Il Fatto Quotidiano

La commission­e: via Sirignano dalla Dna Disse: “Di Matteo è un mezzo scemo”

Il voto del Plenum sull’incompatib­ilità ambientale del magistrato

- » ANTONELLA MASCALI

Nino

Di Matteo? “Un mezzo scemo”, deve essere fuori dal pool stragi della Direzione nazionale antimafia. Barbara Sargenti, pm della Dna ed ex pm romana? Una che “deve prendere botte sui denti”, troppo vicina all’ex procurator­e Giuseppe Pignatone.

È LA TARDA primavera del 2019 e a parlarsi ripetutame­nte al cellulare sono il solito Luca Palamara, intercetta­to dai pm di Perugia che lo indagano per corruzione e Cesare Sirignano, pm della Dna della corrente centrista Unicost come Palamara. Al centro dei colloqui l’assetto della Dna secondo i loro desiderata e la nomina del procurator­e di Perugia n e ll ’ interesse dell’i n d a ga t o Palamara e delle sue trame, anche attraverso l’uso di un esposto dell’ex pm romano Stefano Fava per danneggiar­e il procurator­e aggiunto della capitale Paolo Ielo.

Sirignano è a un passo dal trasferime­nto per i n co m p a ti b i li t à ambientale. Oggi si vota al plenum del Csm la relazione del togato di Area (progressis­ti) Ciccio Zaccaro, della Prima commission­e, presieduta da Sebastiano Ardita (AeI). La relazione di minoranza di Concetta Grillo (Unicost) chiede l’archiviazi­one.

“Sirignano – scrive Zaccaro – non si è limitato a condivider­e con Palamara critiche aspre nei riguardi di questo o quel collega del suo ufficio” ma le ha inserite “in un disegno volto a mettere le pedine nei posti giusti e a condiziona­re gli assetti nell’ufficio”.

A proposito di colleghi in Dna, Sirignano non sopporta Di Matteo, ora al Csm. “Dinanzi alla critica di Palamara sulla decisione del procurator­e Cafiero di ‘fare il gruppo con Di Matteo dentro’”, cioè il pool stragi, Sirignano sbotta: “E voi l’avete portato come fosse il Pataterno in croce, è un mezzo scemo”. Sul pool stragi, aggiunge: “Bisogna parlare con Federico”. La telefonata è del 7 maggio, fatalità vuole che il 26 Cafiero estromette Di Matteo dal pool per un’intervista del pm in tv in occasione dell’anniversar­io dell’attentato a Capaci. Il procurator­e lo accusa di aver rivelato riflession­i del pool, anche se Di Matteo aveva parlato in base a sentenze definitive. La “punizione” di Cafiero è finita alla Settima commission­e del Csm, Di Matteo mesi fa ha auspicato che si pronunci nel merito, anche se lui non è più in Dna.

La relazione Zaccaro (Area): “Non si limitava alla critica”, ma aveva “un disegno per condiziona­re gli assetti”

NELLA RELAZIONE di Zaccaro si ricostruis­ce pure che Sirignano ha chiesto a Palamara di contattare Cafiero e l’ex consiglier­e del Csm Antonio Lepre, Mi, legato a Cosimo Ferri, per dare una ridimensio­nata a De Simone che “rema contro Cafiero e dobbiamo mettere nel calduccio”. E Palamara:

“Ma quella è una matta”. Siri- gnano: “I matti vanno trattati da matti. Devi far venire Federico”. C’è poi il capitolo sulla nomina del procurator­e di Perugia. Sirignano “vende” a Palamara l’ormai ex amico Giuseppe Borrelli, allora procurator­e aggiunto di Napoli, ora procurator­e di Salerno. Gli dice che Borrelli a Perugia sarà

“affidabile”, ma Borrelli no ne sa nulla. E quando vengono pubblicate le intercetta­zioni, a giugno scorso, Borrelli parla con Sirignano, lo registra e presenta un esposto. “Borrelli – scrive Zaccaro – non aveva fornito a Sirignano alcun tipo di rassicuraz­ione di quelle cercate da Palamara”.

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Ansa/LaPresse Procura nazionale Cesare Sirignano della Direzione nazionale antimafia e Nino Di Matteo
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