Falcone va celebrato con le frasi scomode, senza innocui cliché
Nessuno cita mai le parole ruvide del giudice. Ad esempio: “Lo Stato si libera dei migliori”, “mafiosi, unici esseri razionali”
Dice che la memoria sbiadisce nel tempo. E invece, dopo avere vissuto intensamente quella che viene ormai chiamata la settimana della legalità, posso testimoniare il contrario. Ci sono memorie che crescono, quasi lievitano negli anni. Ed è bellissimo, perfino emozionante poterlo osservare con i propri occhi. Come vedere in diretta la fine della legge di gravità. Sono passati ormai 28 anni da quel 1992. C’è la maledizione del Covid che impedisce di tenere assemblee, manifestazioni, darsi appuntamenti, viaggiare; o che tiene le scuole chiuse. Eppure mai come quest ’ anno ho visto e sentito nell’aria una tale voglia di memoria. Con quel nome, Giovanni Falcone, e quella data, 23 di maggio, e quel luogo, Capaci, continuamente rievocati. Un rincorrersi perfino assillante di telefonate, di mail, di richieste, di video artigianali, poco mestiere e tanta anima.
OVUNQUE, dalla Sicilia a Bassano del Grappa, migliaia di persone si sono impegnate a realizzare messaggi collettivi, cercando i luoghi simbolici per mandarli, facendo tam tam infiniti, anche per il film in tivù di venerdì sera dedicato a Felicia, la grande madre di Peppino Impastato. Studentesse e studenti si sono gettati nella lettura degli scritti di Falcone per ricavarne piccoli filmati. Mi è stato anche chiesto di donarne un’antologia che una giovane apprendista (Paola
Teri si chiama) ha fatto leggere in posti diversi d’Italia da persone diverse. E vi assicuro che sono grato a chi me l’ha chiesto. Perché il libro Cose di Cosa Nostra pubblicato dal giudice con Marcelle Padovani pochi mesi prima di essere ucciso è davvero uno scrigno pieno di insegnamenti. L’avevo già letto integralmente per la mia attività didattica almeno una decina di volte. Ma rifarlo per trarne alcune frasi simboliche, in grado di dire ai giovani, o per ricordare a noi tutti, quale fosse davvero la grandezza e la sapienza civile di quel giudice, mi ha reso ancora più chiara una cosa. Di Falcone si continuano a ripetere 2 frasi del tutto innocue: follow the money e “come tutti i fenomeni umani la mafia ha avuto un inizio e avrà una fine”.
Ci avete fatto caso? La prima è un grande insegnamento professionale, che Falcone seguì nel suo 1º importante processo, contro il costruttore Rosario Spatola. Ma ora per fortuna è un principio investigativo del tutto acquisito. Quanto alla mafia che sembra quasi destinata a morire naturalmente, non ci potrebbe essere immagine più rassicurante e deresponsabilizzante. Peccato che nella stessa pagina Falcone invitasse tutti ad assumersi le proprie responsabilità contro la mafia qui e ora.
Così, consegnando le mie “10 frasi” ai ragazzi che me le avevano chieste ho colto tutto il divario che continua a esistere tra le commemorazioni e la memoria. Per le prime bastano e avanzano quelle 2 frasi ripetute a macchinetta. Per la seconda, quelle che interrogano davvero le coscienze sono invece altre. Sentite questa, per esempio: “In certi momenti questi mafiosi mi sembrano gli unici esseri razionali in un mondo popolato da folli”.
Ma che cosa deve aver visto e vissuto quel giudice per dire una cosa tanto drammatica? Quale deserto di politica, magistratura, informazione, generosità umana, doveva avvertire intorno a sé? Come si muove, insomma, il mondo degli “onesti”? Questa è la domanda. Ecco perciò una seconda frase, amara come la precedente: “Anche lo Stato, infatti, in certi casi cede alla tentazione di liberarsi del singolo inquirente scomodo rimuovendolo o destinandolo ad altra sede”. Lo Stato che si libera dei migliori. Perché non partire da qui per ricordare il 23 di maggio, per farcelo davvero entrare nella mente?
FORSE CHI ha voluto ricordarlo, decidendo che la memoria debba continuare a camminare e non sbiadire, non ha mai letto quel che Falcone ha scritto, ma avverte confusamente che c’è da saperne di più. Anche per capire le logiche di quanto ancora oggi accade, talvolta senza incontrare argini. A questo proposito, mi piacerebbe sapere una cosa: quale consesso abbia deciso che l’altro ieri i cittadini milanesi non potessero recarsi ai giardini Falcone-Borsellino nell’ora della strage, tutti con mascherina, e socialmente distanziati anche di 5 metri, per portare il loro fiore. I boss, che sono “razionali”, stanno battendo gli esercizi in bilico per comprarseli, mentre il “mondo popolato da folli” ha deciso che non si dovesse portare un fiore a Falcone in quell’ora. Movida sì, Falcone no. Rileggere Falcone serve...
23 MAGGIO, È STRAGE
Perché è stato vietato di recarsi ai giardini Falcone–Borsellino di Milano pur distanziati e con la mascherina?