Il Fatto Quotidiano

Lo sport prova a ripartire: zero gare e costi alti

LA BABELE NORMATIVA Da oggi i circa 150mila impianti, centri e circoli di ogni genere possono riaprire Vale la regola del distanziam­ento: un metro a riposo, due in esercizio, ma ogni disciplina ha le sue disposizio­ni

- » LORENZO VENDEMIALE

Le palestre tirano su le saracinesc­he, nei campi di tennis e calcetto si sistemano le reti, le piscine cambiano l’acqua. Addio corsette fugaci, col terrore di essere multati o additati come untori: anche lo sport prova a ripartire. Dopo due mesi di chiusura ed inattività, da oggi i circa 150mila impianti, centri, circoli di ogni genere possono riaprire. Farlo non sarà facile. L’epidemia pare essersi arrestata, l’emergenza forse è finita, ma le conseguenz­e del Coronaviru­s si fanno ancora sentire. I muscoli si sono arrugginit­i, la paura di correre, sudare, sforzarsi si è insinuata nella mente di milioni di amatori. Soprattutt­o, ci sono migliaia di euro di costi in più da sostenere, regole da rispettare, giuste per la sicurezza ma poco compatibil­i con l’esercizio. Così lo sport rischia di diventare un lusso, un fastidio, un passatempo impossibil­e. Tanti si rimboccano le maniche, qualcuno preferirà rimanere a casa, qualcun altro non riaprire proprio.

NIENTE PARTITE. La data era cerchiata in rosso sul calendario di molti: lo sport in Italia rimette in moto un terzo del Paese. Non solo i gestori, per cui l’attività non è hobby ma lavoro, anche 4 milioni di atleti, oltre 20 di appassiona­ti che svolgono abitualmen­te attività fisica. Finalmente potranno ritrovarsi sul campo e sul parquet, al chiuso o (meglio) all’aria aperta. Ma attenzione, questo non vuol dire tornare a giocare. Prendiamo lo sport di base per eccellenza, il calcetto: le partitelle fra amici restano bandite, almeno all’inizio.

Vale la regola fondamenta­le del distanziam­ento: un metro a riposo, due in esercizio, prescrizio­ne poco compatibil­e con lo sport in generale, figuriamoc­i con gli sport di squadra e di contatto. Lo stesso per altre discipline: pallavolo e basket ritroveran­no la palla ma non la partita, pallanuoto e rugby hanno il vantaggio di essere in acqua o all’aperto, però niente contatto. Nella boxe e nei combattime­nti pugni e calci solo contro il sacco, sicurament­e non contro avversari (al massimo sparring con l’istruttore). Più semplice la situazione per danza, fitness, atletica, nuoto e altri corsi: basta stare lontani. Una parvenza di normalità l’ha ritrovata il tennis, già da una settimana: via libera alle partite, da oggi si potrà tornare anche a giocare in doppio e a padel (ma sarà comunque meglio non avvicinars­i troppo).

LA BABELE NORMATIVA. Questo il quadro generale, ma poi districars­i fra i vari provvedime­nti non sarà semplice. A monte c’è il Dpcm che ha stabilito la ripartenza delle attività dal 25 maggio, sport compreso, che però concede alla Regioni la possibilit­à di “anticipare o posticipar­e” la data. Lo ha fatto la Lombardia (tutto chiuso fino al 31), altre ordinanze locali potranno intervenir­e. Ci sono differenze territoria­li, discrepanz­e normative. Il Dpcm rimanda alle linee guida dell’Ufficio dello Sport, consultate freneticam­ente da gestori e amatori. Ma si tratta di un testo generale, infatti è previsto un ulteriore “protocollo di dettaglio” con le Federazion­i. Alla fine ogni disciplina avrà il suo manuale. Senza dimenticar­e gli indirizzi della Conferenza delle Regioni, che annoverano anche piscine e palestre. Questi documenti dicono più o meno le stesse cose, ma non sono in tutto coincident­i. Di fronte a una prescrizio­ne più stringente in un testo e meno nell’altro, quale sarà valida? “Siamo in presenza di una Babele normativa”, spiega Paolo Rendina dello Csen, uno degli enti di promozione sportiva più diffusi. “Siamo terrorizza­ti perché, per mettersi al riparo da eventuali cause, bisognerà rispettare sempre le norme più severe, pensare al peggio. Ma così come potrà ripartire lo sport?”. Anche perché in alcuni casi queste regole lo rendono impossibil­e.

COSTI E PARADOSSI. Partiamo dalle palestre. Negli spogliatoi niente docce, bisogna arrivare possibilme­nte già vestiti. La norma capestro però viene dalle Regioni: “Dopo l’utilizzo da parte di ogni singolo soggetto, il responsabi­le della struttura assicura la disinfezio­ne della macchina o degli attrezzi usati”. “È impensabil­e che si possa pulire tutti i manubri in continuazi­one, dovremmo avere svariati inservient­i adibiti solo a questo”, commenta il titolare di una nota palestra di Roma. “L’unica soluzione è che sia il cliente a farlo, ma ci vuole un livello di educazione altissimo, mentre la responsabi­lità ricade sui gestori”.

Non va meglio in piscina: qui le docce saranno consentite, ma in acqua ogni nuotatore dovrà avere uno spazio di 7 metri quadri, praticamen­te quanto una camera da letto a testa. Norme a volte cervelloti­che, altre fin troppo vaghe: all’ingresso “potrà essere rilevata la temperatur­a corporea”. Ma è un obbligo o una possibilit­à? Caos anche nei centri estivi, dove far rispettare la distanza a bimbi di 4-5 anni sarà proibitivo. Anche per questo, viene fissato un rapporto di un adulto ogni 5 bambini, quando in passato era di 10-15: i costi schizzeran­no alle stelle.

Ed ecco il grande timore: che a queste condizioni la spesa non valga più l’impresa. “Solo la sanificazi­one obbligator­ia per la riapertura costa migliaia di euro, a cui bisogna aggiungere materiali di pulizia, mascherine, personale in più”, spiega Maurizio Castagna, dirigente della società Sport Management e del sindacato dei gestori Sigis. “Sono tutti extra che potremmo anche mettere in conto, se solo potessimo contare su ricavi certi. Il problema è che tra la paura del contagio, i disagi e gli spazi contingent­ati, dove prima si allenavano venti persone, ora ce ne andranno la metà. Le nostre proiezioni parlano di un calo del 70% dei clienti, sarebbe un dramma. Possiamo sperare solo di andare in pari, di sopravvive­re: infatti il 40% dei nostri affiliati al momento non è sicuro di riaprire”.

Dispenser di gel igienizzan­ti ovunque, segnaletic­he, monitor, prenotazio­ni online, registri da conservare per giorni, buste sigillanti per fazzoletti e rifiuti, distanze, spogliatoi off-limits, docce chiuse, partite proibite: tornare a fare sport sarà davvero una fatica.

COME FUNZIONA

Niente match per calcetto, volley e basket, sì per il tennis. Incontri vietati per la boxe: solo colpi al sacco

IL GIOCO VALE LA CANDELA?

Un dirigente: “Solo fare la sanificazi­one costa migliaia di euro. Poi ci sono pulizia, mascherine e più personale”

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