ELETTRONICA Tutti i colori dei fratelli Eno, creati via email
Da “Celeste” a “Obsidian”, una raccolta frutto di 15 anni di collaborazione tra Roger e Brian
Mixing Colours è il compendio di quindici anni di collaborazione tra i fratelli Roger e Brian, con diciotto brani articolati e complessi, ed è anche il loro debutto sulla prestigiosa Deutsche Grammophon.
IL PROCESSO di composizione è partito dal fratello Roger su una tastiera Midi: ogni input veniva inviato via email a Brian per la manipolazione dei suoni. Dal 2005 questo metodo è andato avanti per quindici anni, senza nessuna volontà di pubblicarne i contenuti, come affermato da Roger Eno: “Non stavamo pensando a un risultato finale, è stata una conversazione reciproca inaspettata. Mi svegliavo, andavo in studio, sistemavo la mia attrezzatura e improvvisavo. L’idea di un album è emersa quando ho visto il numero dei brani aumentare con risultati molto soddisfacenti. È qualcosa che nessuno di noi avrebbe potuto realizzare da solo”. Le tracce – esclusa una – richiamano un colore: “Più ascolti l’album – con i favolosi mondi che Brian ha creato – più riesci a camminare e ambientarti nel suo enorme paesaggio”.
La copertina e ilbookletcontengono i dipinti astratti dell’artista Dom Theobald. Spring Frost (l’album è uscito il primo giorno di primavera) è un panorama di piccoli suoni sospesi su una tastiera rarefatta; la sensazione è di entrare in punta di piedi in una installazione. Burnt Umber parte con una sequenza in loop ed evoca cristalli suonati su uno xilofono; Celeste, scelta come singolo e video, è una ballata di pianoforte classica malinconica. Obsidian è spettrale, una colonna sonora delle nostre città svuotate e inquietanti di questi tempi.
Meditazione è la parola chiave, è il disco giusto al momento giusto. “Quello che è successo con l’elettronica è che tutti gli spazi tra quelle isole vengono esplorati” chiosa Brian, “producendo nuovi suoni che non sono mai esistiti. È stato un grande piacere per me esplorare quell’oceano con le composizioni uniche di Roger”. Un percorso iniziato con An Ending (Ascent) pubblicata nel 1983 nell’album Apollo Atmospheres and Soundtracks, sotto la regia di Brian Eno e Daniel Lanois: paesaggi sonori, rigore stilistico, ambient d’élite.
Più che una “rinascita artistica e intellett u a l e ” come s t a scritto in certi comunicati, Un Giorno Nuovo, il quinto album di Paolo Zanardi, è il frutto insperato dell’(aver trovato)amore. Quello vero. Inutile girarci intorno, far finta di nulla, camuffarsi. Utilizzare metafore non serve quando tutto, qui, è impregnato d’un sentimento più alto. Financo le citazioni – musicali o verbali che siano – derivano da scelte dettate dal cuore più che colla mente cogitate. E intuirlo è semplice. Per uno che – lui sì – sincero lo è da sempre. Talmente trasparente, che nelle sue rime scompare. Composto da dieci brani, in Un Giorno Nuovo il cantautore pugliese si apre a sonorità più moderne per i suoi standard, e l’elettronica che fa tutto molto New Wave anni 80, la fa da padrona, senza però snaturarne la cifra stilistica. Come nel pezzo noir Di Notte, con un testo, a giudicare dalla situazione che stiamo vivendo per il Covid-19, piuttosto profetico. O in canzoni che sono vere autobiografie immaginarie, come F ugge l’amore e Pezzo Zen.