Lo sport prova a ripartire: zero gare e costi alti
LA BABELE NORMATIVA Da oggi i circa 150mila impianti, centri e circoli di ogni genere possono riaprire Vale la regola del distanziamento: un metro a riposo, due in esercizio, ma ogni disciplina ha le sue disposizioni
Le palestre tirano su le saracinesche, nei campi di tennis e calcetto si sistemano le reti, le piscine cambiano l’acqua. Addio corsette fugaci, col terrore di essere multati o additati come untori: anche lo sport prova a ripartire. Dopo due mesi di chiusura ed inattività, da oggi i circa 150mila impianti, centri, circoli di ogni genere possono riaprire. Farlo non sarà facile. L’epidemia pare essersi arrestata, l’emergenza forse è finita, ma le conseguenze del Coronavirus si fanno ancora sentire. I muscoli si sono arrugginiti, la paura di correre, sudare, sforzarsi si è insinuata nella mente di milioni di amatori. Soprattutto, ci sono migliaia di euro di costi in più da sostenere, regole da rispettare, giuste per la sicurezza ma poco compatibili con l’esercizio. Così lo sport rischia di diventare un lusso, un fastidio, un passatempo impossibile. Tanti si rimboccano le maniche, qualcuno preferirà rimanere a casa, qualcun altro non riaprire proprio.
NIENTE PARTITE. La data era cerchiata in rosso sul calendario di molti: lo sport in Italia rimette in moto un terzo del Paese. Non solo i gestori, per cui l’attività non è hobby ma lavoro, anche 4 milioni di atleti, oltre 20 di appassionati che svolgono abitualmente attività fisica. Finalmente potranno ritrovarsi sul campo e sul parquet, al chiuso o (meglio) all’aria aperta. Ma attenzione, questo non vuol dire tornare a giocare. Prendiamo lo sport di base per eccellenza, il calcetto: le partitelle fra amici restano bandite, almeno all’inizio.
Vale la regola fondamentale del distanziamento: un metro a riposo, due in esercizio, prescrizione poco compatibile con lo sport in generale, figuriamoci con gli sport di squadra e di contatto. Lo stesso per altre discipline: pallavolo e basket ritroveranno la palla ma non la partita, pallanuoto e rugby hanno il vantaggio di essere in acqua o all’aperto, però niente contatto. Nella boxe e nei combattimenti pugni e calci solo contro il sacco, sicuramente non contro avversari (al massimo sparring con l’istruttore). Più semplice la situazione per danza, fitness, atletica, nuoto e altri corsi: basta stare lontani. Una parvenza di normalità l’ha ritrovata il tennis, già da una settimana: via libera alle partite, da oggi si potrà tornare anche a giocare in doppio e a padel (ma sarà comunque meglio non avvicinarsi troppo).
LA BABELE NORMATIVA. Questo il quadro generale, ma poi districarsi fra i vari provvedimenti non sarà semplice. A monte c’è il Dpcm che ha stabilito la ripartenza delle attività dal 25 maggio, sport compreso, che però concede alla Regioni la possibilità di “anticipare o posticipare” la data. Lo ha fatto la Lombardia (tutto chiuso fino al 31), altre ordinanze locali potranno intervenire. Ci sono differenze territoriali, discrepanze normative. Il Dpcm rimanda alle linee guida dell’Ufficio dello Sport, consultate freneticamente da gestori e amatori. Ma si tratta di un testo generale, infatti è previsto un ulteriore “protocollo di dettaglio” con le Federazioni. Alla fine ogni disciplina avrà il suo manuale. Senza dimenticare gli indirizzi della Conferenza delle Regioni, che annoverano anche piscine e palestre. Questi documenti dicono più o meno le stesse cose, ma non sono in tutto coincidenti. Di fronte a una prescrizione più stringente in un testo e meno nell’altro, quale sarà valida? “Siamo in presenza di una Babele normativa”, spiega Paolo Rendina dello Csen, uno degli enti di promozione sportiva più diffusi. “Siamo terrorizzati perché, per mettersi al riparo da eventuali cause, bisognerà rispettare sempre le norme più severe, pensare al peggio. Ma così come potrà ripartire lo sport?”. Anche perché in alcuni casi queste regole lo rendono impossibile.
COSTI E PARADOSSI. Partiamo dalle palestre. Negli spogliatoi niente docce, bisogna arrivare possibilmente già vestiti. La norma capestro però viene dalle Regioni: “Dopo l’utilizzo da parte di ogni singolo soggetto, il responsabile della struttura assicura la disinfezione della macchina o degli attrezzi usati”. “È impensabile che si possa pulire tutti i manubri in continuazione, dovremmo avere svariati inservienti adibiti solo a questo”, commenta il titolare di una nota palestra di Roma. “L’unica soluzione è che sia il cliente a farlo, ma ci vuole un livello di educazione altissimo, mentre la responsabilità ricade sui gestori”.
Non va meglio in piscina: qui le docce saranno consentite, ma in acqua ogni nuotatore dovrà avere uno spazio di 7 metri quadri, praticamente quanto una camera da letto a testa. Norme a volte cervellotiche, altre fin troppo vaghe: all’ingresso “potrà essere rilevata la temperatura corporea”. Ma è un obbligo o una possibilità? Caos anche nei centri estivi, dove far rispettare la distanza a bimbi di 4-5 anni sarà proibitivo. Anche per questo, viene fissato un rapporto di un adulto ogni 5 bambini, quando in passato era di 10-15: i costi schizzeranno alle stelle.
Ed ecco il grande timore: che a queste condizioni la spesa non valga più l’impresa. “Solo la sanificazione obbligatoria per la riapertura costa migliaia di euro, a cui bisogna aggiungere materiali di pulizia, mascherine, personale in più”, spiega Maurizio Castagna, dirigente della società Sport Management e del sindacato dei gestori Sigis. “Sono tutti extra che potremmo anche mettere in conto, se solo potessimo contare su ricavi certi. Il problema è che tra la paura del contagio, i disagi e gli spazi contingentati, dove prima si allenavano venti persone, ora ce ne andranno la metà. Le nostre proiezioni parlano di un calo del 70% dei clienti, sarebbe un dramma. Possiamo sperare solo di andare in pari, di sopravvivere: infatti il 40% dei nostri affiliati al momento non è sicuro di riaprire”.
Dispenser di gel igienizzanti ovunque, segnaletiche, monitor, prenotazioni online, registri da conservare per giorni, buste sigillanti per fazzoletti e rifiuti, distanze, spogliatoi off-limits, docce chiuse, partite proibite: tornare a fare sport sarà davvero una fatica.
COME FUNZIONA
Niente match per calcetto, volley e basket, sì per il tennis. Incontri vietati per la boxe: solo colpi al sacco
IL GIOCO VALE LA CANDELA?
Un dirigente: “Solo fare la sanificazione costa migliaia di euro. Poi ci sono pulizia, mascherine e più personale”