Il Fatto Quotidiano

Il codice Chiellini: morsi e ossa rotte

- » PAOLO ZILIANI

Giorgio Chiellini ci insegna il calcio. O meglio lo sport. Anzi la vita. Tutti ne avvertivam­o il bisogno e per fortuna è successo. In un momento così complicato per il calcio nel suo piccolo e per il mondo in generale, all’età di 35 anni il capitano della Juventus e della nazionale ha dato alle stampe il libro- autobiogra­fia I o, Giorgio, scritto con Maurizio Crosetti, che presto sarà adottato nelle scuole come insegnamen­to imperituro dei valori dell’etica e della sportività. Parlando degli avversari che nel suo lungo cammino ha incrociato sulla sua strada, Chiellini ci parla di sè: e ci dice molto. A cominciare dall’elogio del “miglior difensore del mondo”, ossia Sergio Ramos del Real Madrid.

UNO DICE: cosa ammirerà il Capitano del formidabil­e guerriero spagnolo? Forse le 4 Champions e le 4 Coppe del Mondo per club vinte con iblancos? Forse i gol decisivi segnati nella finale Champions 2014 contro l’Atletico (al minuto 93), nella finale mondiale contro il San Lorenzo dello stesso anno e nella finale Champions sempre contro l’Atletico nel 2016 (uno in partita, uno ai rigori)? Forse l’essere entrato nel ristretto club dei difensori capaci di segnare più di 100 gol in carriera dopo Koeman e Passarella, prodezza da attaccante compiuta senza mai abdicare ai compiti del difendente, come i 20 cartellini rossi colleziona­ti, che ne fanno il calciatore più espulso di sempre in Liga (in confronto i 2 mostrati dai nostri arbitri a Chiellini paiono una barzellett­a), dimostrano? Macchè: non è questo che a capitan Giorgio interessa.

Lui stravede per Ramos per il suo “essere sempre decisivo negli interventi, anche in quelli fuori logica compresi gli infortuni che provoca, che sembrano frutto di un’astuzia diabolica. Quello su Salah fu un colpo da maestro. Lui, il maestro Sergio, ha sempre detto che non fosse sua intenzione provocare un infortunio, ma quando cadi in quella maniera e non lasci la presa, sai che nove volte su dieci rischi di rompere il braccio al tuo avversario”. Dunque,

Chiellini invidia a Ramos l’arte sopraffina di rompere un arto a un collega quando l’importanza della partita (vedi Real-Liverpool 2018) lo richiede. È questo che fa di lui il miglior difensore al mondo. E chissà che rabbia, il Capitano, al pensiero di aver visto la Juve giocare due finali di Champions, una con lui in campo senza nemmeno aver spaccato un braccio o una gamba a Neymar o a CR7. Detto del modello Ramos, sapete qual è l’attaccante che il Capitano ammira di più? Suarez del Barcellona, quello che lo morsicò al collo in Uruguay-Italia ai mondiali 2014. “Ammiro la sua malizia — spiega Chiellini —, se la perdesse diventereb­be un attaccante normale. Non è successo niente di strano quel giorno nella Coppa del Mondo 2014. Improvvisa­mente ho notato che mi avevano morso la spalla. È successo e basta, ma questa è la sua strategia di contatto nella lotta corpo a corpo e, se posso dirlo, è anche la mia. Lui ed io siamo simili e mi piace affrontare attaccanti come lui. Sono anche io un grande figlio di puttana in campo e ne sono orgoglioso. La malizia fa parte del calcio, non la chiamo irregolari­tà. Per superare un rivale devi essere intelligen­te”.

Ecco, Chiellini ce lo ha spiegato: il segreto è rompere arti e morsicare al collo gli avversari. Da figlio di puttana consapevol­e. Solo così lo si capisce: che sei intelligen­te.

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Ansa Il modello Luis Suarez
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