Conte: “Domani i negozi, il 3 liberi, il 15 cine e teatri”
Boccia al Fatto: “Se i contagi risalgono si richiude”
■ Il presidente del Consiglio annuncia le tappe e le linee guida delle riaperture: “Saranno un rischio calcolato, ma necessario. Restano gli obblighi di distanza e i divieti di assembramento”. Il ministro agli Affari Regionali avverte: “Troppi ritardi nell’invio dei dati”
Dice Giuseppe Conte che il rischio è “calcolato” e che il governo ha “la consapevolezza” che la curva epidemiologica potrà tornare a salire. Ma aspettare il vaccino è impossibile, i “danni” al tessuto economico sarebbero insostenibili. Perciò dobbiamo “declinare diversamente” il sacrosanto valore della tutela della vita: “accettare il rischio” perché “altrimenti non potremo mai ripartire”. Così da lunedì si riapre tutto e, all’interno della propria regione, “si potrà andare dove si vuole”: sono gli enti locali, adesso, a doversi assumere le loro responsabilità inviando in maniera “puntuale e specifica” i dati sul monitoraggio dell’epidemia. Come il Fatto vi ha raccontato, è questo il tasto dolente di tutta la partita: la prima sperimentazione ha visto ben cinque regioni – praticamente una su quattro – disattendere l’obbligo di inviare a Roma tutti i dati necessari a comprovare che la situazione è sotto controllo. Giuseppe Conte però è fiducioso. E per dimostrarlo ha convocato la prima conferenza stampa “in presenza” della fase 2: giornalisti disposti a distanza nel cortile di palazzo Chigi e non più dietro lo schermo da remoto.
È A LOROche spiega come gli sforzi per avere presto la app Immuni siano vicino al traguardo (ma non si impegna con le scadenze), che 150 mila test sono pronti e altri ne arriveranno e che anche la Lombardia, dove il rischio è ancora “moderato”, non ha motivo di restare chiusa. Certo, raccomanda il premier, ai cittadini che vivono a Milano, a Bergamo, a Brescia e nel resto delle province lombarde è “consigliato” di stare “particolarmente attenti” e di affidarsi all’istinto di“auto protezione ”. Ma è anche certo, Conte, che se la curva dovesse risalire sarà il presidente Attilio Fontana ad applicare “misure restrittive mirate”, come quelle previste dal decreto. E se non dovesse farlo “ci metteremo la faccia – dice il premier – come abbiamo fatto finora”. Il suo avvertimento alle Regioni è piuttosto chiaro, anche se lui ricorda di aver chiarito ai governatori che questo provvedimento “non è uno scarico di responsabilità”.
Ma molto, quasi tutto a dire il vero, dipenderà dai singoli e dalla “cautela”, che resta la parola d’ordine anche della fase 2.
PERCHÉ non esistono più le autocertificazioni e all’interno della propria regione ci si potrà spostare liberamente, fermo restando il divieto di assembramento nei luoghi pubblici. Ma è chiaro che il governo – per arrivare all’intesa con le regioni – ha dovuto ammorbidire le linee guida scritte dall’Inail, che avrebbero messo a rischio la tenuta economica di molte attività. Insiste Conte: “Portate sempre con voi la mascherina”, che però resta obbligatoria solo al chiuso. Annuncia che dal 3 giugno ci si potrà spostare anche fra regioni (ma si riserva di valutare l’evoluzione della curva), che dal 25 riaprono palestre e piscine mentre solo dal 15 del mese prossimo si potrà tornare nei cinema e teatri. Sparisce l’obbligo di quarantena per chi arriva da altri paesi europei: speriamo nei turisti, insomma, anche perché – lo ammette lo stesso Conte – non saranno le riaperture né il decreto Rilancio a risolvere tutti i problemi causati da questi tre mesi di stop.
Dalle Regioni aspettiamo dati puntuali e specifici Se il virus riparte, restrizioni rapide e mirate