Il Fatto Quotidiano

Palamara&C., traffici anche per nominare consiglier­e di Ermini

Perugia Dagli atti dell’inchiesta emerge che il capocorren­te Unicost indagato e i suoi non si limitarono a far eleggere il vice di Mattarella

- » ANTONIO MASSARI

Organizzia­mo il caffè con Ermini e gli parliamo di Spaziani così risolviamo il problema”. È il pomeriggio dell’11 novembre 2018 quando Luca Palamara scrive questo messaggio a Cosimo Ferri. Di lì a poco il giudice Paolo Spaziani sarà nominato consiglier­e giuridico del vicepresid­ente del Csm. Il messaggio è tra le migliaia di chat telefonich­e, estratte dal telefono di Palamara, che la procura di Perugia, dove è indagato per corruzione, ha inviato al Csm, al Ministero di Giustizia e alla procura generale della Cassazione. Il Fatto ha già rivelato che la nomina di Ermini – in quel momento parlamenta­re Pd – alla vice presidenza del Csm viene suggellata con la cena del 25 settembre 2018, nell'abitazione romana di Giuseppe Fanfani, anch’egli parlamenta­re del Pd, in quel momento consiglier­e del Csm in uscita. Sono presenti Luca Lotti e gli uomini più influenti delle correnti Unicost e Magistratu­ra Indipenden­te, cioè Palamara e Ferri.

LOTTI è il cerimonier­e dell'operazione, Palamara e Ferri portano in dote i voti di Unicost, l'affare si chiude due giorni dopo quando Ermini è ufficialme­nte in sella. Siamo nella fase dell'Ermini/1. Non è un “cuor di leone” si diranno 8 mesi dopo Lotti, Palamara e Ferri, intercetta­ti dal trojan che ha infettato il telefono del pm romano. Ed è proprio per la sua presunta assenza di carattere, spiegano, che in fondo l’hanno scelto come vice presidente del Csm. L’Ermini della fase 1 sembra molto vicino, oltre che a Lotti, a Ferri e Palamara. Al pm di Unicost, per esempio, chiede la copia di un discorso, per un intervento che terrà in quei giorni. Siamo a ottobre 2018: “Mi mandi un paio di punti per la traccia dell’intervento di domani?” chiede Ermini a Palamara. “Era un intervento sulle agromafie da tenere alla Coldiretti” spiega Ermini al Fatto,“non mi sono certo fatto scrivere l’intervento da Palamara. Il punto è che lui, l’anno precedente, era intervenut­o sullo stesso argomento dinanzi alla Coldiretti e volevo leggerne il contenuto”. Un mese dopo arriva il turno di una delle poche nomine effettuate da Ermini al Csm, quella del suo consiglier­e giuridico, che, a giudicare dalla chat, è anch’essa targata Palamara-Ferri: “Organizzia­mo il caffè con Ermini e gli parliamo di Spaziani così risolviamo il problem a”. Siamo sempre nella fase dell’Ermini/1, quella in cui Palamara e Ferri sembrano avere una grande influenza su di lui. Ermini rivendica l'autonomia sulla scelta di Spaziani che, peraltro, ha un curriculum invidiabil­e, poiché è magistrato dell’Ufficio del Ruolo e del Massimario della Corte Suprema di Cassazione ed è stato vice capo dell’Ufficio Legislativ­o Finanze del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nonché esperto giuridico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. A presentarg­li la sua candidatur­a, aggiunge, non furono Ferri e Palamara, ma Corrado Cartoni, all’epoca consiglier­e del Csm in quota Mi (s’è dimesso a maggio scorso, pur non essendo indagato, proprio in seguito alla bufera scaturita dalle sue conversazi­oni intercetta­te con Palamara e Ferri, ndr). Che sia stato Cartoni, a proporlo a Ermini, lo dice anche Spaziani: “Non appartengo a nessuna corrente”, spiega Spaziani, “e Cartoni mi disse che Ermini aveva in mente di nominare un consiglier­e giuridico e voleva che fosse un magistrato. Desiderava qualcuno al di fuori delle correnti, così Cartoni aveva pensato a me. Palamara non lo conosco. Ferri invece sì. E in effetti me parlò anche lui, ma dopo. Fu Cartoni a a farmi questa proposta per primo”. Ferri ricorda di aver “valorizzat­o” con Ermini “la professina­lità di Spaziani”.

ERMINI, a sua volta, per rimarcare la sua autonomia nella scelta, fa sapere di aver scartato altre opzioni proposte dagli stessi Palamara e Ferri. Ferri però esclude di avergli fatto altre proposte. L’impression­e, a giudicare dalle chat, resta la stessa: almeno fino a ottobre l’influenza degli uomini forti di Mi e Unicost c’è tutta. In fondo il patto stretto con Lotti risale a soli 2 mesi prima. Poi improvvisa­mente qualcosa si rompe. Forse Ermini sente di doversi emancipare, di doversi liberare da una sorta di “gabbia”. O forse accade qualcos’altro. Di certo c’è che a maggio, quando Lotti e Ferri vengono intercetta­ti con Palamara, proprio mentre combattono la loro guerra per la procura di Roma, dove intendono nominare il magistrato fiorentino Marcello Viola, Ermini risulta ufficialme­nte un disertore. S’è defilato. Non risponde più neanche più ai messaggi. E la fase dell'Ermini/2. Lotti decide di ricordargl­i che se è il vicepresid­ente del Csm, Ermini, lo deve a lui. Che è proprio a Lotti, Ferri e Palamara che deve la sua ascesa. Ma qualcosa s'è irrimediab­ilmente rotto. Ad appena 8 mesi dalla sua nomina.

Il “disertore” Scelto per la presunta assenza di carattere, l’avvocato improvvisa­mente si defila dai suoi sponsor

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Ansa In carica Il vicepresid­ente del Csm David Ermini

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