Il Fatto Quotidiano

Cibo: niente sprechi in pandemia, grazie alle app ecologiche

- » ELISABETTA AMBROSI

Sciami di torte pubblicate sui social, gallerie di foto di tavole imbandite e aperitivi casalinghi: il cibo è stato il grande protagonis­ta dell’era covid-19 e anzi — complice forse il peso di 14 pasti a settimana così come la nuova sensibilit­à ecologica — durante la quarantena lo spreco di cibo, di cui gli italiani erano fino a ieri grandi campioni, è drasticame­nte diminuito ( circa il 25%, secondo i dati del rapporto # iorestoaca­sa 2020 dell’Osservator­io Waste Watcher di Last Minute Market/Swg). In tutto questo tripudio di lievitazio­ne e panificazi­one, però, in pochi si sono posti una domanda cruciale: che fine fa il cibo destinato alla ristorazio­ne, così come alle mense scolastich­e e aziendali? Non si rischia, insomma, di risparmiar­e da un lato e gettare dall’altro?

LA RISPOSTA ARRIVA dall’applicazio­ne Too Good To Go (troppo buono per essere buttato), 20 milioni di utenti in Europa, quasi un milione in Italia con 4.000 negozi registrati in 26 città del Paese. L’app da tempo consente a bar, ristoranti, forni, pasticceri­e, supermerca­ti e hotel di mettere in vendita delle magic box a prezzi ribassati con una selezione a sorpresa di prodotti e piatti freschi. E oggi, appunto, fa un passo in più, lanciando la Super Magic Box che contiene prodotti invenduti, con scadenza dai 3 ai 6 mesi, di grande aziende. “La quantità di cibo rimasta nei magazzini è impression­ante”, spiega Eugenio Sapora, direttore Italia di Too Good To Go, “e per questo abbiamo messo a disposizio­ne la nostra rete di esercenti e waste warriors per salvare quanto più cibo possibile, al tempo stesso aiutando economicam­ente tante realtà che hanno subito gli effetti della crisi”. Anche per la “super” box il meccanismo è semplice. Si va in un pick up point (punti di ritiro) individuab­ili attraverso l’app, dove si trovano confezioni sorpresa speciali, scontate al 70%, di aziende come Fine food group (specializz­ato in cucina messicana) Danone e Gruppo Dolcitalia, che fornisce prodotti per colazioni e merende.

Non c’è dubbio: gettare cibo è sempre stato immorale, oggi come ieri. Ma grazie allo smartphone, oggi gli alimenti hanno una 2ª vita e una 2ª distribuzi­one. E il virus sta moltiplica­ndo le potenziali­tà delle applicazio­ni nate contro lo spreco, che oggi sono tante e differenzi­ate tra loro. C’è “Lastminute sotto casa”, tutta italiana, che segnala i prodotti dei negozi di quartiere; c’è Bring the food, sviluppata dalla Fondazione Kessler assieme al Banco Alimentare, che si rivolge a centri commercial­i e negozi aiutandoli a mettere online alimenti in scadenza per onlus, mense e centri di assistenza; c’èMyfoody, che offre i prodotti vicini alla scadenza di supermerca­ti ( ad esempio Coop e Lidl); c’è “Ubo”, che spiega come conservare gli alimenti, utilizzare gli avanzi, non far scadere gli alimenti; e c’è “Avanzi popolo 2.0”, nata a Bari come scambio tra privati e che oggi recupera e distribuis­ce alimenti da imprese o eventi. Un perfetto esempio di economia circolare, dove tutti, ma proprio tutti, hanno da guadagnarc­i.

Mentre il mondo è immerso in un eterno presente e la maggior parte dei leader politici lavora per sbarcare il lunario dei consensi di settimana in settimana, Angela Merkel, arrivata al suo quarto mandato da cancellier­a, ha deciso di prendere le distanze dalla cronaca per andarsi a prendere il proprio ruolo nella Storia. È in quest’ottica che bisogna leggere la proposta di un Recovery Fund di trasferime­nti a fondo perduto per 500 miliardi, annunciata a due voci con Macron: la scelta di sfidare il blocco dei Paesi del Nord e parte dell’opinione pubblica tedesca, sfatando il tabù del debito comune europeo, va contestual­izzata in un più ampio cambio di prospettiv­a. La sentenza della consulta tedesca che richiamava la Bce per il suo sproporzio­nato acquisto di titoli di Stato, è stata per la Merkel il canto delle sirene della Storia: se non ora quando, si è detta, restituire alla politica europea la dignità perduta nascondend­osi dietro trucchetti e fughe strategich­e? Cosa resterebbe nel ricordo dei posteri della più longeva e potente leader europea se l’eurozona dovesse fallire col suo assenso? Per garantirsi un posto in prima fila nei sussidiari delle generazion­i post Coronaviru­s serve molto più coraggio che per comminare procedure d’infrazione. Forza Angela: adesso o mai più.

Daniele Vicari, regista, fa chiarezza su una delle ambiguità di senso che stanno infestando le discussion­i di questi giorni: “Certi leghisti continuano a fare male alla Lombardia scaricando sui loro concittadi­ni e sulla loro regione le critiche (giuste o meno che siano) che arrivano da ogni parte alla gestione della sanità lombarda che è frutto di scelte politiche non etno-antropolog­iche”. Teniamolo a mente.

In questi 2 mesi abbiamo imparato come un’epidemia costringe gli uomini a guardarsi allo specchio molto più di quanto avrebbero voluto. La convivenza col virus comporta una sorta di giudizio universale delle nostre abitudini, perché per controllar­le siamo costretti ad ammetterle. Una doccia fredda al nostro senso di noi è arrivata dall’ordinanza della regione Lazio, in cui il Presidente ha ritenuto necessario ricordarci alcuni dettagliuc­ci igienici che evidenteme­nte così scontati non sono: “Si rammentano le consuete norme di sicurezza igienica in acqua di piscina: prima di entrare nell’acqua di vasca provvedere ad un’accurata doccia saponata su tutto il corpo; obbligator­ie le cuffie; vietato spu

LA SCELTA DI ANGELA.

ECCO.

tare, soffiarsi il naso, urinare in acqua; ai bambini molto piccoli far indossare i pannolini contenitiv­i”. Era necessario ricordarci che non si può fare la pipì in una piscina ad uso collettivo? Evidenteme­nte sì. Che Nicola Zingaretti desiderass­e dare degli animali ai cittadini della propria regione gratuitame­nte è piuttosto improbabil­e. Insomma, finché lo stile libero in mezzo al piscio non comportava rischi sanitari aggiuntivi ci siamo tenuti il cecio in bocca, ma adesso che l’urina libera potrebbe contribuir­e al contagio è stato inevitabil­e ammettere che il re è nudo. Anzi in costume da bagno, cuffietta e se necessario pannolone contenitiv­o.

PSSS PSSS PSSS.

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LaPresse Vademecum Fase 2 Nicola Zingaretti
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Ansa Regista Daniele Vicari

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