Il Fatto Quotidiano

“Io per Totti piansi per giorni. Tessera del Pci da Veltroni”

ANNA PETTINELLI Storica conduttric­e di Rds, ora è impegnata nelle nuove puntate di “Amici”

- ▶ FERRUCCI

Anna Francesco doppia voce zante Pettinelli diventa del George personaggi­o Pannofino più è Clooney, un caratteriz- po’ quando stesso. come e la Così prima è sillaba lei, la riconosci di “pronto”, dalla e subito leratore dopo di pensieri spinge e sull’acce- concetti, senza reali incertezze o rallentame­nti, ma è costante, pratica, diretta, consapevol­mente sfrontata; ha il timer nella testa e la trancea gonistica nel taschino di chi, da 40 e passa anni e ogni giorno (su Rds), affronta la diretta radio e deve mantenere la giusta verve e argomenti seducenti. “Eppure non sento la pressione e quando ascolto un profession­ista abbattersi per l’emozione, mi incazzo”.

Come ha iniziato?

Il confine è marcato “1975”: mio padre era un grande appassiona­to di musica, passione trasmessa a me, e già da giovanissi­ma rompevo per ottenere i vari pezzi dello stereo, quindi un super sintonizza­tore, il giradischi, le casse potenti; poi nell’estate di quell’anno, quando ero in vacanza in Toscana, ascoltavo le frequenze di Radio Montecarlo...

E...

Continuai a Roma con le due stazioni libere del tempo, e le chiamavo a ripetizion­e per richiedere i brani, tanto da diventare amica con la ragazza che rispondeva al telefono; poi quel 28 dicembre si ruppero gli argini: “Perché non ci vieni a trovare?”. La sera stessa stavo da loro.

Ogni quanto chiamava?

Tutti i giorni e per due o tre volte; allora era così, gli ascoltator­i erano pochi, la gente non conosceva l’e si st e nz a delle radio libere; insomma, sono andata, e proprio quella sera mancava la terza voce, così uno dei due conduttori si rivolse a me con un “dai, piazzati al microfono”. Non ho più smesso.

Sembra il film “Radio Freccia” di Ligabue...

È esattament­e così; inoltre a casa possedevo un po’ di dischi ed ero padrona di una buona conoscenza musicale. Ero proprio giovane.

Com’era in classe?

Spesso assente.

Solo radio?

No, mi interessav­o di politica,

la re, politica finanziame­nto, attiva: quindi sottoscri- tessezioni, manifestaz­ioni, organizzaz­ione; poi quando andavo in aula mi presentavo vestita di nero con un cappello a falde larghissim­e, e mi sedevo in fondo alla classe.

In sintesi?

Una stronza con il botto e molto politicizz­ata.

Da quale parte?

A sinistra; la domenica mi alzavo all’alba per distribuir­e l’Unità, e la mia prima tessera del Pci me l’ha firmata Walter Veltroni, all’epoca segretario della sezione.

Veltroni da ragazzo...

Un genio, era già Veltroni.

Tradotto.

Serissimo, turato, capo, e sapeva con impostato, un di certo tutto, fascino il accul- vero dovuto al suo appartener­e a una borghesia letteraria; a quel tempo eravamo proprio convinti di vivere in mezzo a una

rivoluzion­e e che il mondo sarebbe totalmente cambiato...

Invece?

Erano sogni, oggi non mi affascino e non mi identifico politicame­nte con nessuno.

Insomma, manifestav­a.

Un dalle fugiata paio aggression­i, dentro di volte, la per mi Feltrinell­i, sono fuggire ried ero veramente piccola, perché a soli quattro anni e mezzo mi hanno iscritto alla primina; a nemmeno 13 anni ero al liceo, e il mio primo giorno di superiori è stato bagnato da un’occupazion­e.

Quindi...

Mamma mi accompagnò in classe, e pure la mattina dopo, quella seguente e per tutto l’anno.

Non si vergognava?

Come una pazza, ma l’età non

mi permetteva alcuna ribellione; ( s or ri de ) mentre frequentav­o il primo liceo, in quinto c’era Massimo Lopez, identico a come è oggi.

Cioè?

Imitava tutti i professori e ogni collettivo o assemblea veniva funestato da lui: arrivava, prendeva la parola, piazzava uno show di quindici minuti e se ne andava.

I suoi genitori la sostenevan­o?

Papà preoccupat­o, però non ho mai frequentat­o la parte più estrema della sinistra, non mi associavo ai “c omp ag ni che sbagliano”.

Fortuna o istinto?

Istinto e formazione famigliare; ( sorride) ero abbastanza in stile “Nanni Moretti”: un’intellettu­aloide con un po’

di puzza sotto il naso, e giravo sempre con tre o quattro libri sotto il braccio.

La Rai e “Discoring”...

Arrivai dopo un provino, scelta tra 400 ragazzi; oltre a me presero una modella bellissima, ma non in grado di incrociare tre parole, ed Emanuela Falcetti, già giornalist­a; ah, precedente­mente avevo lavorato a Rai3 nel ruolo di annunciatr­ice.

Oggi come giudica se stessa del 1980?

Come una delle poche persone con le idee ben chiare su cosa voleva e consapevol­e di aver contribuit­o a creare un nuovo linguaggio: quello radiofonic­o.

Ex novo.

Nel 1975 i nostri modelli d’ispirazion­e erano qualche cas

setta registrata e qualche rivista; allora dovevi costruire un mestiere da zero e scopiazzar­e dov’era possibile. Per questo mi sento una pioniera.

Già allora carattere tosto.

Tremenda, e a 18 anni ero già fuori di casa.

Scelta o obbligo?

Mio padre per salvare il matrimonio decise di tornare a vivere a Livorno, città nella quale sono nata, e abbandonat­a a cinque anni; gli risposi: “Sei pazzo. Resto a Roma”. “Allora ti mantieni da sola”. Non avevo una casa, iniziai a dormire alla radio: chiudeva la segreteria, aprivo il divano letto, e via; accanto avevo un piccolo armadio per i vestiti.

Quanto tempo?

Due anni; ( cambia tono) e senza una lira, si viveva in radio e

Sapore di mare 2 Eravamo un cast di pippe, con le facce di cartone; Ciavarro era solo bello, ma non si poteva sentire

Imitava i professori e ogni assemblea veniva funestata: arrivava, parlava, piazzava uno show; andava via

MASSIMO LOPEZ

di radio, quelle onde erano totalizzan­ti.

E poi?

Tra il 1978 e il 1979 iniziarono ad arrivare i primi soldi, e con il contratto Rai la situazione economica è ulteriorme­nte migliorata.

Mamma Rai.

Non era mia madre, ma un mausoleo, con i funzionari che ci provavano con le ragazze, pieno di raccomanda­ti, e le ballerine che la davano ai dirigenti. Uno schifo.

E lei?

Salvata grazie alla profession­alità, e non ero figa.

Non si butti giù.

Ero una ragazza normale e loro avevano bisogno di gente brava.

Nel 1983 il primo Sanremo.

Ce lo dissero a gennaio: “Voi di Discoring condurrete il Festival con Andrea Giordana”, il bello del momento; io, faccia tosta, non mi scomposi.

Tranquilla.

Solo che il produttore decise di tenerci lontano dalle tentazioni della kermesse: niente albergoni o affini, ma un residence marginale e orrendo; ( sorride) ero l’unica con la camera matrimonia­le, poi ceduta alla Falcetti perché all’epoca aveva un amore e la necessità di vederlo.

È l’edizione di Vasco con “Vita spericolat­a”...

Sì, e con Isabel Russinova ( una delle presentatr­ici) che per l’emozione piagneva ogni tre secondi e la Falcetti isterica.

Lei, no?

Sono una bestia strana, non soffro l’emozione.

Mai?

Il termine che odio maggiormen­te è “e moz io ne ”; mi spiego: quando Pippo Baudo, che oramai ha superato gli 80, dichiara “sono emozionato di stare qui a Sanremo”, dice un falso. Non è vero.

Perché?

Puoi sentirti felice, eccitato, smanioso, ma non emozionato; chi è emozionato ha il tremolio alle gambe, perde la parola, sente la paura, è insicuro; ma se sei preparato e conosci il mestiere, non puoi emozionart­i;

( si scalda) c er t e affermazio­ni mi suscitano un po’ di incazzatur­a.

In quel Sanremo Vasco abbandonò il palco.

Quando sei dentro la macchina sanremese, certe situazioni esistono sull’a t t imo, l’attimo successivo devi pensare “’sti cazzi” e proseguire; come nel 1986 e Loredana Bertè si presentò con un pancione finto.

C’è un minimo denominato­re comune tra gli artisti?

Sono uguali nell’incertezza del successo: quando esce un nuovo lavoro, se la fanno sotto, temono di perdere fan e tornare a zappare la terra; ma questa condizione psicologia appartiene a tutti noi.

Tutti...

Ho visto Baudo angosciato perché era fuori dai giochi, e non era una questione di successo, ma di impegno: non aveva nulla da fare. Ed è una condizione drammatica.

La salvezza?

Passare la propria esperienza, trasmetter­la ai giovani e per mia fortuna è un impegno che affronto da tempo.

Ora anche ad “Amici”.

Quella con Maria (De Filippi) è stata l’esperienza più bella degli ultimi venti anni: mi sono divertita da matti nell’insegnare ai ragazzi cos’è la musica, cos’è un vinile.

In television­e è in onda “Sapore di mare 2”, con lei tra i protagonis­ti.

Alt, esperienza bella, ma non sono un’attrice; in realtà eravamo un cast di pippe, con le facce di cartone; Ciavarro era solo bello, ma non si poteva sentire.

Bello, tanto.

Uno degli uomini più belli mai visti, eppure un ragazzo molto semplice; ( ride) giravamo a Forte dei Marmi e il cast dormiva in un albergo mediocre, mentre a Eleonora Giorgi, da vip, avevano assegnato un super stellato: la sera andavamo a bere una birra, e ogni volta alle nove e mezzo Massimo (Ciavarro) prendeva la bici, salutava e se ne andava.

E...

Una sera lo abbiamo seguito: raggiungev­a la Giorgi.

Ha dichiarato “o odio o amo”.

E purtroppo mi si legge in viso; mia figlia si raccomanda: “Per favore con i miei amici smussa”.

Sua figlia Carolina ha partecipat­o a “The Voice”.

È una storia non pulitissim­a: si è iscritta senza rivelare di me, lo hanno scoperto in corso d’opera, e hanno provato a mettermi in mezzo. Gli è andata male. Poi mi sono presentata in trasmissio­ne per le semifinali, con la promessa di non venir inquadrata, invece hanno puntato la telecamera su di me e mi sono nascosta sotto la poltrona.

L’accusa che le rivolgono spesso?

Che sono cattiva e stronza. Senza cuore. Poi chi mi conosce si ricrede, e anche qui Maria mi ha permesso di dimostrarl­o ad Amici.

A cena con la De Filippi o D’Urso?

Maria tutta la vita.

Con Sarri o Lotito?

Lotito è simpatico ma è della Lazio. Io romanista.

Vasco o Ligabue?

Vasco.

Nella foto ufficiale dell’addio di Totti al calcio c’è lei che piange.

Francesco lo amo profondame­nte, per me è un fratello, vorrei lui, Ilary e i bambini a pranzo ogni Natale; è l’unico uomo che quando lo vedo mi manda in confusione; ( tono

profondo) dopo il suo addio ho pianto giorni.

Una qualità di Totti?

È quello che appare, le cazzate che dice le pensa. È un comico. E aiuta una quantità incredibil­e di bambini.

Un suo vizio.

Oddio mio, mi vedo così perfetta; ( ride) va bene, di voler avere sempre ragione. Ma alla fine ho ragione.

Scaramanzi­a.

Scale e gatti neri.

Quando si è sentita bella?

Mai. Ho sempre il culo troppo grosso, le cosce idem, la pancia, sono sempre a dieta, però adoro il vino e mi concedo un bicchiere, poi soffro per quel bicchiere, quindi mangio il gelato, arrivano i sensi di colpa e digiuno tre giorni.

Perfetto.

Adesso vedo le rughe, e se qualcuno mi definisce giovanile, je meno.

Ipocondria­ca?

Assolutame­nte.

Lei chi è?

Sono una romanista pasionaria che come al Cavaliere nero di Gigi Proietti “non je devi rompe il cazzo”.

(Perché, come diceva Trilussa, “tutto sommato, la felicità è una piccola cosa”)

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In alto con Stash durante la diretta ad “Amici”; a destra con Michele Mirabella
Ansa In trasmissio­ne In alto con Stash durante la diretta ad “Amici”; a destra con Michele Mirabella
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Pettinelli è la storica voce di Rds; in alto a destra insieme al Trio Medusa
Ansa/LaPresse Da 45 anni in radio Pettinelli è la storica voce di Rds; in alto a destra insieme al Trio Medusa
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