1. BAR E RISTORANTI: PAURA E POVERTÀ
Secondo i sondaggi le abitudini di consumo cambieranno radicalmente: solo il 40% circa tornerà nei locali come prima
Solo il 40% andrà nei locali
Domani è un altro giorno cruciale nel ritorno alla vita come la conoscevamo prima. In gran parte d’Italia riaprono negozi, ristoranti, barbieri, alberghi, spiagge. La normalità però è ancora molto lontana. Non solo perché tanti imprenditori non possono o non vogliono riprendere la loro attività con le regole attuali, ma perché le abitudini delle persone sono cambiate profondamente, le tasche in questi mesi si sono svuotate e la paura è ancora tanta.
LO MOSTRANO i sondaggi in modo molto chiaro. Il più completo è quello realizzato da Izi insieme a Comin&Partners, pubblicato su Avvenire: meno della metà degli italiani ritornerà alle stesse scelte di consumo precedenti la crisi. Solo il 35,2% andrà al ristorante con la stessa frequenza di prima, il 42,4% nei bar, il 42,5% nei centri commerciali. L’unica categoria che supera il 50% è quella dei negozi (53,6%). Moltissimi ridurranno o addirittura rinunceranno completamente a queste attività: il 55% dichiara che andrà di meno al ristorante e il 7,6% che non ci andrà più; per i bar queste due risposte pesano rispettivamente il 48 e il 7,4%; per i negozi il 41,9 e il 2,2%; per i centri commerciali il 49,4 e il 5,6%. Una minoranza molto esigua degli intervistati invece ha risposto che tornerà a consumare persino più di prima: 2,2% per i bar e per i ristoranti, 2,3% per i negozi e 2,5% per i centri commerciali.
La proiezione sulle abitudini dei consumatori è quasi speculare a quella sulle scelte degli esercenti: secondo l’ultimo sondaggio di Swg domani riaprirà solo il 62% dei negozi che ne hanno possibilità. L’11% è incerto, deciderà in queste ore. Il 27% invece resterà sicuramente chiuso.
IL PRIMO FATTORE da considerare è la paura. Secondo i dati raccolti dal sondaggista Antonio Noto, il 60% degli italiani è ancora spaventato dal coronavirus e dalla possibilità di essere contagiato (il 32% invece non ha paura, l’8% non risponde).
Il sondaggio di Noto – raccolto una settimana fa – raccontava anche un’opinione pubblica sostanzialmente spaccata sulla decisione del governo di far riaprire le attività commerciali: il 55% era d’accordo con questa scelta, il 35% contrario, gli altri indecisi. La dimensione psicologica del nuovo rapporto tra le persone e i negozi è ben restituita anche da un quesito contenuto nell’ultimo sondaggio di Emg Acqua Group, l’istituto di Fabrizio Masia, per la trasmissione Agorà. Alla domanda “Tornerà a provare i vestiti nei negozi”, gli intervistati si spaccano in tre: solo poco più di un terzo è convinto di sì (39%), il 35% dice di no, il 26 non vuole rispondere.
La normalità è davvero lontana. E a sorpresa, i più prudenti sono i più giovani. Torniamo al sondaggio di Izi citato prima: quelle meno inclini a ritornare alle vecchie abitudini risultano le persone tra i 18 e i 34 anni. In questa fascia d’età, la percentuale di coloro che frequenteranno di meno i ristoranti è del 55,5%, mentre per i bar è del 52%. Addirittura il 10% dei giovani dichiara non andrà più nei bar, mentre per i ristoranti la percentuale scende leggermente al 9 e per i centri commerciali all’8. Numeri che si possono spiegare così: questa fascia d’età è quella socialmente più precaria, che ha subito l’impatto economico più pesante.