2. Fontana cauto a fasi alterne
Contraddizioni e piroette: nello stesso giorno prima sta coi tecnici per la “massima prudenza nella Fase2”, poi cambia idea
Ancora una volta la Lombardia ha il più alto numero di nuovi contagi in Italia. Ieri ne ha contati 299 in più su un totale a livello nazionale di 789 casi: vale a dire quasi il 38% dei nuovi infettati è qui. E anche se aumentano sensibilmente i guariti (3.808 in più) e continua a diminuire la pressione sulle terapie intensive (meno 21 pazienti) i numeri sono ancora tali da invitare alla cautela, con 115 nuovi decessi.
Proprio la stessa massima cautela che secondo il comitato tecnico scientifico che affianca l’unità di crisi regionale dovrebbe ancora guidare le scelte dei vertici della Regione. Gli esperti lo hanno detto al governatore Attilio Fontana ieri mattina. “Serve ancora prudenza”, gli hanno ripetuto. Anche perché i dati sui contagi di oggi sono ancora da ricondurre agli effetti dei due mesi di lockdown. E visto che il periodo di incubazione del virus varia tra i sette e i quattordici giorni quanto possano aver pesato le prime riaperture disposte dal 4 maggio, su una eventuale maggiore diffusione dell’epidemia, lo si potrà misurare realmente solo tra una settimana o due.
UN INVITO all’attenzione che Fontana al comitato ha detto di condividere pienamente. Salvo poi dichiarare a Rainews 24:“Crediamo sia giunto il momento di riaprire i servizi alla persona come parrucchieri ed estetiste, oltre a bar e ristoranti, sia pure nel rispetto delle regole dettate dall’Inail”. Le riaperture del 18 maggio sono dietro l’angolo e Fontana, pressato anche dalle categorie economiche, spinge “per cercare il giusto equilibrio per riaprire al massimo le attività rispettando al contempo quelle misure che non consentano di mettere in discussione la sicurezza sanitaria. Tutti mi chiedono di riaprire il più possibile”.
Piroette che secondo Samuele Astuti, consigliere regionale del Pd, non si spiegano: “Il sistema regionale fa ancora molta fatica a prendere in carico i nuovi pazienti – dice Astuti –, e ci sono ancora molti ritardi nell’analisi dei tamponi: c’è chi aspetta anche per quindici giorni. E non sappiamo ancora quanti ne vengono eseguiti nelle singole province, mentre molti, per il processamento, vengono mandati in laboratori fuori regione”. Ma come si stanno muovendo i macro indicatori (vale a dire i dati sui contagi, sul contact tracinge sulla pressione sugli ospedali) che fanno la differenza?
Il numero dei contagi classifica ancora la Lombardia, secondo i tecnici del ministero della Salute, a rischio moderato, a differenza di tutte le altre regioni (a rischio basso), tranne il Molise, dove si registra un focolaio. E per avere un quadro reale della situazione, come ha sottolineato anche ieri il comitato tecnico scientifico nell’incontro con Fontana, bisogna ancora aspettare.
Quanto al cosiddetto contact tracing, il tracciamento dei contatti, secondo i medici la Lombardia ha appena fatto lo scatto al nastro di partenza. Si sa, i tamponi eseguiti sono ancora pochi, una media di poco più di 7.500 al giorno. “Ancora troppo pochi rispetto al fabbisogno – dice Guido Marinoni, presidente del l’Ordine dei medici di Bergamo –. E anche se sono aumentati i laboratori per il processamento molto si giocherà sull’efficienza delle singole Ats, le aziende sanitarie, e sulla dotazione di apparecchiature più avanzate che per ora sono state annunciate ma non installate”.
Il punto però è un altro. Marinoni dopo aver stilato la lista dei principali errori commessi dalla Regione nella gestione dell’epidemia, insieme al presidente della federazione regionale degli ordini dei medici, Gianluigi Spata, ha spinto, d’accordo con il collega, affinché venisse approvata la delibera sulla vigilanza che pone in capo ai medici di famiglia il compito, in caso di paziente sospetto, di disporre immediatamente l’isolamento domiciliare anche per tutte le persone che hanno avuto con lui contatti stretti, segnalandoli contemporaneamente all’Ats di competenza, che deve intervenire rapidamente per eseguire i tamponi.
“IN REALTÀ – dice Marinoni –, il contract tracing sta partendo solo adesso, proprio grazie a quella delibera, che è stata finalmente approvata. Ma ha ottenuto il via libera solo la scorsa settimana ed è ancora troppo presto per vederne le conseguenze”.