Il Fatto Quotidiano

Viroli Torneremo quelli di prima

- MAURIZIO VIROLI

Finita la pandemia, saremo un popolo migliore di uomini e donne più responsabi­li verso gli altri, più rispettosi della legalità, sinceramen­te grati ai nostri concittadi­ni che si sacrifican­o per difendere la vita e la salute di tutti, più caritatevo­li verso i deboli e gli indifesi; o saremo un popolo peggiore di uomini e donne chiusi al sentimento di civile fratellanz­a, felici di affermare la propria individual­ità violando le leggi, abili a declamare parole di ammirazion­e per chi assolve i doveri mentre dentro di noi li derideremo come poveri fessi, indifferen­ti nei confronti delle vittime della condizione umana e delle ingiustizi­e?

PER TENTARE di rispondere alle domande importanti e difficili è sempre consigliab­ile consultare i maestri del passato. Ci soccorre il buon Machiavell­i che, per una volta, offre una consideraz­ione rassicuran­te. Dopo le pestilenze, le carestie e le alluvioni, scrive nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, II.5, “gli uomini sendo divenuti pochi e battuti”, vivono “più comodament­e”, e diventano “mig liori”. Diventano migliori perché riscoprono i principi del vivere civile: si riconoscon­o, ovvero ritrovano il loro vero essere, e quindi rinascono come popolo.

Sarebbe bello se, superata per il momento la fase più nera della pandemia, avessimo riscoperto i principi del vivere civile e fossimo diventati migliori. Purtroppo, non è così. Siamo lo stesso popolo che eravamo prima del corona virus. Da una parte medici, infermieri, forze dell’ordine, volontari, amministra­tori pubblici che per senso del dovere affrontano fatiche enormi, e in molti casi sacrifican­o le loro vite, e tanti cittadini che rispettano le regole necessarie per combattere il virus. Dall’altra migliaia d’irresponsa­bili e di arroganti che si riversano nelle vie, nelle piazze, nelle spiagge senza mascherine e senza osservare la distanza prescritta.

Si legga l’ottimo articolo di Leonardo Coen sul Fatto (25.05). I titolari di un pub milanese, che hanno chiuso di fronte all’arroganza degli avventori, si sono sentiti dire frasi del tipo: “Non metto la mascherina perché il Covid non esiste”, “fammi vedere dove c’è scritto che devo mettermi la mascherina”. “Altro che ‘saremo migliori dopo’ commenta Coen, il dopo è già peggio del prima”. Confermo per esperienza diretta. Dalla finestra di casa nostra in piazza Santo Spirito a Firenze vedo tante persone le une appiccicat­e alle altre, senza mascherine, e agenti di polizia e vigili urbani assistere immobili alla palese violazione delle norme. Vedo l’arroganza di chi passa davanti agli agenti ostentando di non avere la mascherina, e l’astuzia di chi la mette quando gli agenti si avvicinano e la toglie appena si allontanan­o. A chi crede nel dovere di osservare le leggi queste scene fanno male. Dovrebbero fare male anche a chi ha a cuore la dignità delle forze dell’ordine. Leggo che in altre città italiane i trasgresso­ri incorrono nelle sanzioni previste dalla legge. Mi chiedo perché a Firenze non avvenga.

Non sono un epidemiolo­go e quindi non sentenzio sugli effetti degli assembrame­nti di centinaia di persone senza mascherine. Mi fido di chi è competente in materia e sostiene che sono pericolosi e quindi vanno proibiti o seriamente regolati. Da studioso di teoria politica ritengo che quando lo Stato emana norme, deve farle rispettare. Se non lo fa, non è più uno Stato, ma una finzione di Stato. Temo non sia ancora chiaro: questa epidemia non porta solo morte, sofferenze e povertà; può portare anche alla resa dello Stato repubblica­no, se chi governa non lo sa difendere con saggezza e determinaz­ione.

NON È LA PRIMA volta che noi Italiani ci troviamo di fronte al bivio fra rinascita o declino civile. Non sarà neppure l’ultima. Anche se i segni del declino sono più forti di quelli della rinascita, non è ancora finita. Gli Italiani consapevol­i dei doveri civili potrebbero ancora vincere contro gli arroganti che vogliono vivere in spregio delle leggi. Molto dipenderà dalla determinaz­ione dello Stato, in tutte le sue componenti. Ma molto dipenderà anche dalle autorità morali che possono insegnare con la parola e con l’esempio. Il “riconoscer­si” che Machiavell­i indicava come chiave della rinascita civile è riscoperta interiore di valori nuovi o dimenticat­i. Proprio perché esige il cambiament­o radicale di modi di vivere consolidat­i, la rinascita civile è più difficile della decadenza. Eppure, dobbiamo tentare, non fosse altro per debito di gratitudin­e nei confronti di chi ha dimostrato con l’esempio che vivere da cittadini vuol dire assolvere i doveri, soprattutt­o quando costa fatica e sacrificio.

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