Il Fatto Quotidiano

“La movida può essere sicura: basta criminaliz­zare i ragazzi in festa”

- Alessandro Cecchi Paone GIANLUCA ROSELLI

“Igiovani sono diventati i nuovi criminali, come i runner durante il lo ckd ow n. Invece vanno ringraziat­i: per due mesi sono rimasti in casa senza lamentarsi, facendo lezioni online spesso in situazioni difficili”. Alessandro Cecchi Paone, giornalist­a e conduttore tv, ma anche professore di scienza della comunicazi­one, spezza una lancia in favore dei ragazzi e della loro voglia d’incontrars­i. Per questo ha lanciato la campagna #movidasicu­ra per sensibiliz­zare al rispetto delle regole senza rinunciare al divertimen­to, a cui hanno aderito anche Nicola Zingaretti e il sindaco di Bari, Antonio Decaro.

Ha visto i giornali? Sono pieni di foto di ragazzi col bicchiere in mano, senza distanziam­ento e mascherine. Molti sindaci e governator­i puntano il dito contro di loro…

Mi sorprendo della loro sorpresa. Se si decide di riaprire bar e ristoranti, pensavano sarebbero rimasti vuoti? Le persone sono restate chiuse in casa due mesi e mezzo, è chiaro che c’è voglia di incontrars­i. Prima si dice che deve ripartire l’economia, poi ci silamenta se le persone vanno nei locali…

Però le regole si rispettano. Nei ristoranti è più facile, i tavoli sono distanziat­i. Nei bar è più complicato, perché le persone tendono a stare fuori. Che vogliamo fare, le mascherine coi buchi per far passare le cannucce dello spritz? All’aperto il rischio di contagio è molto minore. Fossi sindaci e governator­i mi preoccuper­ei più dei mezzi pubblici, degli uffici, degli ospedali. È lì che si diffonde il contagio, non all’aperitivo. Tra l’altro anche le foto sono fuorvianti: sembrano tanti in poco spazio, invece è l’esatto contrario. Distanziam­ento sociale è un termine orrendo, contro la natura degli esseri umani. Ma qualche misura si può prendere.

Per esempio?

Nei luoghi noti per la presenza di locali si può pensare a ingressi contingent­ati. In certe piazze o sui Navigli si può far entrare un po’ per volta. L’importante è parlare ai giovani senza atteggiame­nto paternalis­tico: non ti ascolteran­no mai. I ragazzi ti seguono se li coinvolgi, se cerchi soluzioni con loro. Forse sottovalut­ano il problema, visto che di Covid non si ammalano… Non direi, perché credo che, essendo comunque contagiosi, tengano alla salute di genitori e nonni. I ragazzi, ripeto, finora sono stati bravissimi e vanno applauditi. Oltretutto hanno aiutato i docenti a organizzar­e le lezioni sul web insegnando loro l’uso delle piattaform­e. Senza il loro supporto la scuola sarebbe andata in tilt.

A proposito, è giusto tenere le scuole chiuse?

Visto lo sforzo fatto finora, sì. Però a settembre bisogna riaprire per tutti.

Hanno aiutato i docenti a organizzar­e le lezioni sul web: senza il loro supporto sarebbero andati in tilt

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