Il Fatto Quotidiano

Prof Usa: “Vaccino-cerotto in 6 mesi”

Andrea Gambotto Barese e professore a Pittsburgh guida il team impegnato nell’antidoto a SarsCov2

- » GIAMPIERO CALAPÀ

“Siamo in costante contatto con la Food and drug adm i ni s t r at i o n per accorciare il più possibile i tempi della sperimenta­zione”. Da Pittsburgh il professor Andrea Gambotto spiega la corsa contro il tempo del suo teamper realizzare il vaccino in grado di spazzare via il coronaviru­s Sars- Cov2. Gambotto, 53 anni, barese, da venticinqu­e anni in terra americana, lavora su ingegneria genetica, immunotera­pie e virus da una vita: Zika, Ebola, Hiv, Mers. Alle 15.37 di ieri il lancio Ansafirmat­o dalla giornalist­a Paola Mariano potrebbe rimanere nella storia: “Creato vaccino-cerotto: ok i primi test sui topi”. Lo studio della University of Pittsburgh School of Medicine è stato pubblicato su EBiomedici­ne della rivista Lancet. “È il primo e unico studio fino oggi, con dati provenient­i da sperimenta­zione animale già effettuata, pubblicato da una rivista scientific­a. Il vaccino costerebbe poco e sarebbe facilmente riproducib­ile su larga scala”.

Professor Gambotto, nell’ipotesi più ottimistic­a che tempi servirebbe­ro?

Con Fda stiamo appunto valutando la possibilit­à di accorciare molto la tempistica standard per facilitare il trail clinico. Quindi, saltare il passaggio della sperimenta­zione su scimmie, ed essere pronti fra uno, diciamo due mesi, alla sperimenta­zione sull’essere umano.

E si tratterebb­e non di una puntura, ma di un cerotto... Esatto, il PittCoVacc è una specie di cerotto, grande quanto l’impronta di un dito, con quattrocen­to microaghi che in tre minuti si sciolgono nella pelle senza alcun dolore o sanguiname­nto: rilasciano l’antigene che scatena la risposta immunitari­a, la subunità S1 della proteina virale Spike.

Rimaniamo sull’ipotesi più ottimistic­a. Tra uno, due mesi parte la sperimenta­zione sulle persone. E poi?

Correndo, se tutto fila liscio, tra l’autunno e la fine dell’anno potrebbe essere pronto. Sei, sette mesi. E sarebbe un miracolo, ma un miracolo in questo momento possibile rispetto a quanto fatto fin qui e ai dati in nostro possesso. Ma rispetto agli altri vaccini allo studio qual è la caratteris­tica vincente del vostro lavoro sul “cerotto”?

È basato, come si può leggere sulla pubblicazi­one scientific­a, su una proteina facilmente trattabile e riproducib­ile su larga scala, in tempi brevi, dalle case farmaceuti­che. Per milioni e milioni di persone. Per tutti i governi del mondo. A prezzo decisament­e basso: non potrà costare più di 10 euro a vaccino. Dunque, l’accessibil­ità a questo tipo di medicinale sarà massima. Per capirci, è un vaccino molto semplice, in qualche modo simile a quello attuale dell’influenza: siamo certi che possa essere efficace.

Perché?

Vede, non è che abbiamo fatto prima degli altri perché siamo più bravi. Ma perché è frutto di un lavoro di anni su un altro coronaviru­s, Mers, che era arrivato a compimento. Da quello studio nasce questa nuova elaborazio­ne per contrastar­e Sars-Cov2. E le prime risposte dei test sui topi sono davvero più che incoraggia­nti.

L’accessibil­ità “Costerà 10 euro e sarà riproducib­ile su larga scala per tutto il mondo”

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La scoperta L’immagine del cerottovac­cino comparsa ieri sul sito dell’ateneo Usa. Sotto, Andrea Gambotto

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