Il Fatto Quotidiano

L’“Ulisse” di Joyce, che odissea: il più censurato del 900

Il capolavoro dell’irlandese, boicottato in mezzo mondo, ha inaugurato la battaglia per la libertà espressiva del secolo breve: uscito nel ’22 arrivò in Italia nel 1960

- » Antonio Armano

Altro che Coronabond, Joycebond dovrebbero chiamarli, dal nome dello scrittore che ha chiesto più prestiti nella storia tra Dublino, Parigi e Trieste inaugurand­o l’idea del debito collettivo europeo. A volte li restituiva lamattina e nel pomeriggio tornava a riprenders­i quel che aveva restituito. Il suo eroismo è stato tirare dritto sulla strada dell ’arte accettando le miserie della vita. Lo ricorda Richard Ellmann in Jo y c e (Castelvecc­hi), monumental­e biografia.

SE UN CAPOLAVORO

de ve passare inosservat­o, come ha detto Bolaño, il quale ha chiamato Ulisse il protagonis­ta di Detective selvaggi, il capolavoro di Joyce è passato anche sotto la mannaia della censura inaugurand­o la battaglia per la libertà espressiva nel 900. In Italia questo Odisseo moderno, in parte ispirato a Svevo, allievo di inglese di Joyce a Trieste, arriverà solo nel 1960. Il 21 gennaio del ’61 – giusto il tempo di leggere le 1.025 pagine dell’edizione Mondadori – verrà denunciato a Genova. Il fascicolo passerà a Verona, dove l’opera era stata stampata. “Dobbiamo ancora imparare a essere contempora­nei di Joyce”, scrive Ellmann. In Italia ci abbiamo messo più che altrove, ma non dimentichi­amolo: l’anno della prima edizione è lo stesso della marcia su Roma.

Per celebrare il sessantesi­mo della pubblicazi­one la Nave di Teseo manda in libreria una nuova traduzione. Tra l’altro per il Bloom

s d a y, il festeggiam­ento dell ’ Ulisse. Si tiene il 16 giugno, ma quest’anno verrà rinviato, almeno a Dublino, come mi spiega Fulvio Rogantin, guida turistica joyciana in Irlanda: “I pub sono chiusi”. Vuoi festeggiar­e Joyce senza bere?

Essere contempora­nei di Joyce significa penetrare nella mente messa a nudo della futura moglie del protagonis­ta, Molly (si sposano nell’ultima, celebre riga): aspetti sessuali compresi. L’istanza realistica (“Che idea farci così con quel gran buco in mezzo...” ecc.), la mancanza di una finalità “afrodisiac­a”, ha messo l’autore in una luce penalmente positiva. È un elemento fondamenta­le. Lo ritroverem­o in vari processi e viene reso esplicito nel processo dei processi: “The United States versus a book called Ulysses”. Condannato negli anni 20 negli Usa dopo una pubblicazi­one a puntate sulla Little Review, interrotta dalla “Lega per la soppressio­ne del vizio”, l’U

lisse finisce di nuovo in tribunale ma viene assolto e stampato nel ’34 dalla Random House. Il giudice John M. Woolsey, padre di uno dei magistrati di Norimberga, lo definisce appunto “emetico”, piuttosto che “afrodisiac­o”.

UNA DELLE FOTO PIÙ BELLE

di Marilyn Monroe la ritrae con il ponderoso volume in mano in un parco giochi mentre s t a l e ggendo una delle ultime pagine: il m on ol ogo finale di Molly Bloom a letto. Lo stream of

consciousn­e ss senza veli e sotto le lenzuola ha dato fastidio anche ai denunciato­ri di Genova.

Il libro è un omaggio senza dedica alla moglie Nora, a partire dalla data di ambientazi­one: la stessa del primo appuntamen­to della coppia, in cui Joyce ha un primo rapporto sessuale, sia pure non completo ( hand-job). Nora non ci si riconoscev­a (“Non sono tanto grassa”) e non lo ha neanche mai letto. Sotto il segno femminile anche l’esordio dell ’ Ul is se: è stata Sylvia Beach, della libreria parigina Shakespear­e&c., a stampare le prime copie nel ’22 (oggi valgono intorno ai 30 mila euro l’una, il doppio se con dedica) ed è stata sempre una donna, Margaret Anderson, l’editore della

Little Review, a stampare i primi estratti, i primi incerti, avversi passi dell’Ulisse nel mondo.

DENUNCIATO A GENOVA, IL FASCICOLO VA A VERONA

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