli 447 contagiati e 15 decessi, tutte persone anziane con altre malattie. Anche se il numero reale potrebbe essere ben diverso: si fanno pochissimi tamponi (finora circa 13 mila). Misure di contenimento che vietano d’uscir di casa sono in vigore in tutto il Paese e ufficiali dell’esercito vengono inviati negli ospedali e nelle sedi di alcune grandi imprese strategiche: non è chiaro a che scopo. Per i socialisti, all’opposizione, è l’inizio della dittatura. E anche l’Europa si allarma: “La Commissione sta valutando le misure di emergenza adottate dagli Stati membri in relazione ai diritti fondamentali”, ha avvertito il commissario alla Giustizia Didier Reynders.
Il sospetto più che fondato è che Orban non aspettasse altro. Non è la prima volta, infatti, che cambia la Costituzione in senso autoritario. Negli scorsi anni aveva varato una serie di leggi speciali, che implicavano il controllo dei media e della magistratura da parte del governo. Tanto che l’Ungheria è già sotto procedura d’infrazione in base all’ articolo 7 del Trattato per violazione dei principi dell’Unione. Procedura fino ad ora congelata. Gli Stati membri non si sono decisi, così come Orban è sempre sul punto di essere espulso dal suo partito, il Ppe, che però finora non l’ha fatto. Ieri da Bruxelles non è arrivata una voce unitaria e ufficiale. Ma intanto il ministro degli Affari Europei, Enzo Amendola, che rispecchia la posizione del governo italiano, dice al Fatto: “Chiederemo di valutare nella procedura di infrazione anche questa legge”. L’o rg a ni sm o preposto è il Consiglio Affari generali (che in tempi di governo gialloverde non è stato molto incisivo sul tema). Comunque, al momento, per una riunione, non c’è una data. Neanche il Ppe assume una posizione unitaria e definita. Anche se alcuni eurodeputati (Sean Kelly, irlandese, Othmar Karas, austriaco, Petri Sarvamaa, finlandese e Daniel Cazspary, tedesco) esprimono una condanna decisa.
LA SCELTA DELL’UNGHERIA potrebbe aprire la strada all’ennesima crepa nell’Unione, dando fiato a sovranisti e nazionalisti. Con la destra italiana il premier magiaro intrattiene ottimi rapporti, anche se Matteo Salvini non è mai riuscito a convincerlo a fare un gruppo unico in Europa. Nel settembre scorso, Orban è stato ospite d’onore alla festa di FdI a Roma, Atreju. E a fine agosto ha inviato una lettera di ringraziamento al da poco ex ministro degli interni Salvini, assicurandogli che non avrebbe dimenticato le sue azioni contro i migranti. Dunque il leader leghista ha salutato “con rispetto la libera scelta del Parlamento ungherese eletto democraticamente dai cittadini”. Mentre Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia è arrivata a fare dei paragoni con la situazione italiana. Da Fi è arrivato solo un commento imbarazzato di Antonio Tajani: “Il Parlamento è sovrano”. Pd e Iv hanno parlato con una voce sola: “Bisogna combattere il coronavirus, non la democrazia”, ha detto Zingaretti. Renzi ha invitato l’Ue a fargli cambiare idea o a cacciare l’Ungheria dall’Unione”. Mentre il presidente della Camera, Roberto Fico (M5s), ha definito quello di Orban e del Parlamento ungherese “un comportamento non consono con le democrazie europee”.