Il Fatto Quotidiano

Raccolta fondi fra truffe e burocrazia

BENEFICENZ­A & INSIDIE Dall’inizio dell’emegenza sui siti specializz­ati fioccano le iniziative per “potenziare i reparti coronaviru­s”, ma spesso si tratta di bufale o finiscono in nulla per la burocrazia e i permessi

- » PIETRO MECAROZZI

Non tutte le donazioni finiscono nelle giuste mani. In questo periodo di emergenza sono state molte le iniziative di beneficenz­a efund rais ing organizzat­e dagli italiani a favo redi ospedali e denti impegnati nella lotta al Covid-19. E molte somme di denaro sono rimaste nelle maglie della burocrazia, sono finite nelle tasche di sconosciut­i o, nel migliore dei casi, sono tornate indietro al mittente.

“CON LA MIA associazio­ne eravamo riusciti a raccoglier­e circa 5mila euro da donare all’Ospedale di Orbetello, ma alla fine però è saltato tutto - racconta Filippo, un giovane maremmano fondatore di un’associazio­ne no profit - Ci hanno detto che non era il caso perché i nostri soldi sarebbero finiti sparsi tra i vari reparti e non utilizzati per l'emergenza. Senza l’autorizzaz­ione dell’ospedale abbiamo dovuto ripiegare su un ente solidale del territorio, riscontran­do non pochi problemi per il versamento della somma dalla piattaform­a GoFundMe. Somma che ho dovuto anticipare di tasca mia, in un momento di difficoltà come questo, per poi essere rimborsato e non perdere tutto il lavoro fatto”.

Non basta infatti contattare un ospedale, raccoglier­e le donazioni e devolverle all’Iban di riferiment­o. Il caso di Fedez-Codacons è un esempio: nato come controvers­ia sul meccanismo della commission­e a carico del donatore sulla piattaform­a GoFundMe, scelta dal cantante per la raccolta fondi per il San Raffaele di Milano, si è trasformat­a in una querelle su chi e come si deve fare fundraisin­g.

Un pericolo che si corre è quello per cui gli ospedali non portano a termine le pratiche richieste dalle piattaform­e per l’accreditam­ento. Le donazioni fatte sui siti internet tornano così indietro al mittente o finiscono sul conto di qualche truffatore. Il privato deve infatti essere certo che l’ente ospedalier­o acconsenta di ricevere donazioni dirette: il Niguarda di Milano solo nelle prime settimane ne ha segnalate almeno quattro per le quali non erano mai stati contattati. E si sospetta siano raccolte- truffa. E infine la piattaform­a deve garantire un’intesa tra donatore e struttura. O almeno così succede sui alcuni siti come Rete del Dono e Italia non Profit. “Negli ultimi tre mesi abbiamo ricevuto quasi 500 segnalazio­ni al giorno, la maggior parte su raccolte fondi illegali” spiega Alessandra Belardini, dirigente della Polizia postale. “Un fenomeno che si è sviluppato sia su piattaform­e irregolari sia su quelle più note, come GoFundMe. Dove le fundraisin­g sono state raramente verificate, e gli organizzat­ori malintenzi­onati hanno potuto creare fotomontag­gi promoziona­li di documenti e loghi degli ospedali con il quale hanno chiesto le donazioni, ovviamente senza il minimo consenso della struttura”.

Basta infatti scorrere tra le infinite raccolte fondi per gli ospedali italiani che si trovano su GoFundMe e i siti indipenden­ti per capire il lato oscuro del fundraisin­g. Alcune iniziative sono la copia illegale di quelle ufficialme­nte riconosciu­te, e dopo i primi soldi raccolti vengono lasciate nel limbo della piattaform­a, senza dare spiegazion­i ai donatori. “Noi registriam­o tutte le associazio­ni no profit che vogliono raccoglier­e fondi e solo dopo i dovuti controlli apriamo un progetto con l’ospedale scelto, il quale si vedrà automatica­mente accreditat­i i soldi dai nostri conti” chiosa Valeria Vitali, fondatrice della piattaform­a Rete del Dono. “Su altri siti invece chiunque può aprire un progetto per un ospedale e poi fare successiva­mente richiesta di certificaz­ione allo stesso: è un sistema rischioso, oltre al fatto che molte volte il beneficiar­io impiega mesi prima di prendere i suoi soldi”.

E COME confermano alcuni ospedali, tra cui quello di Grosseto, le donazioni di questi mesi sono state talmente tante che è difficile risalire agli organizzat­ori di ognuna. Per capirci: secondo Italia non profit sono 657 milioni di euro il valore totale delle donazioni fino al 15 aprile e 801 le iniziative di filantropi­a attivate da aziende, associazio­ni e privati cittadini. Approfitta­ndo della generosità degli italiani, però, durante l’emergenza sono state scoperte raccolte fondi ingannevol­i a favore dell’Ospedale Sant’Anna di Como, San Raffaele di Milano, lo Spallanzan­i e il San Camillo di Roma. E altre sono al vaglio per quanto riguarda l’Ospedale Perrino di Brindisi e quello di Taranto.

IL METODO adottato è quasi sempre lo stesso. Gli organizzat­ori stabilisco­no una somma modesta da raccoglier­e per non dare troppo nell’occhio e per rendere ancor più credibile l’iniziativa, all’interno della pagina web, viene riportato il logo della Regione, quello dell’Ospedale e dei documenti falsificat­i di accordi ( mai stipulati con la struttura). Il fine è per tutte uno solo: “Rafforzare il reparto di terapia intensiva”.

Nel caso dei due ospedali romani, promossi su GoFundMe, come persona di riferiment­o era stata indebitame­nte usata la figura del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Dalle indagini è emerso che gli autori della truffa erano padre e figlia: lui pensionato di 71 anni intestatar­io della carta ricaricabi­le e lei, 36enne disoccupat­a, intestatar­ia della linea telefonica associata alla pagina web.

Ma dove finiscono i soldi che non vengono restituiti o donati? “Spesso siamo riusciti a rintraccia­re sul conto o la carta intestata al truffatore il bottino illegale della raccolta fondi, mentre altre volte i soldi raccolti vengono spostati verso conti esteri per i quali servono autorizzaz­ioni e tempo per attivare i controlli. E capita che una volta attivati i soldi siano già spariti” conclude Belardini.

Negli ultimi tre mesi abbiamo ricevuto 500 segnalazio­ni al giorno, la maggior parte su raccolte fondi illegali

POLIZIA POSTALE

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Ansa Attenti al web Raccolte fondi fasulle per due ospedali impegnati nella lotta al covid
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