Nissan, perdite oltre i 6 miliardi. E rinnova l’alleanza con Renault
STRATEGIE Per la prima volta in undici anni l’azienda giapponese ha dichiarato il “rosso”. Così chiude lo stabilimento di Barcellona
Un’asciutta conferenza in streaming chiude l’epoca del milione di strette di mano, del pluri manager dai tre passaporti in volo intercontinentale per 100 giorni l’anno. Carlos Ghosn ora è davvero il passato, così come la sua idea di alleanza Renault-Nissan giocata nei salotti buoni e potenti, sulla somma delle vendite di due aziende distanti e diffidenti per dare l’assalto alla vetta dei numeri da primo produttore automobilistico del mondo. SE L’ARRESTO
di Ghosn il 19 novembre 2018 aveva aperto un ciclo, l’attuale nuovo numero uno di Nissan Makoto Uchida lo chiude comunicando risultati finanziari in rosso per la prima volta in 11 anni, ma accompagnandoli da un piano di razionalizzazione che punta a costruire una vera collaborazione industriale con l’alleato Renault, a recuperare profitti, ad assumersi costi sociali diventati inevitabili. “Abbiamo imparato dai nostri errori” precisa Uchida, “Nissan ha un potenziale più alto di quello che si percepisce ora”. Il che vuol dire vedere ben oltre il severo riscontro dell’esercizio 2019-20, con una perdita netta di 6,2 miliardi di dollari, fatturato in calo del 14,6% e vendite diminuite del 10,6. Gli effetti della pandemia da Covid-19 hanno però solo accelerato il collasso del sistema di relazioni tra Nissan e Renault, più dialettiche che operative, nelle quali Ghosn non ha mai puntato all’integrazione di strutture e tecnologie, compiacendo piuttosto il nazionalismo di Parigi e l’isolazionismo di Tokyo. Ora l’egemonia che era del personaggio torna ai fatti e alle conseguenza non piacevoli, come la decisione di chiudere lo stabilimento di Barcellona, mentre quello di Sunderland avrà un ruolo cruciale nei rapporti con Renault. Destinati a diventare finalmente pragmatici, con una divisione territoriale che vede Nissan concentrata sui mercati della Cina, delNord America e del Giappone, riservando ai francesi in Europa, Nord Africa e Sud America una leadership con connotati da decifrare. DEL RESTO
i piani di Uchida sconfessano la forza bruta dei numeri puntando agli utili, con una riduzione della capacità produttiva dai 7,2 milioni di veicoli attuali a 6 entro il 2023, con l’obiettivo di raggiungere una quota ideale di 5,4. Spunta una logica con l’arrivo di 12 nuovi modelli nei prossimi 18 mesi e l’i n n al z amento del tasso di motorizzazioni elettrificate, che arriverà entro il 2023 al 60% in Giappone, al 23 in Cina e al 50 in Europa, dove è stato annunciato l’arrivo sulle vetture di segmento B e C delle soluzioni ibride e- Power, quelle che richiedevano la maggior collaborazione di Renault. Controparte dell’alleanza voluta da un Ghosn finito latitante. E con cui oggi c’è la libertà di trattare da soci.