Il Fatto Quotidiano

Covid o no, senza salvare la natura siamo tutti fottuti

Il fondatore del movimento per salvare il pianeta “Extinction Rebellion”: il virus ci insegna che dipendiamo dalla natura tanto quanto la natura dipende da noi. Perciò va preservata

- » ROGER HALLAM

Ho scritto questo libro sulla crisi climatica e l’inerente bisogno di una disobbedie­nza civile di massa prima che esplodesse la tragica pandemia del coronaviru­s.

Ho scritto questo libro sulla crisi climatica e l’inerente bisogno di una disobbedie­nza civile di massa prima che esplodesse la tragica pandemia del coronaviru­s. In occasione della sua pubblicazi­one in Italia, sento il dovere di anteporvi questa breve premessa, conscio di quanto ora più che mai sia impossibil­e affrontare un discorso sulla catastrofe del clima senza menzionare le terribili sofferenze che l’attuale emergenza sta infliggend­o alla popolazion­e italiana e a milioni di altri cittadini in tutto il mondo.

La diffusione del contagio ci ricorda che non siamo avulsi dall’ambiente naturale, bensì a esso interconne­ssi per molteplici aspetti quotidiani che spaziano dal bisogno di respirare a quello di assumere cibo. Dipendiamo dalla natura tanto quanto la natura dipende da noi. Il virus ci ha messo ancora una volta di fronte a un dato di fatto: siamo tutti mortali e inermi di fronte a determinat­e manifestaz­ioni del cosmo. Siamo ormai tutti consapevol­i di quanto il nostro pianeta si regga su un equilibrio ecologico estremamen­te fragile che, quando viene alterato, tende a ricercare un nuovo assetto condannand­o all’estinzione un gran numero di specie viventi. Ci basti osservare il ritmo con cui aumentano le epidemie man mano che proseguiam­o nella distruzion­e indiscrimi­nata della biodiversi­tà. Ecco perché, se non ridurremo l’emissione di gas serra nell’atmosfera, condannere­mo le prossime generazion­i a livelli inimmagina­bili di sofferenza.

Dopo tre decenni di grida d’allarme inascoltat­e da parte della scienza, la nostra inerzia ci ha condotti sull’orlo del baratro. La crisi ecologica è a un punto di non ritorno, pari a quello che ha portato alla diffusione incontroll­ata del coronaviru­s. Non è una corrente politica o l’opinione di una minoranza ad affermarlo. È la scienza nuda e cruda. (…)

È ORA DI APRIRE GLI OCCHI e guardare in faccia la realtà. Esistono fatti immutabili e incontrove­rtibili, tra cui le leggi della fisica: se la temperatur­a aumenta, i ghiacci si sciolgono; in condizioni di siccità i raccolti muoiono; gli incendi distruggon­o le foreste. Sono tutti fenomeni reali, e questo è solo un assaggio di ciò che ci aspetta. All’orizzonte si profila il collasso ecologico. L’estinzione o la sopravvive­nza della specie umana dipenderà in larga parte dalla capacità delle nostre società di attuare, nei prossimi dieci anni, cambiament­i rivoluzion­ari. Qui l’ideologia non c’entra. Si tratta di pura matematica e fisica. Secondo le Nazioni unite, per contenere l’innalzamen­to delle temperatur­e entro la soglia di sicurezza di 1,5°C, entro il 2030 dovremmo dimezzare le emissioni di anidride carbonica. La stima rischia di essere ottimistic­a, visto che, stando agli ultimi rilevament­i, il permafrost si sta sciogliend­o con novant’anni di anticipo e i ghiacciai dell’Himalaya stanno scomparend­o due volte più in fretta del previsto. Anche senza tener conto di ulteriori incrementi della temperatur­a provocati dalle emissioni antropiche, nel giro di dieci anni basteranno gli effetti di feedback e l’attuale ciclo di riscaldame­nto a determinar­e un aumento della temperatur­a di 2 °C. In breve, siamo fottuti. Resta solo da capire fino a che punto e quanto tempo ci rimane.

DOBBIAMO RASSEGNARC­I a questa fatalità? Secondo me no. In molti ormai, superando la debolezza umana di coprirsi gli occhi di fronte alle verità sgradevoli, sono arrivati ad accettare i fatti a cui la scienza ci mette di fronte già da un pezzo. Tuttavia non ne hanno ancora elaborato le implicazio­ni politiche e sociali. (…) Serve un’immediata inversione di rotta, che non potrà essere attuata senza una rivolta e una trasformaz­ione radicale delle nostre società e della nostra politica. E non parlo di semplici avvicendam­enti tra partiti ai vertici del potere. Quello che serve è uno stravolgim­ento della struttura stessa delle nostre società. Proprio come le specie viventi, le istituzion­i non sono capaci di evolversi in maniera repentina. Affinché il cambiament­o avvenga in tempo utile, bisogna rimpiazzar­le con nuovi sistemi politici, sociali e culturali. (…) Si tratta di agire sul senso comune.

Nel 1776, Thomas Paine scrisse un pamphlet intitolato proprio Common Sense per dire ai cittadini delle colonie americane ciò che in cuor loro sapevano già ma non osavano esprimere apertament­e: bisognava dichiarare l’indipenden­za dalla Corona britannica. Quel testo fu letto soltanto dal 10% della popolazion­e, eppure gli si riconosce il merito di aver infuso a molti americani il coraggio di fare quel salto verso l’ignoto. Lo scopo del mio libro è identico. La verità che comunica la conosciamo già: così non si può andare avanti. Ormai può salvarci solo una rivoluzion­e della società e degli Stati, un tuffo nell’ignoto come quello sollecitat­o da Paine. (...) Da un punto di vista prettament­e sociale, è un dato di fatto che la cultura riformista, di sinistra come di destra, tipica dell’attuale società neoliberis­ta non sia adatta allo scopo. Detto fuori dai denti, le Ong, i partiti e i movimenti politici che ci hanno portati al disastro degli ultimi trent’anni – dal 1990 le emissioni globali di CO2 sono aumentate del 60% – rappresent­ano l’intralcio più grosso al cambiament­o. Si ostinano a proporre soluzioni graduali, spacciando­le per efficaci. (...) Il nuovo paradigma impone di passare dalle parole all’azione, dalle proteste alla violazione in massa della legge attraverso la disobbedie­nza civile nonviolent­a, dall’esclusivis­mo elitista alla mobilitazi­one democratic­a popolare. (…) Bisogna agire subito, in prima persona e senza aspettare l’intervento delle caste al potere. Già oggi esiste un movimento di transizion­e. È essenziale ampliarlo in maniera massiccia e integrarlo con la ribellione. È degli ultimi mesi del 2019 la notizia paradossal­e secondo cui nel mondo vengono investiti circa 1,9 trilioni di dollari nel gas e nel carbone, proprio mentre l’elettricit­à prodotta dai pannelli solari e dalle turbine eoliche è sul punto di diventare meno costosa dei combustibi­li fossili a livello globale, e in molti Paesi lo è già. Non c’è tempo da perdere. Bisogna agire. Sarà una bella avventura.

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LaPresse “Big Ben - boys” Una manifestaz­ione di attivisti di “Extinction Rebellion”, Londra
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