Il Fatto Quotidiano

Altro che le teste di Modì Nei fossi rifiuti e rottami

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NLA PESCA Nei canali sono stati pescati 5 metri cubi di relitti, tra cui sedie, tavoli, cartelli stradali, lavatrici, ombrelloni ma anche pneumatici di auto e scooter, biciclette e le quattro imbarcazio­ni. Finanche una targa di Pisa relativa a un’auto degli anni Settanta on ci sono le teste di Modigliani, anche se qualcuno, con il solito spirito canzonator­io e beffardo che contraddis­tingue i livornesi, ancora ci spera. “Prima o poi verranno fori, al momento ci accontenti­amo di questo” d ice scherzando un passante che per qualche minuto si ferma ad osservare la curiosa ressa intorno alla pulizia dei “fossi” medicei, nel cuore della città. Quelli dove, secondo la leggenda mai confermata, dovrebbero giacere le quattro teste gettate da Modì e mai ripescate, tanto da diventare oggetto del celebre scherzo con cui nel 1984 tre giovani studenti fecero credere a tutta Italia di averle trovate producendo­ne una a casa e gettandola nell’acqua. E invece no, oggi emergono rifiuti e rottami della Livorno che fu.

PER QUELLI che vengono da fuori, toscani compresi, a Livorno i “fossi” sono i canali che percorrono tutta la città fino a sfociare in mare: attraversa­no interi quartieri, uno dei quali, proprio per questo, è conosciuto come “La Venezia”. Con la quarantena obbligata e le barche che sono restate ormeggiate per almeno due mesi, le acque inquinate dei “fossi” di Livorno sono tornate in pochi giorni cristallin­e fino a farne vedere il fondale. E allora si è deciso di sfruttare l’occasione per recuperare i relitti emersi, spesso legati all’inciviltà dei cittadini: dopo giorni di tavoli di lavoro e ping pong su chi dovesse occuparsen­e tra Comune e Autorità portuale, a inizio maggio, in soli tre giorni, sono stati recuperati quintali di rifiuti, oggetti storici e anche quattro barche che da

La scheda

tempo giacevano sul fondo. Il braccio meccanico, con l’aiuto di sommozzato­ri specializz­ati, ha fatto riaffiorar­e dal fango dei fondali sedie, tavoli, cartelli stradali, lavatrici, ombrelloni ma anche pneumatici di auto e scooter, biciclette su cui negli anni è cresciuta la flora marina e le quattro imbarcazio­ni. Finanche una targa relativa a un’auto degli anni Settanta di Pisa, che qualche livornese deve aver gettato nei canali per la rivalità storica che corre con la città della torre pendente. In tutto la Labromare, società che insieme ai sommozzato­ri di Sub Sea si è occupata gratuitame­nte dell’intervento, ha stimato che a riemergere siano stati ben cinque metri cubi di relitti.

Ancora poco però visto che l’inciviltà accumulata negli anni ha fatto quasi scomparire i fondali dei canali: solo al Fosso Reale, davanti alla Fortezza Nuova progettata dal Buontalent­i, sugli originari quattro metri di fondale, oggi ne è rimasto solo uno e mezzo. Più di due metri sono occupati da detriti e rifiuti di ogni tipo. Per non parlare degli scarichi delle imbarcazio­ni che ogni giorno, in tempi normali, partono dai canali per raggiunger­e il mare aperto.

PER QUESTO la ripulitura dei “fossi” di questi giorni può diventare un punto di partenza per un progetto più ampio. “L’inciviltà non riguarda solo gli ultimi anni ma a decenni e decenni della storia di Livorno – racconta al Fatto il sindaco Luca Salvetti – d’altronde i ‘fossi’sono intrecciat­i con il modo di vivere la città e per questo dobbiamo cercare di recuperarl­i”.

Per farlo servirà mettere in piedi un progetto di pulizia più ampio in grado di far diventare normalità l’acq ua cristallin­a che si è vista nei mesi di lockdown: “Quello che è stato fatto è sicurament­e un primo segnale perché tutti noi livornesi abbiamo bisogno dei fossi – continua Salvetti – qui fino a molti anni fa c’erano locali e cantine storiche che oggi sono sparite. Per ripulirli tutti servirà un progetto più ampio da concordare con l’Autorità Portuale e finanziare con fondi europei”. Il primo passo sarà quello di capire a chi spetta la gestione dei ‘fossi’: il Mit ha dato assenso perché possa farlo il Comune ma non è ancora chiaro come. “In questi anni la situazione è molto migliorata: un tempo i fossi puzzavano mentre oggi non più anche grazie al fatto che sono stati mappati tutti gli scarichi – continua il sindaco – adesso questa emergenza può essere l’occasione per ripulirli del tutto”.

SE IN MOLTI in città vedono nella pulizia dei “fossi” il risvolto psicologic­o di un passato oscuro da cui ripartire, dal recupero dei relitti è nata l’idea, lanciata dall’ex consiglier­e regionale livornese Mario Lupi, di farne una mostra ed esporli in bella vista a tutti i livornesi per raccontare quel piccolo pezzo di storia della città. A proporsi per il progetto è stato l’artista livornese Enrico Bacci che ha ricevuto il sostegno di molti, anche dell’assessore alla Cultura Simone Lenzi. Il presidente del Circolo dei dirigenti comunali, Paolo Morelli, al giornale Tirreno ha anche lanciato un nome da dare all’esposizion­e: “L’inciviltà si mostra”. Insomma, un modo per far tornare indietro nel tempo e far capire ai livornesi cosa può produrre un gesto di incuria come quello di buttare un rifiuto o un oggetto in acqua. La location sarà quella della “Bottega del Caffè”, locale storico della città che affaccia proprio sul quartiere “Vene zia” e a poche centinaia di metri dal porto di Livorno. Al momento il progetto però è fermo a causa dell’emergenza covid e dalle dispute sulla competenza, ma appena sarà riaperto tutto, i livornesi potranno andare ad ammirare non le teste di Modigliani ma un pezzo di città sepolta nei fondali.

CAMBIO DI PAESAGGIO

Con il blocco le acque che attraversa­no il Comune toscano sono diventate improvvisa­mente limpide

PERCHÉ TUTTI POSSANO VEDERE L’artista Enrico Bacci si è proposto per realizzare un’esposizion­e col materiale recuperato nei fondali

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Le immagini dei canali di livorno che vengono bonificati
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