LE CORRENTI TOGATE SONO ORMAI CENTRI DI POTERE: VANNO SCIOLTE
Dalle conversazioni intercettate tra Luca Palamara ( già potente presidente dell’Anm e membro del Csm) e una miriade di questuanti magistrati emerge, come ha notato il direttore del Fatto , “una magistratura associata che, salvo rare eccezioni, si comporta come le peggiori lobby (per non dire cosche)”. Stiamo parlando di magistrati quasi tutti impegnati, anche ad alto livello, nell’attività associativa, molti dei quali “adoranti” o “emozionati” riconoscono in modo servile (non degno di un magistrato) in “Luca” il “big”, il “grande”, “il riferimento assoluto”, “il dominus”, lo “stratega”, il “capo” che, per difendere i suoi vassalli a caccia di posti direttivi e semidirettivi o di incarichi fuori ruolo, “andrà alla guerra”, “sarà una belva”, promette che chi li avversa “avrà pane per i suoi denti” e “questa volta gli farà male”, ecc. Marco Travaglio propone, per “chiudere al più presto la piaga purulenta”, alcune riforme tra cui quella fondamentale del “sistema misto fra sorteggio ed elezione per la scelta dei membri togati del Csm (proposto da Bonafede, ma poi archiviato su richiesta di Pd e Anm)” .
Le nuove intercettazioni confermano quanto da anni denunziato da questo giornale circa la degenerazione del sistema attribuibile a tutte le tradizionali correnti associative (MI, Unicost, Area) che hanno, da tempo, occupato, presidiato, controllato l’organo di autogoverno condizionandone anche la nomina del vicepresidente. Oggi, quindi, che l’indegno “mercato delle nomine” investe tutte le correnti tradizionali, iniziano le autocritiche, prima fra tutte quella di Giuseppe Cascini – ( ex segretario generale dell’Anm, attuale componente Csm, uno dei leader di Area), anch’egli intercettato con Palamara. Nel Plenum del Csm (in relazione al caso Sirignano, intercettato con Palamara e rimosso di ufficio dalla Dna), Cascini ha dichiarato: “Dobbiamo fare una profonda e radicale autocritica. Questa vicenda è lo specchio di un sistema che coinvolge la magistratura nel suo complesso”. Queste autocritiche sono già un passo in avanti, visto che nel giugno del 2019 vi fu un tentativo di fuga, addossando tutte le colpe alla (indifendibile) coppia Palamara-Ferri (rispettivamente capi indiscussi di Unicost ed MI). Ma Cascini incorre in un errore: il sistema che emerge dalle intercettazioni non coinvolge “la magistratura nel suo complesso” ma, come correttamente precisa il direttore, “la magistratura associata”, perché nella magistratura esistono ancora, e per fortuna, magistrati perbene che svolgono il proprio lavoro ( e solo quello) con correttezza ed autonomia (anche dalle correnti). Sabato, i componenti di Unicost e Area sono usciti dalla giunta esecutiva dell’Anm. Si tratta solo di fumo negli occhi; l’unico segnale serio e credibile era quello di convocare l’assemblea generale mettendo all’ordine del giorno lo scioglimento delle correnti perché è lì che si annida il malcostume (per non dire il malaffare), e solo la loro eliminazione cancellerà effettivamente e definitivamente il sistema torbido e perverso da esse – e per esse dai loro “capi-bastone” – creato.
Tutto ciò non significa vietare ai magistrati il diritto di associarsi, costituzionalmente riconosciuto dall’art. 18 della Carta, perché il loro diritto di associarsi viene assicurato e, di fatto, esercitato con l’iscrizione alla Anm per poter liberamente discutere dei loro problemi nel confronto delle diverse opinioni. È evidente che la formazione, all’interno dell’associazione, di gruppi di soci non ha nulla a che vedere con il già esercitato diritto di associarsi, ma finisce per risolversi nella creazione di impropri e anomali centri di potere o di pressione. Riusciremo alle prossime elezioni del comitato direttivo dell’Anm a non vedere liste con i simboli delle (defunte) correnti?
SPERANZA NON VEDERE PIÙ LE LISTE ALLE ELEZIONI DEL COMITATO DIRETTIVO DELL’ANM