Il Fatto Quotidiano

Occhio ai forchetton­i

- » MARCO TRAVAGLIO

Non avrei firmato, se me l’avessero chiesto, l’appello raccolto dal manifesto fra molti intellettu­ali di sinistra, fra cui diversi amici e collaborat­ori del Fatto , contro gli agguati a Conte e al suo governo. Intanto perché non sono un intellettu­ale, poi perché non vengo da sinistra (anche se spesso mi ci ritrovo) e soprattutt­o perché conosco bene i meccanismi della disinforma­zione, fatti apposta per trasformar­e ogni cosa nel suo contrario e dunque – come puntualmen­te avvenuto – nel gabellare quell’iniziativa in una minaccia “di regime” contro il sacrosanto diritto di critica al premier e al governo in carica. Ciò premesso, chi legge l’appello si rende conto che coglie nel segno. Anzitutto perché sottolinea quello che anche noi notiamo da mesi: a memoria d’uomo non s’è mai visto un governo tanto osteggiato dall’establishm­ent me di at ico - f in anz ia rio - l ob bistico.

Nella Prima Repubblica i giornali, la Rai e poi anche la Fininvest erano governativ­i per definizion­e (salvo gli organi di partito di destra e di sinistra e, dagli anni 70, i tre nuovi quotidiani di opinione, il manifesto, il Giornale e la Repubblica, che rifletteva­no le libere convinzion­i dei fondatori, Rossanda & Parlato, Montanelli e Scalfari). Nella Seconda Repubblica, i governi B. raccogliev­ano applausi dai giornali di destra e confindust­riali, e fischi da quelli di centrosini­stra; e i governi di centrosini­stra viceversa, con l’ec cezione di quelli confindust­riali che restavano sostanzial­mente governativ­i. Poi, nel 2011, iniziò la breve (per fortuna) èra delle larghe intese: Monti aveva tutti i poteri, tutta la stampa e tutte le tv ai suoi piedi (a parte il Fatto e poche eccezioni), idem Enrico Letta e il suo santo patrono Napolitano, idem Renzi, almeno fino alla rottura del Nazareno (l’elezione di Mattarella al Colle nel gennaio 2016, non concordata con B.). Il Salvimaio, appena nato, raccolse l’ostilità preconcett­a di quasi tutta la stampa e dei poteri retrostant­i, che fingevano di avercela con i due partiti “populisti”, mentre in realtà tremavano solo per il M5S. Tant’è che, non appena Conte, Di Maio&C. iniziarono a minacciare le mangiatoie dei soliti noti (concession­i autostrada­li, Tav, prescrizio­ne e impunità per corrotti ed evasori), l’esta blishme nt e i suoi fogli d’o rdini puntarono tutto su Salvini, nuovo santo patrono del Sistema. Infatti tutti, persino Repubblica, dopo la crisi del Papeete spingevano per le elezioni subito, che ci avrebbero restituito il finto bipolarism­o di prima: finta destra contro finta sinistra, con le rispettive penne alla bava al seguito, e quegli outsider di Conte e dei 5Stelle a casa.

Tanto la roulette del bipolarism­o all’italiana è sempre truccata: che esca il rosso o il nero, vince sempre il banco. Per fortuna nostra e sventura di lorsignori, il piano fallì: e, col governo Conte-2 si saldò con sette anni di ritardo quel connubio fra un centrosini­stra seminuovo e un M5S semirespon­sabile che era già possibile nel 2013, quando Grillo offrì al Pd di eleggere Rodotà al Quirinale e subito dopo di governare insieme. Ma invano, per l’inesperien­za e l’arroganza dei 5Stelle e la miopia e le compromiss­ioni di quel Pd, ancora ostaggio di Re Giorgio, che infatti si fece rieleggere per benedire l’inciucio con B.. E col Partito Trasversal­e degli Affari: lo stesso che l’anno scorso, in mancanza di meglio, si era consegnato mani e piedi a Salvini. E che ora, col governo Conte-2, incentrato sulla figura del premier e condiziona­to dal M5S e dall’ala meno affaristic­a del Pd, non riesce più a toccare palla.

Il secondo pregio dell’appello degli intellettu­ali è proprio questo: aver colto il vero motivo dell’ostilità preconcett­a e irriducibi­le di tutto l’establishm­ent a Conte e al suo governo. Che non sono odiati per i loro errori, ritardi, pasticci, litigi. Ma per i loro meriti: cioè per aver tenuto finora lontane le lobby che hanno sempre spadronegg­iato con tutti i governi e ora impazzisco­no per l’astinenza. Perché l’Innominabi­le, cioè il leader meno stimato dagli italiani, viene intervista­to da giornaloni e tv con frequenza e spazi inversamen­te proporzion­ali ai consensi? Perché è l’unico, nella maggioranz­a, che asseconda le lobby. E perché tutti i giornaloni (ora anche Repubblica, dopo la brutale presa del potere degli Agnelli) tirano la volata al governissi­mo di Draghi o di chi per esso? Perché, come al circo, più gente entra più bestie si vedono, e Confindust­ria, Confquesto e Confquello vogliono tornare a comandare tramite i loro burattini. La pressione aumenta a mano a mano che svanisce il ricordo dei morti da Covid-19 e si avvicina l’arrivo dei soldi pubblici, italiani ed europei, roba da centinaia di miliardi, o anche solo da decine (forza Mes!). Il presidente di Confindust­ria Bonomi, uno dei responsabi­li della mancata chiusura della Val Seriana (record europeo dei caduti), l’ha detto brutalment­e: i soldi li vogliamo tutti noi, basta aiuti a pioggia (peggio che mai ai bisognosi). Questa è la partita che si sta giocando: vecchi e nuovi forchetton­i (pensate ai giochetti delle lobby farmaceuti­che sulle mascherine) marciano sulla punta non delle baionette, ma dei giornaloni per risedersi al tavolo. Anzi a tavola. E spartirsi la torta. Diceva Totò: “C’è a chi piace e a chi non piace”. A noi non piace.

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