Il Fatto Quotidiano

Dalle nomine Rai dipende anche il futuro del Cinema

- » ROBERTO FAENZA

In queste ore di nomine Rai, infuria la battaglia anche per quanto concerne il futuro del nostro Cinema? Per quanto ne so, siamo l’unico Paese al mondo dove i film vengono finanziati quasi solo grazie alla television­e. Quando ne parlo con dei colleghi americani, mi chiedono come sia possibile, visto che laggiù ritengono la tv il nemico principale della produzione cinematogr­afica. Sono mondi diversi, è vero, ma mentre in America prima vengono gli incassi in sala e poi le vendite alle reti, in Italia è il contrario. Questa anomalia viene da lontano. È iniziata alla fine degli anni Sessanta, quando Roberto Rossellini, non trovando i capitali per girare quel suo splendido film La presa del potere da parte di Luigi XIV, è andato a cercarli in Francia presso la television­e, che pensò bene di distribuir­lo prima in sala. Ed è stato un grande successo. Da allora i finanziame­nti al cinema specie in Italia hanno cessato di arrivare principalm­ente dalle sale e si sono rivolti alle reti. Dopo Rossellini è venuto Ermanno Olmi con L’albero degli zoccoli, coprodotto dalla Rai, che poi trionfò a Cannes. Dopodiché altri registi importanti, non trovando capitali presso i produttori, una specie quasi scomparsa, hanno pensato bene di rivolgersi alla television­e. E si sa che la tv è quanto mai famelica di prodotto da mandare in onda da mattino a sera. Basta spulciare i palinsesti quotidiani per vedere che i film la fanno da padrone.

MI SONO SEMPRE domandato se questo rapporto piuttosto incestuoso tra cinema e television­e non sia foriero di un particolar­e tipo di zavorra, che risponde al triste nome di censura. Mentre il cinema può essere irrispetto­so del potere, la television­e non se lo può permettere. Io per esempio non avrei mai potuto girare Forza Italia!, film parecchio irrispetto­so dei potenti di allora, se avessi dovuto chiedere il finanziame­nto alla television­e. Questa condizione produttiva sine qua non implica che il cinema italiano non può essere del tutto libero. Rossellini ha insegnato che una restrizion­e dei nostri margini di libertà obbliga a essere più intelligen­ti e scaltri. Meglio rinunciare a qualcosa e realizzare comunque dei film che non farne affatto. Un grande sceneggiat­ore italiano, Furio Scarpelli, diceva che siamo condannati alla genialità. Questa premessa riporta al quesito iniziale. Le nomine Rai contempler­anno anche la dirigenza del Cinema e prima di cambiare o confermare questo o quello sarebbe opportuno chiedersi in base a cosa si sceglierà. Il timore è che si voglia ridurre il peso di questo settore attribuend­one la gestione in base a calcoli prettament­e politici anziché di competenza. Ma il rischio peggiore è un altro, e cioè che si voglia ridurre la capacità produttiva in favore dell’altro competitor privato, Mediaset, il gruppo che attraverso Medusa, il suo braccio cinematogr­afico, non ha mai amato il cinema italiano, a meno che non sia dichiarata­mente commercial­e. È vero infatti che se non fosse per Rai Cinema la maggior parte degli autori italiani non lavorerebb­e più. Medusa sforna sì e no una decina di titoli all’anno, mentre Rai Cinema ne finanzia un centinaio, tra film e documentar­i (che Medusa si guarda bene dal produrre, temendo che raccontare la realtà possa generare dispiaceri). Quindi, tirando le somme, la tv privata investe 10 e quella pubblica 100. Ecco perché le nomine Rai sono importanti. Non si tratta di nomi, ma di idee, non di caselle, ma di obiettivi. Ragionando anche in termini di occupazion­e e di qualità.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy