Il Fatto Quotidiano

Il calcio riparte Malagò e Lotito, lobby in azione

Si riparte I vari Lotito, De Laurentiis e Preziosi non hanno mai smesso di rincorrere i miliardi dei diritti tv. Sconfitto Malagò, che non riesce a controllar­e la Lega

- TECCE E VENDEMIALE CON I PARERI DI ROBERTO BECCANTINI E STEFANO DISEGNI

Ormai

da tre mesi non si gioca una partita di campionato. La ripresa è fissata al venti giugno. Eppure ogni giorno da tre mesi le lobby del calcio – al plurale, ma saldate da legittimi interessi di potere e di denaro – giocano per non perdere. I patron

Claudio Lotito ( Lazio), Enrico Preziosi (Genoa), Au

relio De Laurentiis (Napoli) hanno giocato, ricorrendo spesso a falli di confusione, a interventi degli arbitri politici, soprattutt­o dem e renziani, per non perdere i milioni di euro che le television­i devono pagare per i diritti tv. E le television­i, capeggiate dal gruppo Sky con la sorellina Dazn, hanno giocato per non perdere i 212 milioni – ultima rata per la stagione sospesa – con uno spettacolo finto e poco, o per niente, invocato dal pubblico pagante (in poltrona). Urbano Cairo (Torino),

Giampaolo Pozzo ( Udi nese), Massimo Ferrero (Sampdoria), insomma squadre terrorizza­te dalla retrocessi­one o indifferen­ti all’esito formale del campionato o in più complessi e speciali rapporti con Sky Italia (come Cairo), hanno giocato per non perdere posizioni già acquisite o vantaggi per domani.

Tutti i presidenti, distribuit­i in correnti al pari dei virologi, quelli che preconizza­no catastrofi umanitarie e quelli che ammiccano al complottis­mo sanitario, erano d’accordo su un punto: non saldare le mensilità ai calciatori milionari e scovare un espediente per scaricare il conto allo Stato. Il sindacato, per modo di dire, dei calciatori (Aic), affidato all’ex centrocamp­ista riflessivo Damiano Tommasi, ha tuonato contro i ritorni affrettati in campo, le gare previste sotto la calura di luglio, la fragilità muscolare dei giocatori, ma mica s’è fatto mai latore di un messaggio, per quanto simbolico, di disponibil­ità: pronti a ridurci gli ingaggi, spesso milionari in Serie A. Anzi l’Aic ha protestato per i lunghi ritiri, i palleggi in quarantena e pure i tamponi: sacrifici talmente lancinanti da provocare depression­e, hanno infine ammesso con contrizion­e.

LA LEGA DI SERIE A,

che riunisce le venti società tradiziona­lmente divise, ha tutelato, a volte in maniera maldestra, gli introiti che nutrono il sistema: i diritti tv. Paolo Dal Pino, il presidente di Lega eletto dopo l’Epifania, s’è ritrovato tirato di qua e di là da fazioni opposte tranne che per il mandato di recuperare quei 212 milioni di euro (di cui 136 di Sky). La Figc di Gabriele Gravina e il Coni di Giovanni Ma

lagò hanno giocato per non perdere le stimmate di ragionevol­i e istituzion­ali uomini di sport che respingono gli assalti dei famelici patron di Serie A, disposti a incentivar­e la pandemia pur di raccattare quei milioni. In realtà, la coppia era assortita male. Infervorat­o da un senso di vendetta nei confronti del calcio che non è riuscito a domare con il commissari­o Fabbricini, Malagò desiderava imporre la

primazia del Coni sulla Figc e, in estrema istanza, sulla Lega. D’altronde Malagò è il padrone del Coni che, temendo un fallimento, ha rinviato iMondiali di Sci di Cortina dal marzo 2021 al marzo 2022 dopo le Olimpiadi invernali di Pechino. Geniale. Gravina, con spirito politico e ambizioni personali, si è spogliato degli abiti di presidente della Figc per salvare il calcio. Questo calcio. Quello dei diritti tv. Ha lavorato per la Serie A e i suoi grandi elettori in Federcalci­o – tipo Lotito e Preziosi – e ha impedito a B e C di chiudere per non scontrarsi in tribunale con De Laurentiis. S’intende De Laurentiis versione proprietar­io del Bari in C e non del Napoli.

VINCENZO SPADAFORA,

il ministro dello Sport, ha giocato per non perdere la promessa che declamò subito dopo aver giurato sulla Costituzio­ne: sono il ministro dello Sport e non del calcio. Sp ad af ora ha agito con prudenza finché non si è scoperto circondato dalla Lega. Dal Pino ha cercato invano di scavalcarl­o per aprire un canale diretto con Giuseppe

Co n t e , addirittur­a con una lettera firmata e poi cestinata e già in marzo con un parere legale sul contenzios­o per i diritti tv dell'avvocato Gu ido

Alpa , mentore del premier. Questi gli schieramen­ti in campo che hanno generato un duello a tratti davvero appassiona­nte con pressioni e manovre, proposte e persino emendament­i ai vari decreti legge per l’emergenza.

Tanto movimento senza palla che non è servito a niente. Perché alla fine, sia ammesso, la linea l’ha tracciata la Germania che ha autorizzat­o la Bundesliga, poi la Spagna con la Liga e infine la Gran Bretagna con la Premier e il Covid-19 che ha allentato la sua morsa. Per una volta ha deciso l’Europa, ma potranno spergiurar­e che ha vinto Lotito o Gravina. Tre mesi di fantasie e di acrobazie. I presidenti di Serie A si sono inventati consulenti degli uffici legislativ­i dei ministeri, inondando di bozze deputati e senatori. Alcune società hanno spinto una norma per congelare di un anno il divieto di pubblicizz­are le scommesse, simbolo dei 5Stelle al tempo della moralizzaz­ione. Come una sbronza ordinata in pieno proibizion­ismo. Altri hanno fabbricato un testo di legge per il credito d’imposta alle sponsorizz­azioni. Il calcio ha sognato di mettere in cassa integrazio­ne gran parte dei calciatori profession­isti, ma il governo ha garantito un sostegno ai giocatori con retribuzio­ni non superiori a 50.000 euro. Gravina ha corretto la giustizia sportiva ottenendo un comma in un decreto che annulla i ricorsi alle strutture di Figc e Coni e gli conferisce la facoltà, inedita, di riformare la composizio­ne dei campionati a s u a d is c r e z i one. Un bel successo anche per il suo vice, nonché presidente dei Dilettanti e deputato di Forza Italia, Cosimo Sibilia.

SARÀ MEMORABILE

in eterno l’audizione, il 7 maggio scorso, del professor Paolo

Zeppilli, capo della commission­e medica della Federcalci­o, davanti ai colleghi del Comitato tecnico scientific­o al ministero della Salute: litigio da tempi supplement­ari di una coppa del mondo sul protocollo da seguire per tamponi e positivi al virus. Allora Gravina ha smentito Zeppilli. Come smentire se stesso.

La Lega ha fatto causa a Sky per il canone di maggio non saldato, ma la sentenza più delicata l’aspe tta

Maximo Ibarra, l’amministra­tore delegato dell’azienda. In carica da ottobre e assente dalla sede diMilano da febbraio, Ibarra sente la crisi in arrivo per sé e Sky, vuole recuperare col calcio i profitti che mancano e che gli azionisti americani di Comcast pretendono. Se perde male, perché le vittorie non s’intravedon­o, rischia. Nel frattempo l’ex ad Andrea Zap

pia ha riallaccia­to i contatti con le società di Serie A. Chi comanda in Sky è un’altra conseguenz­a del virus. Non s’è capito se per il calcio italiano il gol dell ’anno l’abbia segnato Angela Merkel o Claudio Lotito. Nel dubbio, qualcuno avvisi l’aquila che dovrà volare all’Olimpico.

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FOTO LAPRESSE Claudio Lotito, Aurelio De Laurentiis e Giovanni Malagò Alleati e avversari
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